Conversione ecologica e pace in Medio Oriente
Martedì 2 ottobre, in occasione della giornata mondiale della nonviolenza, la sala Aldo Moro della Camera dei Deputati ha ospitato l’edizione del Premio Internazionale Alexander Langer 2018.
Profetica e attuale resta, infatti, la visione di Langer, l’anomalo politico altoatesino scomparso nel 1995, incentrata sulla valorizzazione della convivenza inter-etnica e sull’impegno per una conversione ecologica a partire dal ruolo delle iniziative dei cittadini, delle associazioni, del volontariato e dei gruppi ecologici per garantire «un nesso sempre più stretto tra impostazione ed azione locale e globale».
Significativa, perciò, la decisione del comitato scientifico della Fondazione Langer, di premiare i progetti di collaborazione ambientale tra israeliani e palestinesi promossi dall’Istituto per gli Studi Ambientali Arava, uno dei principali centri di ricerca ambientale del Medio Oriente.
Nato nel 1996, l’Istituto Arava ha sede nel Kibbutz Ketura, situato nella regione dell’Arava a Sud dello Stato di Israele, nel deserto del Negev. L’Istituto promuove la ricerca nel campo delle energie rinnovabili, delle coltivazioni desertiche, della gestione delle risorse idriche e dello sviluppo sostenibile.
I corsi sono aperti a studenti arabi, israeliani e provenienti da altri Paesi. L’obiettivo è quello di formare dei professionisti ambientali in grado di trovare soluzioni ai conflitti. Alla base del progetto, la convinzione che la cooperazione ambientale potrà svolgere un ruolo fondamentale nel processo di costruzione della pace.
«Gli argomenti che ho studiato mi hanno offerto una nuova prospettiva, mi hanno fatto ragionare rispetto al modo in cui viviamo le nostre vite e hanno incoraggiato il mio pensiero critico – ha affermato Shira Leon Zchout, ex studentessa presso l’Istituto Arava, laureata in biotecnologie e scienze ambientali ed ora attiva nel campo del peace building ambientale – la natura non conosce confini, la pace è possibile se agiamo dal basso ancora prima della politica».
L’edizione del 2018 si pone in continuità con il premio 2001 conferito all’israeliano Dar Bar On e al palestinese Sami Adwan, entrambi fondatori del Peace Research Institute in the Middle East (PRIME), un’organizzazione non governativa comune israelo-palestinese, che aveva lanciato un progetto educativo di cooperazione: «Apprendere la narrazione storica dell’altro: israeliani e palestinesi».
Tale iniziativa aveva prodotto un libro: La storia dell’altro, in cui sono racchiuse le due diverse narrazioni della storia del ventesimo secolo dei due popoli. Il libro, inizialmente tradotto in italiano, è ora disponibile in sette lingue ed è entrato a far parte della letteratura dell’Unesco.
Sebbene non sia mai stato riconosciuto ed autorizzato dai ministeri dell’Istruzione dei rispettivi Paesi, il testo è stato adottato in molte scuole palestinesi e israeliane.
Una doppia narrazione della storia che è diventata un modello educativo e pedagogico in quanto insegna a superare il racconto univoco e ideologico degli eventi e consente di allargare l’orizzonte culturale promuovendo l’inclusione, la tolleranza e il pluralismo. Come ha ribadito Samir Adwan: «Ascoltare la narrazione dell’altro è uno strumento importante nella risoluzione dei conflitti sociali, politici e religiosi. Non esiste né una storia unica né una fine della storia. È una disciplina in continua riscoperta».
Per capire il percorso aperto da Alex Langer occorre riascoltare alcuni suoi scritti risalenti al 1989, come “Giustizia, pace, salvaguardia del creato. Tesi sull’attualità politica di una conversione ecologica”, in cui Langer afferma profeticamente: «Per conversione ecologica intendo la svolta oggi quantomai necessaria ed urgente che occorre per prevenire il suicidio dell’umanità e per assicurare l’ulteriore abitabilità del nostro pianeta e la convivenza tra i suoi esseri viventi».