Con gli occhi di Terzani
Aperta il 23 marzo a Roma, a cura del figlio Folco, la mostra fotografica Tiziano Terzani. Clic! 30 anni di Asia. La mostra. Un tuffo negli eventi asiatici più importanti degli ultimi cinquant’anni
È un vecchietto vestito di bianco, porta i capelli lunghi, canuti, come la sua barba. Siede, le gambe incrociate, sulle spalle ha una coperta, e, di fronte, la natura. L’immensità di un paesaggio, dall’alto di un monte, là dove ogni distanza umana è riequilibrata, misurata. Con questa foto voglio chiudere la mia visita a Palazzo Incontro. Guru della pace, Tiziano Terzani. Pastore di quel gruppo di persone poi ribattezzato il popolo di Terzani. Non credo che lui, un fiorentino senza partito e religione, come amava definirsi, avrebbe apprezzato queste etichette.
Più semplicemente lo definirei un giornalista che, con il suo lavoro da inviato nell’Asia del secondo Novecento, ha dato un contributo importante all’interpretazione degli importanti rivolgimenti che si sono svolti nel continente Orientale: nascita dei regimi comunisti di Vietnam e Cambogia, apertura delle frontiere cinesi, crollo dell’Urss, boom economico giapponese.
«Ci andai innanzitutto perché era lontana, perché mi dava l’impressione di una terra in cui c’era ancora qualcosa da scoprire. Ci andai in cerca dell’altro, di tutto quello che non conoscevo, all’inseguimento di idee, di uomini, di storie di cui avevo letto». Si succedono, sotto i miei occhi, immagini di Vietnam, Cambogia, Cina, Russia, Giappone, India; tutto ripercorso attraverso gli scatti della Leica, che, di Terzani, è stata l’inseparabile macchina fotografica.
«L’invidia per i fotografi m’era cominciata in Vietnam, quando si tornava dal fronte e quelli, avendo già fatto il loro lavoro, andavano dritti al bar, mentre a me toccava ancora mettermi con angoscia davanti al foglio bianco a cercare di descrivere, con mille parole, il bombardamento, la battaglia o il massacro del giorno che loro – i fotografi bravi almeno – avevano già raccontato in una sola immagine. Quella di cogliere il nocciolo di una storia con un clic è un’arte che mi ha sempre attirato. Per questo forse, da allora, sono sempre andato in giro con una vecchia Leica al collo quasi a rassicurarmi che, se mi fossero mancate le parole, una traccia di ricordo mi sarebbe rimasta nella pellicola».
Ad essere immortalato è un mondo, un continente a cui il giornalista italiano ha concesso il suo più completo amore. Arrivato alla ricerca «di una cultura in grado di resistere alla modernità di tipo occidentale, curioso di vedere un mondo non ancora retto esclusivamente dai criteri dell’economia», Terzani ha lasciato l’Asia con una testimonianza viva della simpatia che ha provato verso gli umili di questo continente, verso quel popolo impegnato nella continua e infaticabile lotta per la sopravvivenza, come genuinamente testimoniano gli scatti rubati ad un attimo della vittoria dei vietcong a Saigon, come quelli presi al quotidiano lavoro di un contadino del Mustang, dall’Himalaya.
Roma, Palazzo Incontro, Tiziano Terzani. Clic! 30 anni di Asia. La mostra, fino al 29 maggio (catalogo Fandango libri).