Contro le povertà, ognuno può essere protagonista

I cittadini, gli imprenditori, i politici: ogni attore sociale può dare il proprio contributo per ridurre le disuguaglianze sociali
un povero in strada

Il laboratorio dedicato a “Povertà e partecipazione” ha riunito nell’auditorium di Loppiano, il pomeriggio di venerdì 30 settembre, personalità impegnate sul piano civile e politico nei confronti di chi versa in situazioni di disagio.

 

A introdurre Giampietro Parolin, dell’Istituto universitario Sophia, che ha iniziato a porre la questione sotto il profilo delle possibilità di incidere di ogni attore della società, sia cittadino, imprenditore o politico, per invertire il trend che vede un maggiore arricchimento di pochi a scapito di un allargamento del numero dei tanti che ne soffrono la sperequazione. Inevitabile un passaggio nei confronti di chi rischia un ingiustificabile impoverimento di relazioni e opportunità in quanto affetto da disabilità, grazie all’intervento di Massimo Toschi, consulente per la Presidenza della Regione Toscana per la disabilità (a titolo gratuito).

 

«Nella classifica delle “città accessibili” Siracusa ha preso un punteggio di 8 su 10, Firenze 5 su 10: ecco, imparare a costruire città accessibili dai disabili, come a costruire le attese della città dai poveri, a cominciare dalla politica, o ad ascoltare prima di tutto chi ha poca voce, sono le prime forme di vero contrasto alla povertà – spiega Toschi –. Come sottolineato da papa Francesco – continua – viviamo un tempo che rischia di disprezzare chi è più in difficoltà, come i disabili, eppure, come vuole la Costituzione, gli ultimi devono ritrovare il riconoscimento pubblico di essere in una grande rete e non ai margini».

 

Un approccio sperimentato dai “Giovani per un mondo unito”, rappresentati a Loppianolab da Clara Anicito, nell’esperienza documentata attraverso un video a Siracusa, dove essi hanno incontrato e ascoltato i poveri, raccogliendo quella sfida di guardare i poveri e toccarli, come dice papa Francesco, inchinandosi e non guardandoli dall’alto. Giovani protagonisti anche nelle parole di Xenia Tovar, dalla Colombia, in rappresentanza dei Giovani del Movimento politico per l’unità in Italia, che ha illustrato il contributo della mediazione portando l’esempio dello storico accordo tra Farc e governo colombiano, dove solo grazie alle vittime che hanno rinunciato a rivendicazioni o vendette si è concluso il percorso di riconciliazione.

 

A proposito di dialogo, per lo più interreligioso, prezioso il contributo di Abdelhafid Kheit, imam di Catania e presidente della comunità islamica della Sicilia: «Abbiamo pianto insieme i morti del mare, abbiamo pregato e aiutato insieme – ha ricordato –. Penso che la Sicilia sia un modello per un’Europa rimasta scioccata davanti a migliaia di persone che scappano dalle guerre: metà musulmani e metà cristiani erano i catanesi presenti in piazza all’inaugurazione della moschea di Catania, un’esperienza che ha dato i suoi risultati all’interno delle nostre famiglie. Prima si parlava di musulmani, oggi si parla “con” i musulmani perché ognuno di noi può essere portatore di valori», ha precisato, trovando conferme da Giusy Brogna, del Movimento dei Focolari: «Lavoriamo insieme per dare speranza e testimonianza, perché c’è un modo diverso di vivere. Abbiamo voluto dare un segno alla città di Catania: musulmani e cristiani insieme».

 

Particolarmente sentite le testimonianze dei sindaci Renato Natale, di Casal di Principe, e Mario Bruno, di Alghero: se il primo ha sottolineato la reazione della comunità campana alla morte nel ’94 dell’amico don Peppe Diana quale molla per una politica che consenta alle persone di rialzare la testa e smettere di essere umiliata e terrorizzata, il secondo ha illustrato alcune encomiabili misure quali le soluzioni abitative personalizzate per rom il cui campo era stato dismesso, la tutela di luoghi di aggregazione giovanile e non solo, la solidarietà all’interno del comune e verso il centro Italia colpito dal terremoto.

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