Il conflitto Israele-Palestina e la pace

Segui la diretta lunedì 7 giugno alle ore 14 dedicata al conflitto Israele-Palestina e alle possibili vie di pace. Con Sergio Bassoli del Dipartimento politiche globali della Cgil, Izzedin Elvir, Imam di Firenze, Gabriele Pecchioli, presidente Opera per la Gioventù «Giorgio La Pira», Bruno Cantamessa, corrispondente dal Libano per Città Nuova. Seguiteci su Facebook o su Youtube.  

La storia del conflitto tra Israele e Palestina  è lunga e complessa. Ha origine a fine Ottocento, si dipana per tutto il Novecento e nel Duemila non ha trovato ancora soluzioni.

Dal 10 maggio Israele e i Territori palestinesi hanno vissuto una terribile esplosione di violenza. Tutto è cominciato con lo sgombero forzato di alcune case abitate da palestinesi a Gerusalemme Est, che hanno portato a violente rivolte sul Monte del tempio. La situazione è degenerata in una nuova guerra a Gaza.

I conflitti tra Israele e Hamas sono diventati una specie di sanguinosa routine nel corso degli anni. Ci sono stati lanci di razzi e bombardamenti nel 2008, nel 2012 e nel 2014. Hanno perso la vita migliaia di palestinesi, e anche soldati e civili israeliani. Ma questa volta gli attacchi da Gaza sono stati più intensi del passato. Così come i bombardamenti di Israele. Centinaia i morti, molti i bambini.

Qual è la necessità e l’urgenza del riconoscimento dello Stato di Palestina per ristabilire confini certi, la piena sovranità dei due Stati e porre fine all’occupazione ed alle sofferenze dei due popoli?

Dopo l’occupazione dei coloni ebrei, sistematica, si parla di 700 mila persone, è ancora possibile distinguere due popoli e due Stati, è ancora possibile con un 40% di territorio già occupato?

Gli effetti collaterali della quarta guerra di Gaza sono i civili. Una strada, Via Wehda, è stata bombardata per distruggere i tunnel sotterranei, sono crollati tre edifici, sono morti molti civili, tra cui la famiglia Al Kolak estranea ad affiliazioni politiche. «Conoscevo tutte queste persone, erano civili», – racconta al quotidiano francese Le monde – Hazem Tamimi un commerciante di 42 anni che abita su una strada perpendicolare a via Wehda.  «Prima se si restava alla larga dalla politica, si aveva una possibilità di uscirne. Oggi abbiamo la sensazione che tutti siano bersagli». La guerra è stata un messaggio chiaro del governo israeliano, rivolto ad Hamas o anche questioni di politica interna?

Rami Khouri, scrive sul The New Arab, nel Regno Unito che «alcuni nuovi fattori segnalano che questo potrebbe essere l’inizio di una svolta storica nel conflitto tra arabismo e sionismo che ha attraversato tre secoli, dalla nascita del movimento sionista nel 1897 per creare uno stato ebraico in Palestina». Quattro elementi potrebbero cambiare il corso degli eventi negli anni a venire. I palestinesi uniti resistono all’aggressione sionista, la identificano come un sistema di apartheid coloniale, i palestinesi sono comparsi sui mezzi di informazione globali e sui social network a raccontare la loro storia, non più filtrati dagli intermediari che hanno permesso alla narrazione israeliana di dominare la sfera pubblica e godono di un sostegno internazionale crescente. È una prospettiva condivisibile?

Ne parleremo lunedì 7 giugno alle 14 con illustri ospiti.

Sergio Bassoli del Dipartimento politiche globali della Cgil, si occupa delle politiche della pace e dei diritti umani, delle relazioni con i movimenti (Rete Italiana Pace e Disarmo, Forum Sociali), delle relazioni con l’America ed il Medio Oriente, rappresenta la CGIL nel board di Solidar . Promotore di “Pace giusta tra Palestina ed Israele”.

Izzedin Elvir

Imam di Firenze, già presidente Ucoii, ora membro del consiglio nazionale, presidente della scuola fiorentina di dialogo interreligioso.

Gabriele Pecchioli

presidente Opera per la Gioventù «Giorgio La Pira».

Bruno Cantamessa

Giornalista e scrittore. Corrispondente dal Libano per Città Nuova.

Moderano

Candela Copparoni, redattrice Città Nuova

Aurelio Molè, caporedattore Città Nuova

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