Contro la mafia
Essere un santo, in un certo immaginario retrò, fa spesso rima con triste, mesto, serioso. Da “collo torto”. Non è il caso di don Pino Puglisi di cui si ricordano battute semplici e divertenti. Nel sito beatopadrepuglisi.it leggiamo: «Quando fu nominato parroco a Godrano (mille metri di altitudine) disse: “Sono il parroco più altolocato della diocesi”. Quando fu nominato parroco a Brancaccio disse: “Sono diventato il parroco del papa” (riferendosi a Michele Greco che si definiva il papa della mafia e abitava nel territorio parrocchiale di San Gaetano prima di soggiornare nelle patrie galere)».
Un episodio noto raccontato spesso da don pino Puglisi risale ai tempi di quando insegnava al Liceo Vittorio Emanuele II di Palermo. Nella baraonda del primo giorno di scuola il sacerdote avanzava verso la cattedra con un grande scatolone sotto il braccio. «Tirerà fuori qualche libricino di preghiere?», pensavamo i ragazzi. In silenzio, invece, il prete alzava il coperchio dello scatolone, faceva vedere, come un prestigiatore, che l’interno era completamente vuoto. Poggiato lo scatolone sul pavimento, padre Puglisi lo guardava un attimo, poi scrutava gli alunni ammutoliti. Infine, con una gran pedata, lo sfasciava: «Avete capito chi sono io?», domandava. «Un rompiscatole», concludeva sorridendo.
Quest’ultimo episodio è narrato da Christian Di Domenico nel monologo “U Parrinu – La mia storia con Padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia”, in occasione dell’apertura ufficiale a Trento della 17° edizione di Religion Today Filmfestival che dedica la prima parte della rassegna al tema “religioni e legalità”. «Oggi sento il bisogno ‒ spiega l’attore e pedagogo Christian Di Domenico ‒ di raccontare la sua storia, intrecciandola con episodi salienti della mia biografia, in cui don Pino è presente anche quando è lontano, perché credo che possa aiutare le nuove generazioni a recepire quei valori di cui ogni sua azione compiuta era portatrice: fede, coraggio e, soprattutto, capacità di perdonare».
L'evento rappresenta la prima tappa del percorso sul ruolo delle religioni nella promozione della legalità e della sicurezza sociale. La necessità di portare avanti la lotta contro la mafia e trasmetterne l’urgenza alle nuove generazioni sarà poi al centro di una tavola rotonda dal titolo “Il Vangelo vuole giustizia” dove interverrà Piergiorgio Morosini, giudice del Tribunale di Palermo impegnato in numerosi processi di mafia.
Il ricco programma (http://www.religionfilm.com/it/program) del festival indaga anche sul tema della rinascita della religiosità nelle grandi aree metropolitane con il documentario “Urban prayers” di Sabrina Dittus, l’intervento di Nicolo Degiorgis, autore del book fotografico “Hidden Islam”, sull’esperienza dei musulmani d’Italia residenti in luoghi privi di vere moschee. La scottante attualità del fenomeno migratorio, sarà raccontata attraverso le proiezioni di “Mupepy munatim” di Pedro Peralta e di “Inshallah” di Riccardo Tappo. La sfida, invece della convivenza e le dinamiche post-conflitto in Bosnia, una ferita ancora aperta, è scandagliata dalla pellicola “Circles – Krugovi” di Srdan Golubović.