Compagni di banco a 10,000 km.

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Vanno volentieri a scuola, sono esperti di geografia, soprattutto degli altri continenti, vogliono perfezionare la conoscenza delle lingue straniere e si appassionano alla storia, diventata il pretesto per confrontare il significato di pace nel presente e nel passato. E poi aiutano anche compagni di banco lontani migliaia di chilometri a completare gli studi, coinvolgono nonni e genitori in un’avventura che li vede gomito a gomito con i loro insegnanti. Esperienze che si ripetono, quasi uguali, in varie scuole elementari, medie e superiori di diversi paesi del mondo accomunate dall’aver aderito al progetto “Schoolmates”, cioè compagni di banco. Tutto è partito da un’idea molto semplice venuta ai Ragazzi per l’unità in occasione del Supercongresso, meeting mondiale che nel 2002 li ha visti riuniti a Roma in 9 mila da 93 paesi. Di culture e lingue diverse, hanno pensato di continuare a conoscersi per corrispondenza, coinvolgendo anche i loro compagni di classe e realizzando una rete tra le scuole. Questa è stata la prima fase che hanno definito “conoscersi”: 1.100 le classi che nel primo anno sono entrate in contatto, più di 30 mila gli allievi coinvolti. Aprendo lo sguardo oltre le mura della propria classe, è naturale imparare ad amare la terra dell’altro come la propria. Non di rado, mettere in comune con i compagni di altri paesi le ricchezze della propria cultura, ha permesso di riscoprire e valorizzare radici e valori, magari andati perduti, delle diverse tradizioni culturali. Conoscersi e aiutarsi Una rete tra scuole che sta offrendo anche l’opportunità di aiutare numerosi ragazzi. Con la seconda fase del progetto, infatti, chiamata aiutarsi”, è possibile sostenere borse di studio per ragazzi che non avrebbero la possibilità di frequentare la scuola. Per aderire all’iniziativa, ogni studente si impegna a dare un euro al mese che ha già permesso di completare, nel primo anno, 400 borse di studio. Il progetto ha ricevuto numerosissimi apprezzamenti, il più recente dei quali è quello di Rita Levi Montalcini: “Il contributo a favore di un coetaneo che vive in paesi disagiati è l’espressione di alta solidarietà umana”, afferma in un messaggio il premio Nobel, inviando i più vivi auguri per il successo dell’iniziativa. Un meccanismo, quello di Schoolmates, che ha funzionato perché ha alla base la cosiddetta Regola d’oro: “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”, messa in pratica ad ogni latitudine. Vivendola, i ragazzi hanno scoperto che essa è capace di distruggere invidie ed ingiustizie anche in classe. “Quando la professoressa ci ha parlato di Schoolmates, mi sembrava impossibile riuscire a perdonare chi ci fa del male – ricorda Claudia, italiana -. In classe ho un amico che tutti evitavano. Adesso abbiamo imparato ad amarlo così come è, diventando tutti suoi amici”. “Quando incontro un mio ex insegnante – racconta invece Daniele -, lo saluto sempre; ma all’inizio, forse perché offeso da una decisione presa dal nostro consiglio dei genitori, non mi parlava. Visto che lo salutavo, però, da un po’ di tempo ha cominciato a rispondermi”. Per Roberta, aver imparato a scuola la Regola d’oro, ha significato costruire con i compagni un rapporto simile a quello di una famiglia unita. “Forse è per questo -aggiunge – che ogni giorno non vedo l’ora di tornare a scuola”. Un’aria nuova nella vita di classe attestata anche dagli insegnanti, come tre colleghe dei Castelli Romani: “Pace, solidarietà, rispetto dell’altro, cultura del dare e amore sono diventate le idee portanti di tutti i momenti didattici, entrando in ogni discorso, in ogni lettura, in ogni piccola o grande difficoltà che i ruoli di alunni ed insegnanti comportano”, dice Monica Meloni. “Schoolmates mi ha dato l’occasione – prosegue – di colorare e dare un’anima al mio metodo di insegnamento. Anche i concetti apparentemente più lontani dalla realtà dei ragazzi si sono vivacizzati divenendo accessibili ed interessanti”. “Schoolmates – prosegue Rosa Iannone – è rientrato senza forzature nella didattica facendo crescere tutti nell’aiuto reciproco”. Mentre Sandra Teoli parla di “un’intesa ed un’atmosfera speciale, come d’incanto nella scuola. Per me Schoolmates – confida – è stata una provocazione ad uscire da me stessa per rivolgere lo sguardo al di fuori di me”. Il diario Un’insegnante brasiliana ha invece proposto nelle sue 19 classi, per un totale di 700 studenti, di provare a vivere la Regola d’oro per una settimana raccontando in un diario come andavano le cose. Leonardo scrive il primo