Conte e il nuovo umanesimo

Un invito ad approfondire l’orizzonte ideale proposto dal presidente del consiglio incaricato. Dal discorso pronunciato a Firenze nel marzo 2019 al dibattito di queste ore di scelte decisive per l’Italia  
ANSA / Filippo Attili - Chigi Palace press office

«Molto spesso ho evocato nei miei discorsi pubblici la formula di un “nuovo umanesimo”. Non ho mai pensato che fosse lo slogan di un Governo. Ho sempre pensato che fosse l’orizzonte ideale per un intero Paese». Questa affermazione del giurista Giuseppe Conte, impegnato nella formazione di un nuovo esecutivo dopo l’esaurimento dell’esperimento Lega 5 Stelle, si presta a diverse interpretazioni e suscita interesse oltre che commenti di ogni genere. A scanso di ogni equivoco, lo stesso Conte ha affermato di riconoscere alcuni «principi non negoziabili, che non conoscono distinzione di colore politico»: quelli della nostra Costituzione repubblicana, a cominciare «dal primato della persona umana».

Se poi si vuole entrare nel dettaglio per capire la densità e fondatezza di un pensiero, che va sempre verificato nei fatti, è consigliabile la lettura del lungo intervento che il Presidente del consiglio ha fatto il 31 marzo 2019 alla conclusione del Festival nazionale dell’Economia civile.  La manifestazione si è svolta a Firenze, nel magnifico Salone dei 500 edificato, dentro Palazzo vecchio, dal movimento savonaroliano, nel 1496 dopo la cacciata dei Medici, per rendere effettiva una gestione popolare del potere sulla città. Storia che sappiamo bene come è finita, con il rogo in piazza di Savonarola e dei “frateschi”, il nome del partito contrario ai “palleschi” cioè dei signori medicei.

Ringraziando gli economisti, Zamagni e Becchetti, promotori e registi del Festival, Conte ha esordito con un esplicito riferimento alla lezione di La Pira come padre costituente per arrivare Amartya Sen, Premio Nobel dell’economia che «ci ha ricordato l’importanza delle scelte valoriali nell’adozione di provvedimenti economici e la centralità dei valori nel comportamento umano».

Esplicito poi, nel corso del discorso, il superamento di «quell’aforismo ben riassunto da Milton Friedman secondo cui “l’unico scopo dei manager è il profitto per la società, per i suoi azionisti”» arrivando ad affermare di voler essere  il «garante di un nuovo patto sociale tra i cittadini e per i cittadini per preservare le condizioni per uno sviluppo economico autenticamente umano. Le istituzioni quindi dovranno essere custodi di questo patto coltivando la “fede pubblica” che Antonio Genovesi definiva “la corda che lega e unisce” i membri di quella grande famiglia che è la società civile».

Tali prese di posizioni poco note, ma accessibili sul sito della Presidenza del Consiglio, mal si conciliano con il sostegno pubblico dato a Conte dal presidente statunitense Donald Trump, che ha punti di riferimento radicalmente diversi da quelli evocati a Palazzo Vecchio. Il twitter dell’inquilino della Casa Bianca è stato molto apprezzato da Luigi Di Maio ma criticato da Mario Monti come intromissione indebita di un capo di stato di altra nazione. E l’ex premier Monti, senatore a vita e presidente della Bocconi, non è certo un estremista ma ha ricoperto, ad esempio, anche il ruolo di presidente europeo della Commissione Trilaterale, noto pensatoio neoliberista fondato da Rockefeller e Kissinger.

In questa fase che appare così confusa, è opportuno, perciò, badare al merito delle scelte compiute e da compiere. Lo storico dell’economia Giulio Sapelli, ad esempio, critica duramente il possibile governo Pd-5Stelle perché troppo accondiscendete agli interessi prevalenti della Francia interessati «alla svendita dell’Italia al capitalismo franco tedesco».  Per verificare tale accusa sarà opportuno prendere in esame l’orientamento che l’eventuale nuovo governo prenderà  nei confronti della situazione della Libia, area di grandi interessi geopolitici e luogo di estrema sofferenza dei migranti che cercano di arrivare in Italia via mare. In questo campo, come ha detto Romano Prodi intervistato da Lucia Annunziata alla Festa nazionale dell’Unità, l’Italia non ha toccato palla nonostante i sorrisi di facciata del vertice di Palermo. Nessuna responsabilità ha assunto la Francia per aver scatenato una guerra dove ha trascinato i suoi alleati, con effetti rovinosi per il nostro Paese.

Per questo motivo il fondatore dell’Ulivo ha suggerito di affidare nel nuovo governo l’intera complessa materia delle migrazioni ad un ministero ad hoc, senza ridurlo ad un solo problema di sicurezza di competenza del Viminale. Allo stesso tempo, sempre Prodi, ha ritenuto inaccettabile l’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione, scelta sostenuta tuttavia dai leader del centrosinistra, perché contraria ad una sana politica economica di uno stato.

Due semplici elementi che possono, assieme a molti altri, rendere il riferimento al nuovo umanesimo un discorso molto concreto. Ma che ha bisogno di una reale partecipazione democratica. Il “professore” bolognese ha fatto presente che senza una apertura di congressi tematici, fatti per discutere e far incontrate le persone e non a occupare dei posti, il Pd è destinato a finire. Anche se ora si appresta, forse, a governare di nuovo.

Torniamo, così, alle istanze del Salone dei 500 di Palazzo Vecchio e alla condivisione reale del potere che è alla radice dell’umanesimo che mette al centro le persone e non gli interessi delle elites.

 

 

 

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