Commissari europei, strada in salita per l’Italia

Proseguono le nomine dei ruoli principali nelle istituzioni europee dopo le elezioni, tra dejà-vu e newcomer.
Da sinistra la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e quella del Parlamento europeo, Roberta Metsola, foto Ansa, EPA/RONALD WITTEK

Dopo la rielezione di Roberta Metsola alla presidenza del Parlamento europeo (Pe) e di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione europea, si susseguono le elezioni degli altri ruoli di vertice dell’assemblea di Strasburgo, dove il 54% degli eurodeputati siede per la prima volta così come le proposte dei futuri commissari europei e le nomine in istituzioni come il Consiglio europeo.

In vista delle elezioni europee di giugno, i partiti di centrodestra e di centrosinistra del Pe avevano manifestato la volontà di non permettere ai gruppi di estrema destra di accedere agli incarichi apicali nelle istituzioni europee, mantenendo una sorta di cordone sanitario verso di loro. Ciò non è avvenuto, però, almeno non propriamente, quando lo scorso martedì il Pe ha assegnato i ruoli apicali nelle sue 20 commissioni parlamentari, ciascuna comprendente un presidente e quattro vicepresidenti, divisi in base al successo ottenuto dai gruppi alle elezioni.

Infatti, il gruppo dei Conservatori e riformisti europei (del quale fanno parte gli eurodeputati di Fratelli d’Italia), che alle elezioni europee ha ottenuto 9 seggi in più dell’ultima legislatura, arrivando a 78, presiederà le commissioni Bilancio, Agricoltura e Petizioni, oltre a ricoprire diverse vicepresidenze in altre commissioni, più due vicepresidenze del Pe. Giorgia Meloni era stata corteggiata da Ursula von der Leyen per assicurarsi un secondo mandato alla guida dell’esecutivo europeo, ma si è astenuta quando il Consiglio europeo l’ha nominata alla presidenza della Commissione europea, mentre i suoi eurodeputati hanno votato contro al momento della sua elezione al Pe.

Tuttavia, i candidati dei Conservatori e riformisti europei hanno dovuto affrontare l’opposizione in diverse commissioni da parte dei liberali di Renew, dei Socialisti & Democratici (S&D) e dei Verdi. Infatti, al momento delle elezioni di presidenti e vicepresidenti in varie commissioni è successo di tutto: richieste di rinvio del voto e rinvii veri e propri, mancanza di rispetto delle differenze di genere nei vari ruoli, eurodeputati di Patrioti per l’Europa che hanno abbandonato l’aula.

Invece il gruppo dei Patrioti per l’Europa, che riunisce gli eurodeputati dei partiti di estrema destra come quelli di Viktor Orbán e Marine Le Pen e che, con 84 eurodeputati, è il terzo gruppo più grande del Pe, è stato escluso dalle nomine, così come il gruppo il gruppo dell’Europa delle nazioni sovrane, del quale fa parte il partito di estrema destra Alternativa per la Germania.

Tale scelta, ovviamente, è stata criticata dai membri di quei partiti, come l’eurodeputato Harald Vilimsky, membro del Partito della Libertà, dell’estrema destra austriaca e vicepresidente dei Patrioti per l’Europa, o come l’eurodeputata ungherese Kinga Gál, primo vicepresidente dei Patrioti per l’Europa, che ritiene violate le regole di divisione equilibrata degli incarichi apicali nel Pe e della non accettazione da parte degli altri gruppi dei risultati elettorali democratici, arrivando fino ad evocare un ricorso alla Corte di Giustizia dell’Ue.

Bisogna riconoscere che molti dei ruoli apicali sono stati rinnovati ai precedenti nominati o richiesti per figure già note. È il caso di Pina Picierno, del Partito Democratico e del gruppo S&D, riconfermata tra i 14 vicepresidenti dell’eurocamera, tra i quali è stata eletta anche Antonella Sberna, di Fratelli d’Italia, al secondo turno.

È anche il caso di Antonio Costa, socialista, già eurodeputato, già vicepresidente del Pe, già primo ministro del Portogallo, eletto presidente del Consiglio europeo, che succederà al belga Charles Michel da dicembre 2024.

Oppure, Kaja Kallas, già primo ministro dell’Estonia, del Partito Riformatore Estone, nominata Alto Rappresentante dell’Ue per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, un ruolo particolarmente significativo, sia perché sarà anche vicepresidente della Commissione europea e membro del Consiglio europeo, ma anche in considerazione delle guerre alle porte dell’Europa e della necessità di potenziare la politica estera e la politica di difesa dell’Ue.

Infatti, guidare la diplomazia dell’Ue non sarà facile ma è estremamente importante, poiché oggi l’Ue è debole e vulnerabile, deve affrontare l’aggressione russa dell’Ucraina, ma anche il tentativo di estendere l’influenza del Cremlino sulla Georgia, contro la volontà del popolo georgiano, nonché il conflitto in Medio Oriente, dove l’Ue ha poca influenza, mentre la sicurezza economica è diventata una priorità e l’Ue si trova ad affrontare la rivalità tra gli Stati Uniti d’America e la Cina senza molte carte da giocare. Infine, bisogna ricordare anche i problemi interni all’Ue relativi alle violazioni dello stato di diritto da parte degli Stati membri, Ungheria in primis, ma di recente anche l’Italia, mentre le democrazie sono indebolite dalla disinformazione e l’Ue si trova ad affrontare una crisi di fiducia in sé stessa che le impedisce di difendere adeguatamente i propri valori all’estero.

È interessante notare che Giorgia Meloni si è astenuta sulla nomina di von der Leyen, mentre ha espresso voto negativo su Kallas e Costa, l’unica, in questo caso, perché il premier ungherese Viktor Orbán, alla fine, ha dato il via libera a Costa e si è solo astenuto su Kallas. Pertanto, è evidente che non è facile, per l’Italia, puntare ad ottenere ruoli chiave nel complesso assetto istituzionale dell’Ue.

Ancora, Wopke Hoekstra, proposto come commissario europeo olandese, attuale commissario europeo per il clima, per il quale il suo governo, nonostante il suo partito dei cristiano-democratici non ne faccia parte, ha chiesto un portafoglio finanziario o economico. Effettivamente, meglio un qualsiasi portafoglio che gestisca risorse, seppure piccolo, che altri altisonanti ma inefficaci. L’Italia ha manifestato la volontà di nominare Raffaele Fitto, attualmente ministro per gli Affari europei, per i quali pure sarebbe stato chiesto un portafoglio economico. L’assegnazione non sarà facile.

Tra i commissari già proposti, la Slovacchia ha riproposto il vicepresidente esecutivo uscente della Commissione europea con il portafoglio delle Relazioni interistituzionali e il Green Deal, Maroš Šefčovič, che potrebbe così ricoprire il suo quarto mandato consecutivo. La Lettonia ha proposto per la terza volta consecutiva il vicepresidente esecutivo uscente della Commissione europea, responsabile per l’Economia, Valdis Dombrovskis.

Nelle prossime settimane, ciascun commissario europeo designato dal proprio Stato membro, tecnicamente proposto dal Consiglio dell’Ue di concerto con il presidente eletto della Commissione europea, dovrà comparire dinanzi alle commissioni parlamentari dei suoi futuri settori di competenza, dove eventuali valutazioni negative possono comportare il ritiro di un candidato. Infine, il Pe approverà per intero la Commissione europea (i commissari, il Presidente e l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza), i cui membri saranno poi nominati ufficialmente dal Consiglio europeo.

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