Conflitto in Ucraina, conseguenze per l’Africa?

Mentre i missili russi colpiscono l'Ucraina, le analisi e le osservazioni abbondano in tutte le direzioni: sul voto africano all'Onu e sui timori fra gli economisti africani: vaste zone dell'Africa si stanno preparando a sopportare potenzialmente a lungo il peso del conflitto tra due tra i più importanti partner commerciali del continente africano
Africa, presidente ivoriano Laurent Gbagbo (AP Photo/Leo Correa)

«L’ultima volta che abbiamo avuto un aumento dei prezzi del petrolio legato ad una guerra è stato nel 1991, durante la guerra del Golfo», ha detto Abdul-Ganiyu Garba, professore del Dipartimento di Economia alla Nigeria Ahmadu Bello University. «Se c’è un aumento dei prezzi del greggio, significa che l’inflazione crescerà a livello globale, anche il costo della maggior parte delle nostre importazioni aumenterà, il che si trasferirà alla crisi interna», ha aggiunto l’economista nigeriano.

Le più grandi economie africane come la Nigeria, l’Egitto, il Sudafrica, l’Algeria e il Kenya sono grandi importatori di prodotti agricoli russi, e l’aumento dei prezzi rischia di produrre ulteriori rialzi nel costo degli alimenti, se il commercio viene interrotto.

Wandile Sihlobo, il capo economista della Agricultural Business Chamber del Sudafrica, ha detto alla Cnn che le sanzioni mirate alla Russia potrebbero complicare le esportazioni in Africa. Il commercio tra i paesi africani e la Russia è cresciuto negli ultimi anni, con le esportazioni russe verso il continente africano valutate oggi a 14 miliardi di dollari l’anno, e le importazioni russe dall’Africa che si aggirano su circa 5 miliardi di dollari l’anno.

Gli storici legami che risalgono ai tempi dell’Urss, quando l’Africa era una delle aree di influenza contese tra i due blocchi, sono stati “rivisitati” in questi giorni, dopo il voto della scorsa settimana alle Nazioni Unite della risoluzione non vincolante che chiede il ritiro dell’esercito russo dall’Ucraina. Dei 35 Paesi astenuti, 17 sono africani, tra cui Marocco e Algeria, ma anche Camerun, Guinea e Burkina Faso. Come ha sottolineato il quotidiano francese Le Figaro: “l’Africa rimane cauta”. Ma la cautela non significa indifferenza. Preoccupazione umanitaria, prima di tutto, dopo che l’Unione africana ha denunciato i maltrattamenti di cittadini africani in questo teatro di guerra.

Per il giornale nigerino Mourya, l’Africa è preoccupata, ma è una preoccupazione che invita a riflettere. In Mali, intendendo trarre “lezioni per l’Africa” dalla guerra in Ucraina, il giornale Malikilé esorta l’Africa a non allinearsi, a mantenere “la sua neutralità”, ciò che la rende “un potenziale facilitatore”.

Al di là delle analisi diplomatiche, politiche, economiche, alcuni politici e diplomatici africani che hanno vissuto in prima persona situazioni di conflitto, hanno espresso opinioni basate sulla loro esperienza personale; opinioni che mostrano la loro consapevolezza delle conseguenze dure, profonde e durature dei conflitti armati.

Louise Mushikiwabo, segretario generale dell’Organisation Internationale de la Francophonie (Oif),  facendo appello alla solidarietà, ha dato la sua spiegazione a Jeune Afrique: «Venendo da un paese (il Ruanda) che è stato tristemente famoso per il maggior numero di rifugiati al mondo dagli anni 60, un paese che, abbandonato dalla comunità internazionale, ha vissuto l’ultimo genocidio del XX secolo con tutte le sue drammatiche conseguenze, sia umanitarie che economiche, non posso che essere sensibile alla situazione di milioni di ucraini che si trovano improvvisamente in una situazione di insicurezza… Vorrei esprimere la mia solidarietà al popolo ucraino che è stato costretto all’esilio, così come a tutti i cittadini stranieri che sono intrappolati in un conflitto che è al di là di loro».

Laurent Gbagbo, l’ex presidente della Costa d’Avorio che ha subito 10 anni di prigionia alla Corte Penale Internazionale per violenze post-elettorali, e assolto l’anno scorso dalle accuse a suo carico, incoraggia i militanti del suo partito politico a “riflettere”, riferisce il quotidiano Le Temps. Profondamente preoccupato per la gravità della situazione innescata dal conflitto in Ucraina, Gbagbo ha sottolineato che «anche se la guerra si ferma, il veleno della sfiducia è tale che le relazioni internazionali tra queste potenze saranno totalmente diverse. Le soluzioni all’Onu saranno più difficili. Queste potenze sono 5 che hanno diritto di veto, 3 da una parte e 2 dall’altra», ha avvertito, aggiungendo: “La guerra, è quando si pensa che sia lontana, che è vicina…”.

 

 

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