Cominciati i negoziati con le Farc
Oslo è la sede dei negoziati che cercanno di porre fine a quasi mezzo secolo di guerra interna. Il governo colombiano nutre un moderato ottimismo
Con un moderato ottimismo e «con la speranza di dare alla fine una buona notizia», secondo quanto dichiarato dal proprio presidente Juan Manuel Santos, sono cominciati oggi a Oslo i negoziati tra il governo della Colombia e i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). Dieci anni dopo il fallimento dell'ultimo processo di pacificazione di questa guerra interna che dura da quasi mezzo secolo, le due delegazioni si siedono al tavolo delle trattative mentre le ostilità, sebbene in tono minore rispetto alla decade passata, non sono ancora cessate.
Le Farc sono particolarmente attive soprattutto nel Sud del Paese e Santos non è disposto a concedere vantaggi, soprattutto ora che i ribelli hanno perso potere di iniziativa e hanno subìto importanti rovesci. La guerriglia è oggi quasi lo spettro del gruppo armato che nel 2002 disponeva di 20 mila effettivi e controllava intere porzioni di territorio, mentre per i cittadini era avventurato spostarsi da una città all'altra per le continue imboscate tese ai mezzi pubblici lungo le arterie di comunicazione alla ricerca di possibili ostaggi da sequestrare.
Oggi le Farc dispongono tra 5 mila e 7 mila effettivi, ma con continue defezioni e, peggio ancora, delazioni che hanno permesso la cattura o l'eliminazione di importanti leader. Il governo di Juan Manuel Santos, sebbene si sia mostrato inflessibile sul piano militare, non ha cessato di offrire spazi di negoziazione. Sono stati liberati gli ostaggi nella mani della guerriglia, il che ha favorito l'inizio del processo di pace, e sono diminuiti gran parte degli abusi patiti dai civili nelle zone di conflitto.
Le Farc sono particolarmente attive soprattutto nel Sud del Paese e Santos non è disposto a concedere vantaggi, soprattutto ora che i ribelli hanno perso potere di iniziativa e hanno subìto importanti rovesci. La guerriglia è oggi quasi lo spettro del gruppo armato che nel 2002 disponeva di 20 mila effettivi e controllava intere porzioni di territorio, mentre per i cittadini era avventurato spostarsi da una città all'altra per le continue imboscate tese ai mezzi pubblici lungo le arterie di comunicazione alla ricerca di possibili ostaggi da sequestrare.
Oggi le Farc dispongono tra 5 mila e 7 mila effettivi, ma con continue defezioni e, peggio ancora, delazioni che hanno permesso la cattura o l'eliminazione di importanti leader. Il governo di Juan Manuel Santos, sebbene si sia mostrato inflessibile sul piano militare, non ha cessato di offrire spazi di negoziazione. Sono stati liberati gli ostaggi nella mani della guerriglia, il che ha favorito l'inizio del processo di pace, e sono diminuiti gran parte degli abusi patiti dai civili nelle zone di conflitto.
Il luogo dei negoziati viene mantenuto in riserbo per ovvie questioni di sicurezza. Sul tavolo di discussione saranno presentati sostanzialmente i punti che possono permettere alle Farc di smobilitarsi, in modo accettabile, senza ritorsioni e da potersi inserire successivamente nella vita politica colombiana. Va risolto il problema dei delitti commessi sia dalle forze armate regolari che dai guerriglieri e quello delle vittime di questa lunga guerra. Varie iniziative legislative intraprese dal governo colombiano vanno in questa direzione. Ma soprattutto vanno verificate le reali intenzioni delle Farc di giungere a una soluzione di una guerra lunga quanto inutile.