Con la violenza dell’amore
In occasione della scomparsa di Rodolfo Doni, ripubblichiamo l'intervista in cui l'autore de "La doppia vita" si confronta con le grandi domande della storia e della fede.
«Con te, nella resurrezione… con te, che sei già oltre, tento di capire com’è divenuta ora la tua vita; com’è la vita di tutti voi morti; e qual è la segreta essenza di Lui che non ha disdegnato di farsi uomo tra le cose materiali, dunque nobilitandole».
Un colloquio non interrotto dalla morte, anzi via via col tempo diventato più intenso e struggente, è quello che Rodolfo Doni intesse con Lorenzo, il figlio amatissimo perito tragicamente nel 1990 in un incidente d’auto.
Per l’autore de La doppia vita e di altri romanzi impegnati sul fronte civile e della problematica religiosa, lo strazio dovuto a quella perdita è un varco oltre il quale proiettarsi ad indagare il mistero del dolore umano. Non a caso nello scrittore pistoiese, che ha appena varcato la soglia dei novant’anni, si trova questa significativa citazione: «L’uomo ha delle zone del suo cuore che non esistono ancora e dove il dolore entra perché esistano».
Doni non si è fermato alla vicenda personale, ma alla luce di una fede sofferta e conquistata ha trasfigurato in riflessione sulla storia e sull’Aldilà la morte del figlio, divenuto così “maestro di vita” per chi la vita gli ha dato, guida per un padre mosso da quell’anelito alla Verità che accomuna tutti gli uomini.
L’ultimo suo libro, Con te nella resurrezione (Mauro Pagliai Editore, finalista al “Premio Chianti 2009/20010), è tutto sostanziato dalle grandi domande dell’uomo, le domande di sempre.Attraverso la rievocazione dei fatti semplici e quotidiani della breve vita di Lorenzo, l’autore – temperamento inquieto e non incline all’ottimismo – rivede il proprio percorso spirituale e, insieme, getta uno sguardo pacato e pieno di umana pietà sulla tormentata storia del XX secolo, cogliendo dalla stessa sua esperienza della guerra quei nessi provvidenziali che solo una fede purificata dalla prova riesce a percepire nel garbuglio degli eventi.
Lungi tuttavia dall’essere «una palinodia lamentosa o solo ricerca», il dialogo del padre col proprio figlio, percepito ora in una dimensione diversa da prima, diventa sosta serena come su un Tabor, si fa dialogo fiducioso con Dio. Diventa preghiera.
Siamo alle ultime intense battute del libro: «Mi porto in bocca e nel cuore come una profonda ferita che vorrei subito sanare e pure vorrei tener aperta e sanguinante… E forse questa nuova nascita non sarà solo il frutto di un momento notturno, ma domattina, dopo che il corpo si sarà riposato, l’animo si volgerà con più vigore per immergersi in Te, per strappare a Te con la violenza di un di più di amore, la forza, l’impeto, la vivificante energia del Tuo essere Amore-Vita, vita vera, mio Dio!».
Incontro lo scrittore nella sua casa fiorentina piena di quadri da lui dipinti, che mi va mostrando mentre, in affabile colloquio, risponde alle mie domande.
Già dal titolo questo nuovo libro è una dichiarazione del suo credo. In quanto scrittore che attinge alla fede cristiana, si sente un isolato?
«Niente affatto: appartengo alla Chiesa cattolica e mi sento unito a tanti che, anche senza dichiararsi cattolici, credono in un’altra vita da risorti».
A suo figlio Lorenzo lei ha già dedicato “Memoria per un figlio” e “Dialogo con l’Aldilà”. Come si configura, rispetto a questi, “Con te nella resurrezione”?
«Come un completamento, mi sembra, anche se quasi una ripetizione di un dolore e tema inestinguibile, nella speranza di ritrovare subito colui che mi viene incontro».
La sua ricerca di un senso nel mistero dell’esistenza è palesemente ricerca di una presenza.
«Quando riguardo alla mia intera vita, ci colgo sempre la mano di Dio. E non posso dimenticare alcune volte in cui, nei miei dubbi di fede e in altre circostanze dolorose, una voce interiore ed imperiosa (la sua?) mi ha parlato».
Nella sua opera ha trattato più volte del prete, anche nelle problematiche relative. Come vede lei questa figura oggi per certi versi così controversa?
«Ho avuto ottime e anche tristi esperienze. Ma proprio una triste esperienza avuta da ragazzo mi dette tanta fede. Gesù si serve anche delle mele marce».