Con tutte le spese che abbiamo. . .

“Abbiamo invitato alcuni amici a sostenere un’iniziativa di solidarietà a cui sporadicamente avevano già partecipato altre volte. Ci hanno risposto: “Con tutte le spese che abbiamo, gli impegni di lavoro, le esigenze di nostro figlio di otto anni, cosa abbiamo ancora da dare?”. “Sarà che per noi è un’esperienza importante come famiglia, non un problema di tempo e soldi, ma ci siamo chiesti se non siamo piuttosto noi gli originali”. Bice e Ivano – Reggio Emilia Trasmissioni televisive e carta patinata ci ripetono ossessivamente che siamo noi stessi se non rinunciamo a “realizzarci”. Traduzione: non trascurare di consumare senza sosta non solo prodotti industriali (così l’economia nazionale gira), ma anche esperienze personali e affettive. Ci fanno sentire perennemente poveri e bisognosi, inadeguati a questo standard di prestazioni, sapientemente confezionato negli studi pubblicitari, di cui ci lanciamo all’affannoso inseguimento. Quello che invece sorprende è la capacità creativa, la libertà di scelta, la chiarezza di obiettivi di quelle famiglie “originali”, e non sono poche, che, confrontandosi con la propria coscienza e i propri vari componenti, con altre coppie e famiglie, si orientano ad uno stile di vita controcorrente. Ad esempio, ci sono stati in Italia gruppi di famiglie amiche che, avendo saputo delle difficoltà economiche delle famiglie argentine, si sono inventati mercatini e iniziative varie, che si sono protratte per mesi, coinvolgendo un alone di conoscenti, ed hanno raccolto una certa somma, puntualmente giunta a destinazione. Come tante famiglie che hanno adottato da tempo la consuetudine di stendere un bilancio familiare che preveda come voce fissa la solidarietà. E cosa dire di tutti quelli che non solo sottoscrivono personalmente un progetto di “sostegno a distanza” per i bambini poveri del mondo, ma si danno da fare per promuoverlo presso amici, gruppi sportivi, intere ditte ” È vero: non è questione di soldi o di tempo. A volte, l’opportunità di amicizia e di scambio tra persone di razze, culture ed esperienze diverse, ci immerge nel clima positivo e stimolante della fraternità universale e aiuta a scegliere gli orizzonti adatti al nostro cuore di uomini e donne: i venti-cinquanta pollici della tv o la famiglia umana? Ci sembra molto bella in proposito una lettera che ci hanno scritto due coniugi nostri amici, di ritorno dal IV Meeting mondiale delle famiglie svoltosi a Manila nel gennaio scorso: “Appena usciti dall’aeroporto di Manila, abbiamo sentito l’impatto con la miseria di gran parte della popolazione: ci sono oltre 850 mila bambini per strada, abbandonati e senza famiglia, che vivono di espedienti. Da quei giorni, le nostre preoccupazioni per l’automobile, il telefonino nuovo, le vacanze, la paura di non far carriera, l’albergo di categoria le sentiamo fuori della realtà. Dobbiamo rivedere la nostra vita, per rimettere le cose importanti al loro giusto posto”.

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