Comunicare col cuore: le dieci parole di papa Francesco

Un incontro di giornalisti nella giornata in cui si commemorano le vittime dell'Olocausto per mettere al centro la forza del dialogo, portatore di pace. Padre Enzo Fortunato: «Vogliamo illuminare le zone rese buie dalle cattiverie dell’uomo. Vogliamo essere delle sentinelle»
Nella foto, da sinistra a destra, Elisa Marincola, portavoce di Articolo21, Beppe Giulietti, presidente della Fnsi, padre Enzo Fortunato, Direttore della Sala Stampa Sacro Convento di Assisi, e Guido D’Ubaldo, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio. Foto: Candela Copparoni

Venerdì 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, si è tenuta a Roma presso il convento di san Massimiliano Kolbe la conferenza “Comunicare: le dieci parole di Papa Francesco”. L’evento si è svolto in un ambiente giornalistico in cui erano presenti noti esponenti della stampa italiana, dal presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi), Beppe Giulietti, al presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, Guido D’Ubaldo. A fare gli onori di casa è stato il frate francescano Enzo Fortunato, scrittore, giornalista e direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi.

I presenti hanno riflettuto intorno al messaggio di papa Francesco per la 57ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: “Parlare col cuore. ‘Secondo verità nella carità’ (Ef 4,15)”. Con questo orientamento si è messa in luce la necessità di usare le parole per costruire ponti e non muri, assumendo e rispettando la diversità e le differenze senza silenziarle. In questo senso gli intervenuti hanno fatto riferimento alla Carta di Assisi, che raccoglie dieci messaggi per una comunicazione costruita sul dialogo, capace di sconfiggere l’odio. «Lasciamoci interpellare dallo stupore, dalla sorpresa di un incontro. Perché il dialogo è la capacità di incontrarci, un momento di verità», ha sottolineato il giornalista Rai Piero Damosso. Inoltre è stata annunciata la ferma ambizione di espandere la Carta in altri Paesi dell’Europa, anche in nome dell’ex presidente del Parlamento europeo David Sassoli, chi ne è stato uno dei firmatari.

Padre Antonio Spadaro, direttore della rivista Civiltà Cattolica, ha evidenziato l’importanza di una comunicazione non ostile, affermando che «il conflitto bellico va fermato a livello comunicativo». Nella stessa direzione la direttrice del Day Time della Rai Simona Sala, che ha puntato sull’esigenza di «disarmare la psicosi bellica dei nostri cuori». Di fronte al rischio che la voce del giornalista venga derisa, padre Enzo Fortunato ha segnalato che i comunicatori sociali «vogliamo illuminare le zone rese buie dalle cattiverie dell’uomo. Vogliamo essere delle sentinelle. Se il cuore è il centro delle decisioni, innaffiate dall’amore, saranno di pace».

Un altro concetto che è stato messo in evidenza durante la giornata è stato quello della responsabilità che abbiamo i comunicatori nell’uso delle parole e l’occorrenza di imparare a comunicare meglio, essendo noi a dover allargare la lente ed a indicare una strada possibile anche nelle difficoltà.

In più è stato fatto un richiamo a guardare il mondo dalle periferie, a combattere l’indifferenza e a lasciare spazio alla speranza, non attraverso un discorso buonista ma concreto e rilevante, tenendo conto che i giornalisti possono legare assieme una società.

Così è stata sottolineata la funzione guida dei valori, che non sono dentro ma davanti alle persone, e come un cambio esperienziale porti a prendere una serie di scelte. Nello stesso modo, si è ricordato che raccontare i fatti con onestà intellettuale permette di prendere delle scelte in libertà.

Verso la fine dell’incontro è intervenuta in collegamento telefonico la scrittrice ungherese Edith Bruck, testimone della Shoah, che ha dichiarato che «comunicare è anche ricordare anni bui della nostra storia. Sono memoria viva. È importante denunciare ciò che accade».

Dacia Maraini, scrittrice, poetessa e saggista italiana. Foto: Candela Copparoni

A parlare dopo di lei è stata la poetessa, scrittrice e saggista italiana Dacia Maraini, che ha definito l’incertezza come uno «strumento di conoscenza» e l’immaginazione come «il motore più potente dell’essere umano», perché permette agli esseri umani di capire il dolore altrui. «Non si tratta di tollerare, bisogna dare un passo ulteriore: accogliere l’altro», ha aggiunto.

La Giornata della Memoria si è conclusa con la commemorazione davanti alla reliquia di san Massimiliano Kolbe, “martire dell’amore”, dove è stata depositata all’interno della cella una corona di fiori. Il frate francescano e giornalista è stato ricordato per essersi sacrificato per un padre di famiglia, offrendosi di morire al suo posto nel campo di concentramento di Auschwitz ed incarnando fino alla fine quello che è stato il suo motto e la sua convinzione: «Solo l’amore crea, l’odio distrugge».

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