Controstoria della filosofia vista da Maritain
«Lo studioso Piero Viotto analizza le correnti di pensiero moderne seguendo il tomista francese e rivalutando l’apporto cristiano.
Nonostante le critiche di clericalismo alle scuole paritarie ma talvolta anche a quelle pubbliche, l’insegnamento della storia della filosofia in molti licei sottovaluta o addirittura ignora quello che nel suo complesso può essere definito il pensiero cristiano.
Nel primo anno, quando si inizia dai presocratici come avviamento al filosofare, ci si ferma sul trittico Socrate-Platone-Aristotele e a malapena si parla di sant’Agostino, il più importante esponente della patristica. Al secondo anno si passa di colpo all’Umanesimo-Rinascimento- Riforma, e gli studenti restano all’oscuro dei grandi dibattiti medievali, ignorando la Scolastica cioè il pensiero di san Tommaso e di san Bonaventura.
Piero Viotto, che nei licei ha insegnato per molti anni, ha ora raccolto in due volumi –Il pensiero moderno secondo Maritain e Il pensiero contemporaneo secondo Maritain, ambedue Città Nuova – una storia della filosofia «diversa», e per vari motivi.
Vi si percorre il susseguirsi e lo scontro delle correnti filosofiche, politiche, letterarie, analizzate dal punto di vista di uno dei grandi filosofi cristiani del Novecento, Jacques Maritain, autore di diversi saggi filosofici tra cui Introduzione alla filosofia (Torino, 1942).
Viotto tiene conto di tutte le opere di Maritain con intenti filosofici. Come ad esempio Tre riformatori: Lutero, Cartesio e Rousseau, tradotto in italiano negli anni Trenta da Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, testo che non rappresenta una condanna ma un recupero della modernità in termini cristiani. Maritain salva il valore della soggettività, della coscienza, a fronte della oggettività della verità e della legge morale, senza cadere nel soggettivismo; rivaluta l’autonomia del cittadino di fronte allo Stato, senza dissolvere la società in un radicalismo individualistico; concilia le cose che sono di Cesare con quelle che sono di Dio, senza opporre lo Stato alla Chiesa, la politica alla religione, con quella distinzione che è la chiave di volta di Umanesimo integrale: altro è «agire in quanto cristiano», sul piano della società ecclesiale, e altro è «agire da cristiano» sul piano della società civile pluralista.
I due volumi di Viotto non si limitano ad analizzare la filosofia, ma spaziano nei campi della scienza e dell’arte, della letteratura e della politica, del diritto e dell’economia. Ricostruiscono il processo di Galileo denunciandone gli errori e gli equivoci; rilevano come la psicoanalisi si sia trasformata in una filosofia; denunciano il machiavellismo moderato di un Richelieu e di un Cavour. Criticano il giusnaturalismo di Grozio che in realtà è un giusrazionalismo; individuano in Pirandello la realizzazione drammaturgica della fenomenologia, quando una protagonista dei suoi drammi afferma: «Io sono colei che mi si crede».
Il nostro autore afferma esplicitamente che questa storia della filosofia è una riflessione per recuperarla da un punto di vista cristiano, non è una storia della filosofia «neutra», non si limita a dar conto del sorgere e dello svilupparsi delle correnti di pensiero, perché intende «valutarle», pur nell’ambito della modernità. Maritain valuta i protagonisti della storia della filosofia soprattutto sulla base di Aristotele e in particolare di san Tommaso, vuole ristabilire un’armonia tra le scienze e la saggezza, come nelle Summae medievali, contro la 'dissoluzione' del sapere operato dall’Enciclopedia, che i mezzi attuali della comunicazione elettronica corrono il rischio di polverizzarsi ulteriormente.
Questa riflessione di Viotto è la rivendicazione di una presenza cristiana nella cultura, anche se può risultare talvolta una 'controstoria' rispetto allo storicismo idealista o marxista e alle altre tendenze contemporanee.
di Roberto Papini, Avvenire, 22 febbraio 2013.