giorno: “Oggi ero un po’ intimidito, ma i miei familiari hanno notato una differenza nel mio modo di agire con gesti di affetto e simpatia”. E prosegue: “Il secondo giorno, ho visto per strada un anziano che chiedeva l’elemosina. Ho comprato due panini e glieli ho dati. Una bella esperienza. A casa, poi, all’ora di pranzo ci sono discussioni per certe cose da mangiare che non mi piacciono. Ma il quarto giorno, anche se i legumi non mi andavano, non ho detto nulla mangiando senza discutere. Il giorno dopo mia madre si è accorta che qualcosa era successo notando il mio atteggiamento diverso verso tutti, perché prima facevo le cose partendo dal mio egoismo”. Anche per Ariane, sua compagna, questo esperimento è stato importante: in quella settimana si è sentita “molto meglio che negli altri giorni della mia vita”. “Il primo giorno – racconta – ho trattato bene i compagni di scuola, ho rispettato professori e funzionari. A casa non ho messo in disordine, ho evitato di litigare con mia sorella e di rispondere male ai genitori. Il secondo giorno sono andata a visitare gli ammalati. Non m piace stare in ospedale, ma ho portato felicità a persone che da mesi non ricevevano nessuno. Il terzo giorno, con una zia, sono andata a chiedere ai vicini alimenti per i poveri con i quali abbiamo fatto dei cesti consegnati il giorno seguente a 35 famiglie bisognose. Il quinto giorno ho aiutato un’altra zia malata ed il sesto sono andata a confessarmi. Poi ho preso a casa quanto non mi serviva più per donarlo ai poveri. Il settimo giorno sono andata a messa”. Una rete in rete Echi di uno stile di vita che i ragazzi riportano anche sul sito www.school-mates.org. In esso, oltre ad informazioni per adesioni e borse di studio, molto frequentato è il forum divenuto mezzo di comunione planetaria in tempo reale: dalla scuola alle esperienze di ogni giorno, alla pace. “Alle persone che contribuiscono a Schoolmates direi di continuare – scrive Danilo -. Come diceva Madre Teresa: quel po’ di bene che facciamo è solo una goccia in un grande oceano; ma senza di essa non ci sarebbe nulla”. “A cosa serve fare guerre?”, si chiede Daniele. “Ve lo dico io – continua -. Serve a distruggere intere famiglie, non a liberare popoli, ma ad avere potere e ricchezze. Non dico di essere perfetto, mai lo sarò come nessuno. Ma se nel mondo ci fossero pace, amore e fratellanza, allora insieme saremo perfetti “. “Siamo sicure – aggiungono Giovanna e Giusy – che se cominciamo a costruire la pace tra noi ragazzi ci riusciremo in un ambito più grande. Un mondo diverso è possibile!” Una volta aderito al progetto, le classi sono state messe in contatto con gli allievi di paesi e culture diverse e lontane. Lettere, foto, email, ma soprattutto esperienze di vita quotidiana hanno così iniziato a viaggiare tra nazioni del sud e del nord del mondo. “Ci stiamo impegnando per colmare distanze geografiche e diversi stili di vita – scrivono i ragazzi della IM del liceo scientifico Marinelli di Udine -. Siamo diversi, ma non disuniti. Abbiamo bisogno delle diversità degli altri per essere completi”. Ai nuovi compagni si racconta anche cosa si impara dando vita a Schoolmates: “Ho capito che sono fortunato – scrive Sorin che vive nella provincia di Roma -, perché ho una famiglia che mi vuole bene”. “Il progetto mi piace – continua una sua compagna -, mi permette di essere più generosa e non chiedere ai genitori cose inutili”. Le regole didattiche E Schoolmates coinvolge le regole stesse dell’agire didattico: “Ho trovato ciò che mi mancava: farsi uno con l’altro senza trascurare la propria realtà – dice Paola Lia insegnante di scuola elementare -, seminare o insegnare quei valori dei quali spesso, preoccuparsi: coinvolgendo tutta la classe non mancheranno forze e idee per raccogliere gli euro che mancano. Come è accaduto a Finocchio, in provincia di Roma, nella terza A e B. “Abbiamo realizzato – raccontano – biglietti ed oggetti di vario tipo che abbiamo venduto. Nella sala della mostra facevamo entrare le persone a piccoli gruppi per spiegare il progetto. Tanti, colpiti, ci hanno ringraziato. Anche altre classi hanno contribuito in vari modi. In pochi giorni abbiamo raggiunto la cifra che ci eravamo impegnati a raccogliere nei nove mesi di scuola”. Iniziative alle quali aderiscono anche nonni e genitori per condividere momenti con un’aria di famiglia che si allarga oltre i nostri confini. “Era da tempo che pensavamo ad un’adozione a distanza – racconta una mamma -; ora attraverso il progetto abbiamo scelto di dedicare tempo e denaro a questa iniziativa”.

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