Comunicazione come sfida

Nel villaggio globale i mass media sembrano tagliarsi la parte del leone nell’invadere le sfere della vita sia privata che pubblica che istituzionale.Ma se gli osservatori concordano sul fatto che, da un quarto potere, i media si stanno trasferendo al primo, cioè alla politica, la comunicazione rimane ancora diversamente percepita nel suo essere e nei suoi obiettivi. Le domande di fondo che ogni istituzione sociale seria dovrebbe porsi è quella di sapere cosa sia la comunicazione, cosa si debba comunicare e quale sia la differenza fra comunicazione e media. Comunicazione deriva dal latino communis che si riferisce alla relazione, allo scambio di un bene prezioso.Comunicare significa rendere comune nel senso di mettere in relazione. Anche la Chiesa s’interroga: per essa le radici della comunicazione si trovano nella persona di Cristo, il Verbo, in sé stesso comunicazione e perfetto comunicatore. Il modello è quello di una comunicazione- comunione, in una società in cui si cerca la condivisione di valori, come scritto nell’istruzione pastorale Communio et progressio. Ma la comunicazione dei media non si deve limitare alla narrazione di fatti o alla spiegazione di avvenimenti, ma deve essere testimonianza dell’amare Dio attraverso l’amore per il mondo. Per raggiungere tale obiettivo attraverso i media, la Chiesa punta sulla formazione nei suoi atenei universitari, come l’Università Gregoriana, che da più di 25 anni ha un centro interdisciplinare sulla comunicazione sociale (Cics). Il centro ha la convinzione che la comunicazione, anche quella mediatica, non sia soltanto una questione di tecnica. Il Cics ha come fine di offrire un’educazione alla comunicazione aperta alla teologia, alla filosofia, alle scienze sociali, all’etica. La proposta formativa intende mettere a disposizione degli studenti gli strumenti necessari per diventare ricercatori ed educatori, produttori e gestori nel campo dei media: persone dotate delle capacità di affrontare con spirito critico e analitico le conseguenze che la testimonianza della fede incontra al giorno d’oggi. Il Cics offre la sua competenza alla formazione di futuri leader della Chiesa, dai direttori dei media diocesani a futuri docenti di comunicazione, senza dimenticare i professionisti dei media. Una volta usciti dal Cics, gli studenti impegnati in diversi Paesi e mestieri portano avanti il messaggio della Chiesa dando voce a chi non ha voce, proponendo i valori cristiani. Perché, come dice padre Jacob Srampickal, gesuita, direttore del Cics, in un mondo non soltanto influenzato e controllato dai media ma anche costruito dai media, la Chiesa non può rimanere zitta. Così facendo, infatti, mostriamo una tradizione istituzionale vecchia e irrilevante. E tanta gente lascia la Chiesa anche per questo motivo. Oggi bisogna capire la cultura odierna, sentire la voce e i cambiamenti nella modernità. Dice Michele Sorice, docente di Sociologia dei media e teorie dell’audience: Il Cics rappresenta la sintesi fra studio rigoroso della comunicazione come fatto sociale, nozioni tecniche avanzate e sviluppo di capacità critiche. Lo sguardo multidisciplinare e l’attenzione anche alla pastorale della comunicazione rappresentano caratteristiche uniche nel panorama universitario. Mentre una studentessa ucraina, Oleksandra Nakonechna, dice: Mi colpisce l’interculturalità al Cics. Ogni studente porta con sé e offre agli altri un pezzo della sua cultura. Quindi l’approccio alla fine è interculturale.

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