Con la pace tra le mani
Ne parleremo ancora, c’eravamo detti sul numero scorso. Di chi? Di loro, i Ragazzi per l’unità. Avevano davvero lasciato un’impronta. Difficile valutarne l’effettiva portata. Basterebbe guardare al sito www.lascialatuaimpronta.net dove continuano ad arrivare e-mail che dicono l’impatto di questo momento di Dio fino nei più remoti angoli della Terra. Oppure dare uno sguardo a www.schhol-mates.org dove si può continuare ad aderire al progetto di diventare “compagni di banco” a distanza. Un evento che continuerà ad interpellarci, dunque. Intanto, dopo la manifestazione di Roma, una delegazione di Ragazzi per l’unità (Rpu), circa 300, si erano trasferiti a Loppiano, la cittadella dei Focolari nei pressi di Firenze, dove avevano tenuto un forum interreligioso. Un vero e proprio laboratorio dove, col patrimonio delle esperienze fino a quel momento vissute, si progettava una cultura di pace. Un concentrato di varietà, mi si passi il termine. Perché fra queiragazzi c’era di tutto. Rappresentanti del buddhismo giapponese espresso dalla Myochikai e dalla Rissho Kosei-kai; indù appartenenti al gandhiano Shanti Ashram, ebrei, cristiani di varie chiese, zoroastriani. C’erano i ragazzi del Dogodogo Center Street children trust della Tanzania, un’associazione prevalentemente musulmana che si occupa del recupero dei ragazzi di strada garantendo loro un’educazione ed una istruzione completa; quelli del Byelorussian Fund “For the children of Chernobyl”, di confessione ortodossa, che segue i ragazzi colpiti dalle radiazioni dovute al disastro nucleare della città ucraina; i buddhisti della Duang Prateep Foundation fondata dalla senatrice Prateep Hangsongtham Hata, cresciuta negli slum di Bangkok, che ha dato vita ad un centro per sostenere le famiglie dei quartieri poveri della Thailandia. Oltre ai loro leader e accompagnatori. “Ho sperimentato cosa vuol dire farsi uno: lasciare da parte tutto per ascoltare quello che hanno da dire gli altri. È il linguaggio dell’amore quel- lo che conta alla fine ci si capisce” commenta Sara di Roma, trovatasi, come cristiana, in “minoranza”. Ed è forse quest’esperienza di ascolto profondo, di voglia di conoscersi, di necessità di aprirsi all’altro, al diverso da sé che ha fatto da sfondo e da base alla due giorni toscana. “È la prima volta che mi ritrovo con persone delle diverse lingue,religioni, culture – mi dice Rancem della Giordania – ma, contrariamente a quello che si vive fuori, qui ho sperimentato cosa vuol dire appartenere ad un’unica famiglia. In genere guardando alle altre religioni ci troviamo a prendere le distanze gli uni dagli altri. Qui, vivendo insieme, non è che penso che questa o quello appartengono ad un’altra religione ma al fatto che abbiamo in comune un unico scopo: costruire qualcosa di grande”. Ed eccoli al lavoro. Uno scambio di esperienze prima di tutto, una scoperta per tanti che escono rafforzati dalla conoscenza diretta di iniziative efficaci, talvolta coraggiose, sempre costruttive che vedono dei ragazzi per protagonisti. E degli adulti che credono in loro. “Questi 300 ragazzi sono dei futuri leader. Per loro questa è una vera formazione, una di quelle esperienze che cambiano il tuo approccio con la vita. Molti conflitti succedono perché non ci conosciamo. Ma qui ci siamo conosciuti” afferma Vinu Aram dello Shanti Ashram. “Vedo in Giappone che i ragazzi sono influenzati da tanti esempi negativi che vengono proposti loro dal mondo degli adulti – mi racconta il sig. Hoshina della Rissho Kosei-kai -. Per esempio la corruzione politica, il consumismo, la competizione, la ricerca sfrenata del successo. Come adulto vorrei