Conoscersi o dimenticarsi?
Mi piace capire le cose che mi riguardano, conoscere tutto di me. È giusto o, per essere dono per gli altri, è meglio che mi dimentichi di me e pensi a chi mi sta vicino? . G.C. – Roma ¦ Quando anni fa nel mio ufficio è arrivato il primo computer, ho preso un grosso manuale e ho cominciato a studiarlo. Dovendo però continuare il mio lavoro, ho ben presto fatto i miei primi tentativi armeggiando con tastiera e mouse. Quando mi bloccavo, riprendevo il manuale e così via, in un alternarsi di approfondimenti teorici e di sperimentazione. Se è importante sapere come usare un computer, è certo più importante ancora sapere come vivere e realizzarci come persone. E lo possiamo fare seguendo insieme le due strade che tu stesso indichi e che, solo a prima vista, appaiono in alternativa tra loro. Ciascuno di noi, infatti, è creato non come elemento isolato, ma per essere in relazione con gli altri, in un gioco di donazione reciproca. L’essere dono non è solo un bel modo di comportarsi, ma è la realtà più vera di noi, quella che ci realizza. Per questo, come tu scrivi, è necessario donarsi agli altri. Quando dono qualcosa, non ce l’ho più e quindi, se mi dono, devo lasciarmi, dimenticarmi di me per amare chi mi è vicino.Ma non posso fare un dono, se non ce l’ho. Se voglio donarmi, allora, devo esserci e questo vuol dire anche che devo conoscermi. In particolare devo conoscere, con l’aiuto di esperti e di libri di cui posso fidarmi, chi sono io in tutti i miei aspetti, compresi i miei limiti. Altrimenti tante volte saranno loro a fermarmi, a non permettermi di donarmi. Ed ecco che le due strade – conoscersi o donarsi – si unificano, perché conoscere il mio essere persona e le realtà della vita è la base per poter essere vero dono per gli altri. Non solo. Il donarmi e tessere relazioni profonde con chi ho vicino, mi aiuterà a scoprire il mio vero io, quello che l’occhio degli altri mi ridona.