Continuano gli sbarchi
L’ultimo approdo appena qualche ora fa. Ed è un approdo drammatico. Ventuno persone sono ustionate ed in gravi condizioni.
È Brindisi l’ultima città italiana a vivere una storia di migrazioni. Questa mattina, nella città pugliese, sono sbarcati 402 migranti, tratti in salvo nelle acque del Mediterraneo da una nave battente bandiera britannica, impiegata nell’Operazione Triton. Sono 327 uomini, 69 donne e 6 bambini, tutti provengono dai paesi dell’Africa sub-sahariana. Un centinaio resteranno in Puglia, gli altri sono destinati ad altre regioni italiane. Ventuno sono negli ospedali che si prendono cura di loro: le condizioni, in alcuni casi, sono davvero preoccupanti.
Lo sbarco in Puglia arriva all’indomani del vertice dell’Unione europea, con la presenza dei leader dei vari Paesi, in cui si è discusso proprio dell’emergenza sbarchi. Il premier Gentiloni ha detto con chiarezza che il nostro Paese è sotto pressione e che non riesce a sostenere l’ondata degli sbarchi. Anche perché, alcuni Paesi, come l’Austria, continuano i respingimenti alle frontiere e i migranti restano quindi in Italia. Il premier aveva fatto sapere che l’Italia avrebbe bloccato l’accesso ai porti alle navi delle Ong non italiane.
Nel Mediterraneo operano circa dieci navi di varie Ong. Quasi tutte fanno scalo nel nostro Paese. La risposta dell’Europa non si è fatta attendere. L’Italia riceverà aiuti concreti. Tutti sono d’accordo anche se le posizioni restano diversificate: ieri anche il presidente della Francia Macron ha posto dei distinguo, ribadendo la volontà di accogliere i richiedenti asilo, ma non i cosidetti “migranti economici”. Le posizioni di altri Stati, come l’Ungheria, restano molto rigide. Se questi interventi saranno concreti lo si capirà tra qualche giorno a Tallin, dove è previsto il vertice dei ministri della Giustizia e degli Interni dei Paesi dell’Unione europea. Ci si attende che l’Europa accresca il supporto economico all’Italia che fa da front office per l’approdo di migliaia di persone. Ma l’Europa chiede all’Italia di recedere dai suoi propositi di bloccare i porti. Qualunque passo dovrà essere concordato all’interno dell’Unione europea.
I 12 mila sbarchi degli ultimi giorni hanno fatto alzare il livello di guardia. Gli ultimi approdi si sono verificati in Calabria e Campania. Con i porti siciliani ormai al collasso è toccato ad altre regioni far fronte all’emergenza. Ieri sono arrivati 1065 migranti a Reggio Calabria e 1035 a Schiavonea, nei pressi di Corgliano calabro. Per la Sicilia, oggi è un giorno di tregua. Appena il tempo di rifiatare per le buone condizioni meteo. Un altro sbarco in Campania, a Salerno: al molo Manfredi hanno toccato terra 1216 persone, salvati dalla nave spagnola Rio Segura. Vi sono anche donne in gravidanza e 256 minori. Varie le nazionalità: perché sui porti della Libia si concentrano persone provenienti da più parti. In Campania sono arrivati dal Mali, dal Senegal, dal Congo, dalla Nigeria, dal Ghana, dal Camerun, ma anche dal Pakistan e dal Bangladesh. E vengono smistati su imbarcazioni diverse. Non è raro che persone appartenenti allo stesso nucleo familiare vengano separati. Una volta arrivati in Italia, inizia il difficile percorso per i ricongiungimenti, necessari specie nel caso di minori.
I numeri degli ultimi mesi sono impressionanti: 73.380 il dato aggiornato al 27 giugno. È il 14,42 per cento in più rispetto allo scorso anno. Il porto con il maggior numero di approdi è Augusta con 12.288 arrivi, poi Catania (8.830), Pozzallo (7.161), Reggio Calabria (5.606), Lampedusa (5.048), Palermo (4938), Trapani (4742), Vibo Valentia (4.657), Messina (3.479), Crotone (3.224). I migranti vengono trasferiti in altre regioni. Molti centri di accoglienza sono nel Nord Italia: Lombardia, Veneto, Piemonte, ma anche il Lazio, la Campania, la Toscana, la Puglia accolgono migliaia di migranti. Per molti, inizia la difficile trafila della richiesta di protezione umanitaria. Più del 60 per cento, però (i dati sono recentissimi) vedrà respingere la propria richiesta.
Le notizie sugli approdi si incrociano con le polemiche sempre parte in Italia: le posizioni di chi vorrebbe «aiutarli nei loro Paesi» o «impedire l’approdo delle navi», o di chi invoca una migliore organizzazione per gli approdi. Ma la macchina dei soccorsi, ormai da tempo, è rodata. I migranti arrivano nei porti, spesso vengono accolti negli hotspot e trasferiti in tempi brevi. Restano nei luoghi di approdo al massimo tre giorni, quelli necessari per l’identificazione, le prime cure e poco altro. Le città, quasi sempre, vivono la loro vita senza nessun contatto diretto con loro. Due vite e due realtà parallele, che non si incrociano.