Prima condanna per un obiettore di coscienza
Un tema relativamente meno conosciuto nella guerra in Ucraina, ma centrale nell’ottica della resistenza non armata, è quella dell’obiezione di coscienza: questione nella quale sono ugualmente coinvolte entrambe le parti, dato che i movimenti di obiettori di coscienza – che pagano in prima persona sotto il profilo penale le conseguenze della loro scelta, essendo illegale sia in Russia che in Ucraina rifiutare la chiamata alle armi – e gli appelli ad aderirvi ci sono su tutti e due i fronti. Se il fatto che Mosca usi il pugno duro è più noto, nemmeno Kyiv va per il sottile (ne avevamo già parlato in questo articolo): per la prima volta dall’invasione russa nel febbraio 2022, l’Ucraina ha infatti incarcerato un obiettore. La Corte d’appello di Ivano-Frankivsk ha infatti respinto il ricorso di Vitaly Alekseienko, fedele evangelico, condannandolo ad un anno di reclusione. «Ho detto alla corte che sono d’accordo sul fatto che ho infranto la legge dell’Ucraina – ha dichiarato Alekseienko – ma non sono colpevole secondo la legge di Dio».
Le reti internazionali antimilitariste e nonviolente hanno immediatamente fatto circolare una lettera appello che chiede di revocare la condanna: l’Ufficio europeo per l’obiezione di coscienza (EBCO-BEOC), War Resisters’ International (WRI), International Fellowship of Reconciliation (IFOR) condannano la sentenza come «palese violazione del diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione, garantito dall’articolo 18 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, inderogabile in tempo di emergenza pubblica, secondo l’articolo 4.2». Ricordano altresì che «l’Ucraina è membro del Consiglio d’Europa e deve continuare a rispettare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Poiché ora l’Ucraina è candidata ad entrare nell’Unione Europea, dovrà rispettare i diritti umani definiti nel Trattato dell’Ue e la giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Ue, che includono il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare». Le organizzazioni ribadiscono poi la loro ferma condanna della Russia per l’invasione dell’Ucraina, e chiedono anche ai soldati russi di non partecipare alle ostilità e a tutte le reclute di rifiutare il servizio militare.
In Italia il Movimento Nonviolento in particolare, nella cornice della campagna Obiezione alla guerra, sta seguendo molto da vicino il caso. L’avvocato Nicola Canestrini, su mandato del Movimento, si era recato al tribunale di Ivano-Frankivsk nel dicembre scorso come osservatore per il rispetto dei diritti umani, per interloquire con l’imputato e i rappresentanti della Corte, con il supporto dell’Ordine degli Avvocati ucraini.
Per quanto il caso di Alekseienko sia, come detto sopra, il primo in cui si è giunti ad una condanna, sono più di 5000 i giovani ucraini che hanno chiesto di svolgere un servizio civile alternativo a quello militare: lecito dunque chiedersi quanto la decisione di questa Corte influirà sul loro destino.