essere un modello positivo e in questo mi aiuta seguire la mia fede. Ma, contemporaneamente, voglio imparare da questi ragazzi, dalla loro innocenza”. Ne è convinta anche Silvina Chemen, ebrea argentina: “Sta crescendo una generazione diversa. Questi ragazzi sono per lo meno future mamme o papà, ma molti di loro saranno dei leader. Questo dà tanta speranza”. Con le lacrime di commozione agli occhi aggiunge: “Basterebbe un fatto a dire quello che stiamo vivendo: i ragazzi della Terra Santa, musulmani e cristiani, ci hanno invitato a mangiare insieme perché è la prima volta che si trovano con ebrei che non sono soldati”. Fa parte del programma elaborare contenuti di un messaggio che in sette punti spiega come applicare la “Regola d’oro” nel vissuto quotidiano. No al di più; l’altro un pianeta da scoprire; il time out per chiedere la pace; credere nella vita sempre; lasciare Andrea Re un’impronta di armonia; creare una rete tra le scuole; porsi criticamente e costruttivamente nei confronti dei media. Di tutto questo si parla. “Nelle famiglie della nostra cultura tutti i membri si riuniscono a cena e riflettono sulle cose successe – afferma Orhan, musulmano della Turchia -. Questo Forum è come una cena fra i membri della famiglia umana “. I RpU invitano degli esperti per approfondire gli argomenti su cui si stanno confrontando. “Con la cultura del dare un mondo nuovo è possibile” afferma Vera Araujo, sociologa. E Martin Nkafu, professore all’università Urbaniana, spiega come l’arte di amare attuata possa cambiare il mondo. Difficile partire da Loppiano, un luogo ideale per svolgere il forum, lo dicono in tanti. Neville, zoroastriano dell’India: “È stata l’esperienza più bella della mia vita perché qui siamo più che amici, siamo fratelli e sorelle, abbiamo fatto un patto di unità, siamo pronti a dare la vita. Non mi era mai successo”. E che non finisce tutto lì lo si capisce sentendo chi, come Mehmet Can della Turchia, afferma: “Saremo dei rappresentanti di questa vita nel nostro paese. Aspettavo un movimento come questo per risolvere i problemi esistenti nel mondo”. Il forum conosce una conclusione suggestiva a Firenze, a Palazzo Vecchio. Nel maestoso Salone dei Cinquecento, che risuona dell’entusiasmo dei 300 partecipanti, viene conferito alle associazioni e ai movimenti religiosi che si erano incontrati a Loppiano il premio “Ragazzi per la pace”. Sono presenti il sindaco Leonardo Domenici, il presidente della Provincia Michele Gesualdi, quello della Regione Claudio Martini, alcuni consiglieri regionali e comunali, numerose autorità civili e religiose fra cui l’arcivescovo mons. Antonelli, il rabbino Joseph Levi, esponenti di varie chiese cristiane e della comunità islamica e buddhista. “Che profondo messaggio di speranza parte oggi da Firenze grazie a voi”. “Una manifestazione di grande significato, un momento di alta politica “. “Questi ragazzi ci credono nella pace, non recitano, sono veri. Andate avanti, anzi, continuiamo a lavorare insieme ”. Sono solo alcuni dei commenti delle personalità, che sintetizzano un pomeriggio inedito a Palazzo Vecchio, che pone una sorta di sigillo al forum ed apre prospettive mondiali: sviluppare la “cooperazione tra persone di fedi diverse al fine di promuovere le attività ispirate al tema della pace attraverso un lavoro specifico rivolto ai bambini”, come affermato dal rev. Keishi Miyamoto, rappresentante della Fondazione Arigatou premiata per il suo impegno che ha dato vita, tra l’altro, alla Rete mondiale delle religioni per i bambini (Gnrc). Fatti per grandi ideali Intervista con Nadia Xodo e Walter Kostner, responsabili centrali del movimento Ragazzi per