Con rispetto e franchezza
Povertà, mercati globali, ecologia, dialogo, e processo di pace in Medio Oriente, i temi delle 30 tavole rotonde. Mai usare le differenze religiose per redditizie campagne elettorali è il monito dei relatori.
Forse ciascuna delle 3 mila persone che si sono iscritte al Meeting di Barcellona può oggi raccontare un incontro diverso a seconda delle tavole rotonde che ha seguito. Trenta in tutto, per un totale di un centinaio, forse più, di relatori. La macchina organizzativa è impressionante. Ad ogni incontro sono garantite traduzioni in ogni lingua, anche dal russo, dall’arabo, dal giapponese. Ad accoglierti ovunque ci sono i volontari della Comunità di Sant’Egidio. In 2.000 sono arrivati qui a Barcellona per garantire che tutto funzioni al meglio.
Gli incontri si svolgono in vari punti della città, tutti bellissimi, tutti prestigiosi. Il museo di Picasso, la Real Academia de Bones Lietres, il Palau de la Generalitat. I temi spaziano dai “poveri come tesoro per la Chiesa” alle “aspirazioni di pace di palestinesi e israeliani”. Dall’etica della globalizzazione, alla pace come “cantiere aperto delle religioni”. E ancora ecologia, media, mercato globale, Europa, Gerusalemme e Mediterraneo.
Tutti oggi hanno avuto la possibilità di parlare. Alla tavola rotonda sulle “Scritture e i credenti”, ci sono ebrei, cristiani, musulmani: sono biblisti e mistici che hanno dato vita ad uno scambio profondissimo di esperienze spirituali vissute in rapporto con la parola di Dio. C’è chi parla del “silenzio umile di fronte ad un mistero d’amore insondabile”, chi di un testo che “è ponte tra terra e cielo”, chi della necessità di ritrovarsi attorno alla Scrittura per scoprirsi fratelli e sorelle, tutti membri dell’unica famiglia di Dio.
Si parla con pacatezza, con rispetto. Toni così diversi che stridono con il clima di mediocrità, e spesso purtroppo di offesa, a cui i media in Italia ci stanno abituando. Chiediamo al Rabbino Capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, se ha avuto la stessa impressione. «In questi giorni – risponde – abbiamo avuto segnali abbastanza allarmanti di rozzezza e volgarità nella scena pubblica. E questo dovrebbe servire a richiamare tutti quanti a volare più alto». Poi aggiunge: «Non c’è pace né giustizia senza verità. Sono i tre pilastri di un sistema virtuoso su cui bisogna costruire. Bisogna parlarsi con franchezza. Ma non mancare mai di rispetto alla persona, ai valori, alla storia come purtroppo sta succedendo. E’ evidente che bisogna crescere in questo senso. Siamo in un ambito religioso, per cui possiamo dire che ciascuno per noi deve essere un’immagine divina e quindi come tale va rispettata a priori. Sul rispetto si cresce». Preoccupato? «Diciamo – risponde Di Segni – che in questi giorni non sono molto ottimista».
Anche alla Comunità di Sant’Egidio, sbarca quest’anno uno stile di dialogo che sa aprirsi all’altro con franchezza. Ad invocarla, oltre al Rabbino Di Segni, è un altro personaggio dell’ecumenismo europeo, il metropolita Hilarion, presidente del dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. «Il dialogo – dice – ha bisogno del coraggio di non essere politicamente corretti, di dirsi cioè con franchezza anche ciò che non si condivide e di dirlo, anche se talvolta con dolore e con angoscia».
I toni però qui non si riscaldano mai. Lo aveva detto Andrea Riccardi in apertura di questo Meeting. Le religioni non sono tutte uguali ma in ognuna si trova «quel messaggio pacifico che fa spazio alla dignità di chi è differente». «Alle religioni – aveva proseguito Riccardi – il compito, anzi la missione di non drammatizzare mai le differenze perché può essere un gioco pericoloso per il clima dei nostri paesi, anche se elettoralmente può sembrare redditizio».