Consigli comunali senza cittadini

«Ho cercato di interessarmi all'amministrazione della mia città partecipando al Consiglio municipale, ma mi è sembrata una fatica del tutto inutile». G. R. - Roma
Aula di un consiglio comunale

Di solito vanno alle riunioni dei Consigli comunali solo i cittadini interessati ad alcuni problemi particolari. Esiste una separazione fisica con gli eletti e lo spazio della platea che rimane vuoto. Il Consiglio comunale aperto, in cui si dà la parola ai cittadini, è indetto solo in casi eccezionali. Ma la percezione comune è che qualcuno, che magari non siede nemmeno tra quei banchi, decida per tutti. Sono poco comprensibili il bilancio comunale e i piani urbanistici.

Come sempre, è necessario non stare da soli per poter influire positivamente anche sui lavori di un Consiglio comunale. Ma bisogna costruire una rete attiva di cittadini. Ci sono realtà universitarie, come ad esempio il dipartimento di urbanistica della Facoltà di Ingegneria a Roma La Sapienza, che non rimangono chiuse in ambito accademico, ma sostengono il lavoro di comitati e laboratori di partecipazione dal basso. Questo per non giungere all’assurdo di avere periferie degradate con palazzi anonimi senza infrastrutture o piani regolatori che non prevedono stranamente l’edilizia popolare.

La prima partecipazione parte dalla conoscenza aperta a tutti per poi saper incidere sulle scelte strategiche di una comunità. Così è interessante il lavoro che compie la Caritas nell’analisi comparata dei bilanci comunali per quanto riguarda la politica sociale. Avere certi strumenti permette di proporre come indirizzare non un settore, ma l’intera impostazione di un’amministrazione.

Buone pratiche da porre a revisione già esistono e sono avviate. Come quella dei Comuni virtuosi (www.comunivirtuosi.org). Così il Consiglio comunale, che deve comunque rendere accessibili i verbali anche su Internet, perderà l’aspetto di luogo esclusivo per addetti ai lavori.

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