Congresso Anci. I comuni e l’uscita dalla crisi
Onesta, equità e giustizia sociale. Tre vie maestre che l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, indica per far uscire il Paese dalla crisi e ripartire. Lo ha fatto dal palco del Congresso nazionale dell'Anci, l'associazione dei Comuni italiani, che ha portato a Torino, per tre giorni, sino a venerdì 30 ottobre, settemila sindaci e consiglieri comunali italiani. Un momento annuale di confronto, che cade nella fase più complessa di riorganizzazione degli enti locali, tra modifica della Costituzione e dei poteri divisi tra Stato e Regioni, costruzione di un "Senato delle autonomie locali", Province da rifare (ma non cancellate del tutto), nascita di dieci Città metropolitane, costruzione delle Unioni di Comuni per i piccoli centri. Eppure, in mezzo a questo caos che rischia di allentare ulteriormente il patto tra cittadini e istituzioni, i dati di un'indagine Swg mostrano che il sindaco è ancora la figura nel quale le persone hanno più fiducia. "Riconosciuto e sempre in prima fila per rispondere con la sua Amministrazione ai bisogni dei cittadini" ha detto il primo cittadino di Torino e presidente Anci Piero Fassino.
Ma cosa chiedono gli italiani alle istituzioni? L'indagine Swg presentata al Lingotto, tra quei muri della fabbrica che ha ospitato la gloriosa storia della Fiat intrecciata a quella del Paese e della politica, dimostra che "quando si fa questa domanda ai cittadini italiani, le risposte sono molto chiare e precise – ha detto l'Arcivescovo di Torino – il 51% richiama l'onestà, il 33% la giustizia sociale, il 27% l'equità. Si tratta di valori etici radicati nel cuore delle gente, valori umani, religiosi e civili insieme che contrastano quel diffuso costume di corruzione che sembra un atteggiamento e comportamento normale e scontato nei rapporti economici, commerciali e politici di tanti, e che incoraggia di fatto le collusioni mafiose, tangenti e truffe".
Secondo i dati Swg, il Comune è l’ente sentito più vicino dal 56% dei cittadini, ritenuto più virtuoso dal 35% (il 44% nei piccoli centri), e il sindaco resta l’istituzione di cui si fida di più la metà degli italiani (41%). Gli italiani si dicono convinti che la politica dei tagli degli ultimi anni ha penalizzato eccessivamente i Comuni (61%), e tra questi il 70% vive al Nordest e il 44% nei piccoli Comuni. Inoltre, credono che la migliore ricetta per uscire dalla crisi sia investire tanto sulle imprese (82%) che sui Comuni (64%). La fotografia scattata da Swg evidenzia la centralità dei primi cittadini per la gestione delle comunità territoriali: per il 65% degli intervistati sono i protagonisti dello sviluppo locale, e per il 68% di quello sociale. Secondo l’indagine, gli italiani sono certi che i sindaci svolgono un ruolo chiave per molti ambiti dell’amministrazione locale: dalla tutela ambientale (60%), alla qualità della vita (58%), alla sicurezza (56%), all’accrescimento culturale (55%), fino alla lotta alla povertà ed al sostegni ai giovani (54%).
Tutti i delegati riuniti a Torino sanno bene che la fase di rilancio del Paese passa da una nuova attenzione per gli Enti locali. «Abbiamo pagato più di qualsiasi altro livello istituzionaleۑ, ha detto Fassino nella relazione di apertura del Congresso. Dieci ministri presenti, oltre al Presidente della Repubblica e al premier Renzi. «Abbiamo subito dieci miliardi di tagli negli ultimi cinque anni – ha proseguito il sindaco di Torino – e solo grazie alla capacità e alla tenacia degli amministratori non sono andati in crisi i sistemi di welfare, la rete dei trasporti e tutti gli altri servizi che i Comuni sono chiamati a organizzare».
Anci ha messo al centro del suo 32° Congresso le istanze verso il Governo per migliorare la legge di stabilità, i temi economici e giuridici, i fronti più caldi relativi ai tagli e all'organizzazione dei servizi. Ma nei tre giorni c'è un tema che più di altri sta contagiando il dibattito. È quello relativo, all'immigrazione, all'accoglienza, al ruolo della comunità e all'integrazione sociale. Fassino è stato chiaro: «Per costruire una società multietnica e governare i flussi migratori non basta lo spirito di fratellanza ma serve una politica che sappia conciliare al meglio le aspettative di chi fugge alla ricerca di un futuro migliore, e di chi è portato alla diffidenza verso abitudini e situazioni che spesso non conosce». Sfide che Nosiglia ha raccolto nel suo intervento al congresso Anci, ribadendo la necessità di un patto. «Molti comuni – ha sottolineato l'arcivescovo – hanno attivato una rete con le rispettive parrocchie e sinergie appropriate per dare una risposta a questa emergenza come a tutte le altre del territorio. Credo che se queste due realtà di base popolare e capillare sul territorio, quali sono appunto il comune e la parrocchia, insieme alle tante associazioni e al terzo settore che caratterizza molti se non tutti i comuni del nostro Paese, uniscono programmi, personale e risorse facendo squadra, si potrà certamente far fronte agevolmente e senza troppo sforzo a questi impegni diffondendo così' anche una cultura alternativa di solidarietà, fondamentale per dare slancio e vigore alla ripresa etica ed economica del Paese».