Comprendere e accompagnare la rabbia
Giulio non riesce proprio a farsi capire dai genitori. Non si fida di loro, li vede distanti dai suoi interessi, non gli va di confrontarsi poiché ogni volta che ci prova viene zittito: «Qui siamo noi a decidere, sta’ al tuo posto!». Giulio si è chiuso nel silenzio e quando sta a casa resta da solo in camera. È convinto di non valere abbastanza e sta perdendo interessi e vitalità: «quando provo a protestare mi sento in colpa e penso che dovrei sparire dal mondo».
Ambra è sempre stata etichettata come una ragazza ribelle e inaffidabile. A scuola colleziona continui fallimenti ed ha ormai deciso di lasciarla, le hanno detto che è veramente maleducata e che non combinerà mai niente di buono nella vita. Vive a casa con la nonna da piccolissima, da quando i genitori sono morti in un incidente. Non vuole saperne delle regole ed è sempre oppositiva, con scatti improvvisi di ira: «che mi importa degli altri!».
Andrea è sempre stato il ragazzo modello. Docile e buono da bambino, brillante da grande, è stato indirizzato a non sbagliare e a credere di essere il migliore. I genitori lo premiano ogni volta che dimostra di valere, ed appaiono compiaciuti a meno che non mostri le sue debolezze. Appare agitato e ansioso: «è come se la mia vita fosse un continuo esame». L’altro giorno un compagno gli ha rotto il cellulare e lui lo ha aggredito mandandolo in ospedale, sembrava un vulcano in eruzione.
Giulio, Ambra, Andrea… storie comuni di adolescenti inquieti in bilico tra le pulsioni della loro età ed un ambiente poco capace di riconoscerne i bisogni. Giulio è vittima della svalutazione: non viene riconosciuto nel suo bisogno di pensare e di affermarsi in autonomia. Ambra ha subito un’esperienza infantile di incontenibile dolore e non ha trovato aiuto competente nell’elaborarla rimanendo bloccata nel suo processo di crescita. Andrea appare come il classico bravo ragazzo che si sente in colpa se fa dispiacere i genitori: su questa paura costruisce la propria identità compiacendo gli altri e accumulando malessere.
Storie comuni che ci interpellano in quanto genitori: senza pensare che la rabbia sia una cosa sbagliata, che cosa possiamo fare per comprenderla e gestirla? Siamo sicuri che ogni reazione di rabbia sia da censurare e da considerare negativa?
Ne parleremo giovedì 23 febbraio nel sesto appuntamento di formazione del corso “Migliorare la relazione con gli adolescenti: una cassetta degli attrezzi”, in cui ci attiveremo per guardare alla rabbia dei ragazzi oltre luoghi comuni e pregiudizi.
Vi aspetto!
qui le indicazioni del corso