Concluso l’Europeo delle “favole”
Abbracci, lacrime di sconforto e di gioia, imprevisti, colpi di genio, scelte strategiche, esclusioni e scatti d’ira: tutto in un imponente crogiuolo di razze, culture, colori, che il continente europeo riserva ancora, nonostante tante divisioni.
La caduta dei giganti
La campionessa in carica, la Spagna, capace di aggiudicarsi Euro 2008 ed Euro 2012, infilando anche un Mondiale 2010 in mezzo, frana contro la nostra Italia agli ottavi: troppi talenti di lusso emergenti fuori dal giro ma, più probabilmente, motivazione e tenuta fisica in calo. Fuori già agli ottavi la Croazia, sempre impressionante sul piano fisico e tecnico: incapace di superare il portiere del Portogallo (e sfortunatamente il suo palo) in 120 minuti, subisce un gol-partita che sa di beffa alla fine dei supplementari. Fuori ai quarti il quotatissimo Belgio della “golden generation”, primo nel ranking FIFA, annichilito dalla favola gallese ma, più probabilmente, dal proprio narcisismo e da troppi individualismi.
Galles & Geyser sound
Ma nulla va sottratto ai meriti del Galles, trascinato dalla travolgente prorompenza del suo “tornado blanco” Gareth Bale: tornata ad una competizione per nazionali che mancava dal lontano 1958, con lo stesso modulo dell’Italia e tanta voglia di stupire l’Europa in tempi di Brexit, questa piccola favola britannica riscrive la storia, eliminata solo in semifinale dai campioni d’Europa del Portogallo dopo avere battuto il Belgio ai quarti di finale. Ma ancora di più passerà alla storia la favola della piccola grande Islanda: di questa lontana isola dei mari del Nord di 325 mila abitanti abbiamo imparato a conoscere non solo questo suggestivo e identitario Geyser sound con il quale, per qualche attimo, tutto il mondo si è sentito islandese, ma soprattutto la forza di volontà, lo spirito di squadra e l’attaccamento alla propria terra di un gruppo al suo storico esordio, capace di uscire solo ai quarti di finale contro i padroni di casa francesi.
Grazie, fratelli d’Italia
Lo abbiamo detto e scritto per la Nazionale italiana, uscita solo dopo 120 minuti e 18 rigori, roba da guinness dei primati, ai quarti di finale contro i campioni del mondo in carica della Germania, favoriti per la vittoria finale. Pochissimi, eppure rivendichiamo con orgoglio di essere stati tra quelli, confidavano che la nostra spedizione potesse arrivare in fondo: tecnicamente una delle rappresentative più modeste della storia azzurra, la compagine orchestrata magnificamente dalla grinta e dalla strategia del grande timoniere Antonio Conte ha annichilito gli attesissimi belgi all’esordio con un meritato 2-0, imponendosi con lo stesso meritato risultato contro i campioni in carica della rassegna della Spagna.
Propensione al sacrificio, quell’attaccamento alla maglia in onore del Paese e la compattezza di un gruppo senza prime donne guidato da veterani d’indiscusso carisma silenzioso hanno riavvicinato l’Italia alla sua nazionale di calcio. L’Italia dei soldatini encomiabili e inattesi, i vari De Sciglio, Florenzi, Parolo, Giaccherini, Eder, sorretti dal “ministero juventino” difensivo composto dal coriaceo trio Barzagli-Bonucci-Chiellini a protezione di un ancora monumentale capitan Buffon, sono usciti ai rigori con la Germania, ma con un popolo sportivo orgoglioso di loro, a testa alta e con la speranza di non partire già battuti nei confronti di nessuno ai prossimi mondiali russi del 2018.
L’epilogo
Così, l‘Europeo delle favole non poteva che congedarsi incoronando un’inaspettata regina: il Portogallo della “stella tra le stelle” Cristiano Ronaldo, pur privato in finale proprio del suo glorioso capitano infortunato, conquista Euro 2016 avendo pareggiato sei partite su sette nei novanta minuti regolamentari. Incredibile? No: questo è il calcio, che non accetta padroni o pronostici facili: laddove il favore del talento non arriva, può arrivare la compattezza dello spogliatoio e l’ordine tattico. Laddove un incidente toglie la gioia, un’altra speranza può restituirla, inaspettata, ancora più grande. Così, la Francia strappò ai nostri azzurri l’Europeo del 2000 agguantando il pari in pieno recupero, per poi vincere con il “golden gol” di Trezeguet ai supplementari, alzando una coppa che oggi invece sfugge proprio nel cuore del paese, da favorita, contro una selezione portoghese ben lontana dai favori dei pronostici alla vigilia. Laddove le lacrime portoghesi erano state piante in casa, nel 2004, contro la sorprendente Grecia di Otto Reaghel, oggi abbondano abbracci e sorrisi, grazie al gol di uno “sconosciuto” ragazzone nato in Guinea Bissau al minuto 109, proprio in quel ruolo che avrebbe dovuto essere di Cristiano Ronaldo. Corsi e ricorsi dello sport più bello del mondo, che speriamo di avervi saputo trasmettere al meglio attraverso la collaborazione con il portale www.europei-di-calcio-2016.com