Comunali, prevale la Lega
Con il ballottaggio delle elezioni comunali del 24 giugno si conclude il ciclo delle votazioni inaugurate con le politiche del 4 marzo, data che porta a compimento la lunga cavalcata del M5S alla conquista di Palazzo Chigi, seppur in condominio con il partito di Salvini che occupa gran parte della scena mediatica.
Ogni comune ha una storia a parte ed alleanze che si spiegano a partire dalla presenza concreta sul territorio e da una mutevolezza dell’elettorato che è una conseguenza di lungo termine della fine dei blocchi contrapposti. Si spiega in tal modo il trionfo al primo turno del sindaco Pd a Brescia e la vittoria invece, al secondo turno, del M5S a Imola, una delle cosiddette roccaforti della sinistra, dove, secondo le analisi del centro studi della Luiss, i voti della Lega sono confluiti sui pentastellati. Sempre secondo il Cise Luiss, «quest’anno per la prima volta (a partire dal 1993 ndr), il centrodestra ha vinto nella maggioranza relativa dei comuni superiori, superando il centrosinistra 42 a 31».
Il dato che viene più commentato e che balza agli occhi è proprio la capitolazione di città “rosse”, cioè con una lunga storia di tradizione comunista, intesa soprattutto come organizzazione capace di presidiare tutti i luoghi significativi della società. Ormai quel partito non esiste più come si può vedere in città simbolo come l’operaia Terni alle prese con una crisi senza fine della siderurgia o ad Ivrea, dove la sinistra ha guidato finora la città in maniera ininterrotta dal dopoguerra.
Non esiste più il partito in senso ideologico e neanche come struttura di controllo del consenso come si è visto a Siena dove l’apparentamento al ballottaggio di liste della galassia di centrosinistra non ha impedito l’ascesa della destra nel luogo simbolo del potere come “groviglio armonioso”, secondo la descrizione di Stefano Bisi, gran maestro della massoneria. Gli scandali del Monte Paschi si pagano e non ci si può meravigliare quando si contano le perdite del benessere riversato sulla splendida città dalla banca più antica del mondo.
Ma forse il punto più sensibile della crisi del centro sinistra nei suoi territori di elezione si può cogliere a Pisa. Nell’antica città della gloriosa repubblica marinara, ricca di università e centri di ricerca che attirano migliaia di studenti, il problema che è emerso con prepotenza è stato quello di una presenza dei migranti percepita come invasiva, a cominciare dal quartiere centrale della stazione ferroviaria. Già nel 2016 cittadine limitrofe importanti come Cascina hanno visto una crescita impetuosa della Lega salviniana. La vittoria del centrodestra a Massa va nella stessa direzione. Segnali di una diversa egemonia cultuale che si afferma, prima nella società e poi nelle urne, come dimostra la polemica sul parere politico di alcuni frequentanti di un circolo bolognese dell’Arci.
Ma, come già detto, molto dipende dai rapporti reali sul territorio come dimostra il caso di Ancona dove alle elezioni politiche di marzo il centrosinistra si è classificato al terzo posto dopo destra e 5 stelle, ma ha vinto al ballottaggio delle comunali del 24 giugno. E quel collegio delle Marche è importante a livello simbolico perché ha segnato la sconfitta dell’ex ministro Pd Minniti, pur interprete di una politica securitaria sui migranti, nei confronti del candidato pentastellato sconfessato dal M5S e quindi dimissionato in partenza.
Una competizione significativa si è svolta nella cittadina di Anagni, a sud di Roma, dove al ballottaggio ha vinto l’esponente di centro destra contro quello di destra sostenuto da Casapound. In un territorio tradizionalmente “bianco” si è palesato il primo caso di una possibile vittoria di esponenti del “fascismo del terzo millennio”, fautori di tesi sovraniste affini a quella della Lega. Non bisogna dimenticare, in vista dell’appuntamento del 2019, che nelle elezioni europee del 2014 proprio i militanti di questa organizzazione hanno contribuito alla vittoria del leghista Borghezio nella circoscrizione romana che racchiude quartieri popolari pieni di problematiche irrisolte.
Proprio nella Capitale, assieme ad una bassa affluenza, si è registrata una vittoria significativa del centrosinistra in due municipi (il terzo al ballottaggio e l’ottavo al primo turno) abitati da centinaia di migliaia di persone. In questo come in altri casi si è resa evidente un modello di partito diverso da quello della gestione renziana. E ciò non potrà che incidere sul dibattito che prima o poi si aprirà in quell’area oltre le esternazione dei leader in tv.
Anche perché l’analisi prevalente conferma una forte crescita della tendenza politica interpretata dal neo ministro dell’interno Matteo Salvini che solo ad Imperia ha trovato la resistenza interna al centro destra dell’ex ministro Scaloja, fedele al modello berlusconiano.
Il M5S conferma la difficoltà a replicare il successo a livello locale, aggravato da una competizione di immagine che lo vede soccombente nel governo Conte. Vince, oltre che a Imola, anche ad Avellino, sempre sul centrosinistra, ma cede alla destra a Ragusa. Resta forte comunque a livello nazionale, come dimostrano casi recenti come quello sardo dove ad esempio, nel recente passato, non è riuscito a presentare liste alla comunali di Cagliari per dissidi interni ma ha fatto l’enplein di deputati e senatori alle politiche. Per non parlare della Sicilia con la sconfitta nelle comunali di Palermo vinte da Leoluca Orlando e il trionfo del 4 marzo.
La stessa imponente crescita della Lega conferma che il consenso si guadagna con la capacità di offrire una rappresentazione credibile della realtà assieme a soluzioni possibili e facilmente comprensibili da tutti. Il dibattito che ci accompagnerà in questi mesi che ci porteranno alle elezioni europee di fine maggio 2019, non potrà che misurarsi su tale sfida. E non potrà restare confinato nelle strategie dei partiti ma riguardare la società intera.