Comincia il periodo post Chávez
La morte del presidente eletto, al di là delle modalità rilanciate dai media e dalla propaganda apre la questione della successione. Candidato, già da tempo, è il vicepresidente Nicolas Maduro. Ma bisognerà vedere cosa succederà all’interno della rivoluzione bolivariana
Durante decenni abbiamo vissuto senza notizie certe in merito alla salute dei leader dell'Unione Sovietica (ricordate il raffreddore di Yuri Andropov annunciato ai media e poi corretto fino a trasformarsi in decesso). Mutatis mutandis, succede lo stesso nel caso del presidente venezuelano Hugo Chávez, della cui morte in realtà sappiamo ben poco.
Infatti bisognerebbe domandarsi: è tornato vivo a Caracas dopo l’intervento a Cuba? Era vera la foto con le figlie e la copia di Granma, il giornale ufficiale del regime cubano, tra le mani? Era un esito prevedibile quello del decesso? Non lo sappiamo e forse non lo sapremo, almeno a breve termine. Ma sta di fatto che ora il Venezuela dovrà eleggere un nuovo presidente. La Costituzione prevede infatti che se esiste un impedimento prima della metà del mandato presidenziale, di sei anni, si va a nuove elezioni.
Chávez aveva indicato nel vicepresidente Nicolás Maduro il suo successore. Pertanto le incognite oggi si riferiscono a varie questioni del regime bolivariano. Maduro saprà garantire la continuità della rivoluzione iniziata da Chávez? Sarà difficile eguagliare la carismatica figura del suo predecessore, che aveva potuto stabilire un contatto personale con i settori popolari che oggi piangono lo scomparso presidente. Ed è questo uno degli elementi fondamentali della sua popolarità.
D’altra parte, potrà il regime mettere in moto questa nuova fase senza scossoni interni che ne compromettano la continuità e la stabilità? Differenze interne non mancano e Maduro non può ancora assicurare la capacità di mettere in riga tutti attorno alla nuova realtà politica. Anche se, con tutta probabilità, l’effetto emotivo della scomparsa di Chávez potrà determinare una legittimazione elettorale nelle prossime elezioni presidenziali, dove si può prevedere che addirittura Maduro potrebbe ampliare il margine di vittoria ottenuto nelle presidenziali dello scorso ottobre.
L’altra incognita è se lo stile del successore seguirà la tendenza a polarizzare l’opinione pubblica come ha fatto durante la sua gestione Hugo Chávez. Va detto infatti che esiste una spaccatura all’interno della società venezuelana, nella quale oggi è difficile una discussione pacifica e razionale che non si trasformi in polemica dai toni avvelenati. La polarizzazione, è vero, produce un reddito politico quando la gente deve scegliere da che parte stare e quando l’avversario è dipinto come nemico e con tinte fosche. Lo sanno bene Cristina de Kirchner in Argentina, il boliviano Evo Morales e il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa. Ma a lungo andare logora e allontana la gente. Maduro potrà guadagnare consensi aprendo la sua gestione a un maggior dialogo con avversari e parti sociali?
Al di là dei giudizi di valore che si possano formulare sulla rivoluzione bolivariana di Chávez, sulla sua reale consistenza politica e ideologica e sulle modalità di applicazione, va tenuto presente che essa ha provocato cambiamenti sociali importanti, permettendo l’accesso a una migiore qualità di vita di settori da sempre esclusi. Un cambiamento profondo che difficilmente può essere sottovalutato, soprattutto dopo l’esperienza di decenni di democrazia corrotta che hanno preceduto i 12 anni di gestione Chávez. Sono i fattori che interverranno in questa nuova fase della vita politica del Venzuela che è iniziata ieri.