Consumismo e famiglia

Una delle cose che uniscono la famiglia è proprio il fatto che il papà e la mamma vedono insieme i beni che la Provvidenza manda per il loro sostentamento. Perché il Signore Iddio non manda solo i figli, ma anche la Provvidenza per mantenerli. Non solo fa crescere i gigli del campo, ma anche li veste e li nutre… È tutto legato. L’economia familiare è quindi una cosa sacra, che riguarda proprio la famiglia. È vorrei dire, legata allo stesso sacramento del matrimonio. Oggi ci sono famiglie povere che vivono in una baracca e famiglie ricche, che magari si comperano un appartamento senza necessità. Se sono cristiane, le famiglie sentiranno di dare un proprio superfluo, commisurato su quanto manca agli altri, perché altre famiglie non siano in condizioni disagiate. Come succedeva fra i primi cristiani. Nel Vangelo, che è il nostro libro sacro, c’è scritto: Date e vi sarà dato. Il consumismo è avere. Il dare invece ci fa veramente religiosi. Noi dobbiamo sempre dare. Racconto un fatterello di quando eravamo giovani. C’era la guerra e quindi c’era anche la fame. Un giorno qualcuno ci ha portato un uovo. Noi eravamo contente, perché avevamo almeno quello. Poco dopo bussa alla porta un povero che chiede… E noi ci siamo tutte messe d’accordo di dargli quell’uovo. Ebbene, pochi minuti dopo un’altra persona ci porta un sacchetto di uova… Date e vi sarà dato. È una legge che ci guarisce dal consumismo, crea la cultura del dare e la comunione dei beni tra le famiglie. È questa una realtà da vivere non in maniera meccanica, ma viva, sofferta, con una rinuncia fatta per amore degli altri. Dei beni che possediamo, sentiamoci semplicemente custodi e amministratori, tenendo quanto occorre per vivere, per eventuali imprevisti, per far crescere i figli e così via, mettendo in comune il superfluo. A proposito dei figli, lasciamo loro come eredità una possibilità di lavoro e quanto necessita per formarsi una famiglia. È importante educare i giovani a questa sobrietà evangelica di vita, e a donare anche loro un piccolo superfluo mensile, frutto di rinunce personali. Se il superfluo è commisurato ai bisogni altrui, nessuno dovrebbe possedere se non ciò che occorre per vivere. Tra i problemi di oggi, c’è la questione femminile. La donna e l’uomo, essenzialmente uguali, sono ambedue persone, chiamate come tali a partecipare alla vita intima di Dio e a vivere in reciproca comunione tra loro, nell’amore, sul modello di Dio che è unità nella trinità, e a rispecchiare nel mondo tale comunione d’amore. La donna pari per dignità all’uomo, è una verità che in pratica, in modi diversi, non è stata in genere riconosciuta. Ma oggi la situazione è notevolmente cambiata e molte cose fanno intravedere nuovi sviluppi. Comunque, uomini e donne, pur avendo talenti diversi, saranno giudicati solo sull’amore. Alla fin fine saremo tutti uguali. Lassù, non ci sarà né uomo, né donna. Vivendo la spiritualità dell’unità, si realizza la parità, per cui non c’è né l’uno sopra né l’altro sotto. E se ciò non fosse vero, vuol dire che non si vive da cristiani, perché vivendo così si diventa quelle persone di cui san Paolo dice: Non c’è né uomo né donna, perché son tutti Cristo. Da lui infatti è nata una realtà nuova, il popolo di Dio.

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