Con il cuore verso sud

Due domande a Roberto Mazzarella, giornalista siciliano, sul documento della Cei "Per un paese solidale. Chiesa e Mezzogiorno"
Roberto Mazzarella

La Chiesa italiana si interroga di nuovo sulla questione meridionale a vent’anni di distanza dall’ultimo documento dell’episcopato italiano dal titolo: Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno. Lo fa attraverso un nuovo documento che nasce da una pluralità di esigenze, quali «il richiamo alla necessaria solidarietà nazionale, alla critica coraggiosa delle deficienze, alla necessità di far crescere il senso civico di tutta la popolazione, all’urgenza di superare le inadeguatezze presenti nelle classi dirigenti».

Per avere un quadro più chiaro della situazione ci rivolgiamo a Roberto Mazzarella, scrittore ragusano che da sempre vive a Palermo. Proprio nel suo libro L’uomo d’onore non paga il pizzo per Città Nuova, con forza dichiarava: «La lotta per il miglioramento delle condizioni economiche del Mezzogiorno è legittima e doverosa, ma non è sufficiente se non cambia il modo di agire, di sentire lo stesso stile del comportamento privato e pubblico».

 

Lei, da siciliano doc, come interpreta questo nuovo documento della Cei?

 

«Denuncia innanzitutto lo stato di degrado dell’Italia in generale e del Mezzogiorno in particolare. Già durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario alla Corte dei Conti qui a Palermo si metteva sotto i riflettori come la cattiva amministrazione qui la fa da padrone e che il sistema non è di quelli che fanno ben sperare. L’accorato appello dei vescovi è perciò attualissimo»

 

Era da tempo che non si parlava di Mezzogiorno

 

«Sì, sembrava che il problema fosse stato accantonato, messo nel dimenticatoio. Il coraggio dei vescovi nel richiamare la necessità di interventi dimostra che il problema è serio. È impossibile poter pensare che lo Stato democratico possa abdicare. La lotta alla mafia è insufficiente, e si è rivelata tale perché non tocca la sfera economica. Sono milioni di euro che si perdono per la mala amministrazione e ciò provoca danni etici, sociali ed economici. Analizzando i dati provenienti da alcuni studi, si legge chiaramente che la popolazione giovanile è senza prospettive: c’è depressione sociale. Al contempo c’è un patrimonio umano sciupato, di cui queste regioni invece sono ricchissime. Ma le possibilità di riscatto esistono ed abbiamo anche delle esperienze positive. Ed è in quest’ottica perciò che l’intervento dei vescovi è importantissimo, proprio per individuare un fututo».

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