Contraccezione e male minore
Una nonna di fronte alle scelte degli adolescenti di oggi.
«Cara (e bella) Città Nuova, sono una nonna e non posso fare a meno di riflettere sui mutamenti che avvengono rapidamente nella nostra società. Noi non eravamo migliori degli adolescenti di oggi, ma ci avevano inculcato il concetto di colpa-peccato che poi si collegava, sul piano pratico, con quello della responsabilità.
«Fu grazie a quel concetto che a vent’anni seppi chiudere la porta ad un pericoloso sentimento riguardo a un uomo sposato. Ora capisco che i giovani bisogna “tenerseli buoni”, se no sono anche capaci di andarsene sbattendo la porta. E questo ci deve addolorare soprattutto per loro, se li amiamo.
«Oggi dobbiamo anche accettare che molti di questi giovani, pronti magari a manifestare contro la pena di morte, non sono informati che abortire significa uccidere un uomo, sia pure piccolo, piccolo, mentre ci emozioniamo per un adulto alto m. 1,85. Vorrei insistere sulla necessità di informare scientificamente una ragazza giovane su cosa è embrione, e quindi avere il coraggio di parlare di omicidio.
«E poi: la contraccezione è un male minore? La Chiesa e il papa permettono? Sì o no? Affettuosamente».
Anna M.
Signora Anna, grazie della sua lettera. Condivido la preoccupazione per certi comportamenti degli adolescenti di oggi; come pure la sospensione sulle contraddizioni che tanti ragazzi manifestano nelle loro scelte, soprattutto di fronte ai valori morali. Anch’io avverto la necessità che venga fatta una formazione corretta sul significato e il valore del rapporto sessuale, sul processo generativo, sulle conseguenze dell’uso di farmaci che possono impedire la gravidanza o addirittura provocare l’aborto. Soprattutto però, mi sembra urgente formare la coscienza morale delle nuove generazioni così che possano formulare, responsabilmente e personalmente, un giudizio sulla liceità delle proprie scelte.
Riguardo alla sua domanda, è chiaro che la Chiesa cattolica non permette l’uso degli anticoncezionali. Lo ha ribadito anche ultimamente il papa nel suo libro Luce del mondo, ove riafferma che l’uso del profilattico, banalizzando l’atto sessuale, è «la pericolosa ragione per cui tante persone nella sessualità non vedono più l’espressione del loro amore, ma soltanto una sorta di droga, che si somministrano da sé».
Nel contempo la Chiesa, quale madre, è anche particolarmente attenta ad illuminare la coscienza di chi si trova in situazioni difficili o di conflitto di doveri. La sua missione infatti è rivelare ad ogni uomo e ogni donna «la sua altissima dignità». Per questo consiglia a ciascuno di ricercare nella propria vita «il bene più grande possibile», secondo quella legge di gradualità che ci permette di partire dal punto in cui esistenzialmente siamo, per crescere tutta la vita nella responsabilità e nell’amore.
Ma allora, di fronte ad una ragazza che rifiuta di seguire la morale cattolica e minaccia di ricorrere anche all’aborto in caso di gravidanza indesiderata, si può considerare la contraccezione come male minore? Sì, questo principio viene confermato anche da Benedetto XVI nel citato libro intervista, nel quale fa riferimento a singoli casi in cui è giustificato l’uso del profilattico: per esempio quando una persona malata lo utilizza per non infettare un’altra, e questo – afferma il papa – «può essere un primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può fare tutto ciò che si vuole».
Più in generale, quindi, la Chiesa non considera i profilattici e i metodi contraccettivi come una «soluzione autentica e morale».
Penso comunque sia opportuno consigliare, a chi si trova in qualche situazione particolare, di affrontarla in un dialogo e confronto personale con un sacerdote o una persona preparata, sia scientificamente che in ambito morale. E questo per il rispetto che si deve alle persone che vivono il dramma in prima persona, ma anche perché non venga trascurato il punto più delicato: illuminare le coscienze affinché ciascuno possa maturare scelte coerenti con la propria fede e conformi alla legge morale.