l’unità. Dal Supercongresso al Premio “Ragazzi per la pace”, passando attraverso la manifestazione di Roma ed il Forum internazionale di Loppiano. Cosa è successo in questi quattro giorni? N. Xodo: “Ci è sembrato di assistere ad una grande irradiazione dell’ideale dell’unità nel mondo dei ragazzi, attraverso l’aprirsi di porte impensate nel campo del dialogo interreligioso. È davvero l’ora per attuare la consegna di Chiara Lubich: realizzare la fraternità tra i ragazzi. Nessuno meglio di loro sa conquistare gli altri ragazzi”. W. Kostner: “Vivendo in un clima di unità, i ragazzi, ma anche gli adulti che li accompagnavano, sembravano come dei fiori che si aprivano mostrando ciò che Dio aveva messo in loro di più bello. Ho pensato ai “semi del Verbo” che, proprio perché “semi”, basta che trovino il terreno adatto per svilupparsi. Pur venendo in luce le ricchezze del cristianesimo, non si sentivano né resistenze né contrasti: tutti si ritrovavano nell’ideale dell’unità, che è amore. Non ci sono stati certo mescolanza o sincretismo, perchéognuno era riconosciuto nella distinzione della sua religione”. Abbiamo visto in azione diecimila ragazzi un po’ speciali. Quale l’identikit? N. Xodo: “Per tanti sono solo adolescenti. Chiara Lubich, invece, li vede una “generazione di santi”. Entusiasmo e profondità, ecco ciò che li caratterizza. Non hanno, come a volte accade agli adulti, il peso di un passato da superare. Chiara, dopo aver risposto alle loro domande al Supercongresso, diceva:”Sono fatti per grandi ideali, non si fermano alle piccole cose. La fede in loro si radica senza resistenze. È un’età meravigliosa”. Quando incontrano Dio, scoprono in lui quell’Amore bello e grande che cercano. E lo seguono”. Che prospettive apre questo Forum? W. Kostner: “La collaborazione iniziata, in particolare con il movimento buddhista Myochikai alcuni anni fa, ora andrà avanti coinvolgendo anche le altre organizzazioni presenti al forum che si occupano dei ragazzi. Il prossimo passo sarà realizzare una commissione in cui ragazzi, rappresentanti delle varie religioni, possano collegarsi attraverso una rete via Internet, nella quale far confluire le loro iniziative concrete in vista della pace e dell’unità. Dicono tutti che i ragazzi sono il futuro: ma sono soprattutto il presente”. Investiamo sui ragazzi Il parere di Keishi Miyamoto del movimento buddhista Myochikai. La Myochikai ha promosso la prima Conferenza dei ragazzi per il futuro: vi aspettavate questi sviluppi? “A dire la verità non immaginavo che si potesse arrivare ad un tale sviluppo, così come abbiamo visto in questi giorni. Il Movimento dei focolari ha lavorato tanto per raccogliere le firme al messaggio della prima conferenza. Inoltre dopo il Supercongresso hanno voluto fare la seconda conferenza, a cui io ho aderito con tutto il cuore. D’ora in poi desidero fortemente continuare questo mio impegno insieme ai Focolari”. Cosa vi spinge a lavorare per i ragazzi? “L’insegnamento principale della Myochikai è quello di dare tanta importanza alla famiglia. Essa un domani sarà in mano ai ragazzi per questo noi lavoriamo per loro e cerchiamo di aiutarli a mettere in pratica pienamente gli insegnamenti della Myochikai, pensando proprio al futuro della famiglia”. Quali sono le sue impressioni riguardo a ciò che ha vissuto in tutti questi giorni? “Questa mattina – l’ho detto anche ai ragazzi – sentivo una profonda commozione che non si cancellerà mai, è qualcosa che non si può esprimere con le parole. Guardando a ciò che accade nel mondo non ascoltiamo altro che notizie cattive, ma oggi, vedendo questi ragazzi, ho capito che c’è una speranza per il futuro”.