Controstoria della filosofia vista da Maritain

La recensione di Roberto Papini su Avvenire dedicata ai due volumi di Piero Viotto Il pensiero moderno e Il contemporaneo secondo J. Maritain, editi da Città Nuova, sottolinea la novità dello studio di Viotto
storia pensiero moderno maritain copertina

«Lo studioso Piero Viotto analizza le correnti di pensiero moderne seguendo il tomista francese e rivalutando l’apporto cristiano.

Nonostante le critiche di cle­ricalismo alle scuole pari­tarie ma talvolta anche a quelle pubbliche, l’insegnamento della storia della filosofia in molti licei sottovaluta o addirittura igno­ra quello che nel suo complesso può essere definito il pensiero cri­stiano.

Nel primo anno, quando si inizia dai presocratici come avvia­mento al filosofare, ci si ferma sul trittico Socrate-Platone-Aristotele e a malapena si parla di sant’Ago­stino, il più importante esponente della patristica. Al secondo anno si passa di colpo all’Umanesimo-Ri­nascimento- Riforma, e gli studenti restano all’oscuro dei grandi dibat­titi medievali, ignorando la Scola­stica cioè il pensiero di san Tom­maso e di san Bonaventura.

Piero Viotto, che nei licei ha insegnato per molti anni, ha ora raccolto in due volumi –Il pensiero moderno secondo Maritain e Il pensiero con­temporaneo secondo Maritain, am­bedue Città Nuova – una storia della filosofia «diversa», e per vari motivi.

Vi si percorre il susseguirsi e lo scontro delle correnti filosofi­che, politiche, letterarie, analizzate dal punto di vista di uno dei grandi filosofi cristiani del Novecento, Jac­ques Maritain, autore di diversi saggi filosofici tra cui Introduzione alla filosofia (Torino, 1942).

Viotto tiene conto di tutte le opere di Ma­ritain con intenti filosofici. Come ad esempio Tre riformatori: Lutero, Cartesio e Rousseau, tradotto in ita­liano negli anni Trenta da Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, testo che non rappresenta una condanna ma un recupero della modernità in termini cristiani. Ma­ritain salva il valore della soggetti­vità, della coscienza, a fronte della oggettività della verità e della legge morale, senza cadere nel soggetti­vismo; rivaluta l’autonomia del cit­tadino di fronte allo Stato, senza dissolvere la società in un radicali­smo individualistico; concilia le cose che sono di Cesare con quelle che sono di Dio, senza opporre lo Stato alla Chiesa, la politica alla re­ligione, con quella distinzione che è la chiave di volta di Umanesimo integrale: altro è «agire in quanto cristiano», sul piano della società ecclesiale, e altro è «agire da cri­stiano» sul piano della società civi­le pluralista.

I due volumi di Viotto non si limitano ad analizzare la fi­losofia, ma spaziano nei campi della scienza e dell’arte, della lette­ratura e della politica, del diritto e dell’economia. Ricostruiscono il processo di Galileo denunciando­ne gli errori e gli equivoci; rilevano come la psicoanalisi si sia trasfor­mata in una filosofia; denunciano il machiavellismo moderato di un Richelieu e di un Cavour. Criticano il giusnaturalismo di Grozio che in realtà è un giusrazionalismo; indi­viduano in Pirandello la realizza­zione drammaturgica della feno­menologia, quando una protago­nista dei suoi drammi afferma: «Io sono colei che mi si crede».

Il no­stro autore afferma esplicitamente che questa storia della filosofia è u­na riflessione per recuperarla da un punto di vista cristiano, non è una storia della filosofia «neutra», non si limita a dar conto del sorge­re e dello svilupparsi delle correnti di pensiero, perché intende «valu­tarle», pur nell’ambito della mo­dernità. Maritain valuta i protago­nisti della storia della filosofia so­prattutto sulla base di Aristotele e in particolare di san Tommaso, vuole ristabilire un’armonia tra le scienze e la saggezza, come nelle Summae medievali, contro la 'dis­soluzione' del sapere operato dall’Enciclopedia, che i mezzi at­tuali della comunicazione elettro­nica corrono il rischio di polveriz­zarsi ulteriormente.

Questa rifles­sione di Viotto è la rivendicazione di una presenza cristiana nella cul­tura, anche se può risultare talvolta una 'controstoria' rispetto allo storicismo idealista o marxista e alle altre tendenze contempora­nee.

di Roberto Papini, Avvenire, 22 febbraio 2013.

 

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