Come un’esplosione di gioia
Rosita avrà sempre vent’anni È compendio di luce radiosa e di brezza frizzante, quando mi accoglie nella sua casa di Lonigo, presso Vicenza. Apparentemente immobile sulla sua spider, come chiama la sedia a rotelle, sua compagna da sempre, mi informa che la danza della pioggia, da lei consumata, ha sortito l’ effetto desiderato: ieri è piovuto sciogliendo appena la barriera di caldo opprimente, che accompagna questa violenta estate. La sua voce come un fresco torrente mi avvolge e, con decisione,mi conferma l’eccezionalità di questa giovane ventenne. Credo che Rosita avrà sempre vent’anni. I capelli ricciuti e lunghi raccolti sul capo le danno solo un aspetto un po’ più vissuto, ma il sorriso è lo stesso di quella bimba che a scuola, superando un mare di difficoltà a causa della immobilità fisica, accanto a una maestra straordinaria, riusciva a imporre la sua voglia di lottare a tutti. E il suo entusiasmo. Ogni fatto ed ogni esperienza hanno sempre acceso tutta la sua persona, coinvolgendola appieno, come quella volta, alla conclusione di un grande concerto, quando cantanti e musicisti erano rimasti così colpiti dalla partecipazione di Rosita, da indurre la soprano, protagonista d’eccezione, a scendere dal palco per offrirle il mazzo di rose rosse appena ricevuto in omaggio. Cosa le abbia sussurrato non si è mai saputo” Rosita e altro Nella casa trovo anche le due donne della vita di Rosita. Altri due sorrisi, completamente diversi. Mamma Giannina la guarda con umile dolcezza, e continua a stupirsi lei stessa di ciò che ascolta, mentre quella figlia particolare racconta. Moira è la sorella maggiore, ogni suo gesto diventa un capolavoro di tenerezza. Sfodera un sorriso solare e divertito: sa che non potrà contenere entro limiti di banale normalità quella sorella, che conta evidentemente sulla sua complicità” E lei ci sa fare benissimo, con la sensibilità di chi vive profondamente, senza risparmio gli affetti intensi di quella famiglia così particolare. La parete alle sue spalle è un mosaico colorato di vita: foto, manifesti” Tanti amici, accanto a Rosita e Moira. Attirano la mia attenzione molti volti famosi, fra cui Giovanni Paolo II. Lei mi spiega: “Sai che cosa ho anche sussurrato al papa, quando mi ha ricevuto?”. “?”. “Sei il mio nonnino preferito e ti voglio tanto bene!”. Nella foto gigante, il papa, rivolto Rosita, ha una espressione particolarmente vivace e divertita. Non poteva essere altrimenti. Da brava nipotina aveva superato tutti gli ovvi impedimenti, che non le avrebbero permesso di realizzare progetto di trascorrere qualche momento sola con lui, durante la gita di fine liceo. Per questo era ricorsa alle innumerevoli amicizie collezionate in vari viaggi e altre occasioni, e, alla fine, eccola lì, in Vaticano! La mia attenzione è attratta anche da una pergamena: è il premio della bontà assegnato alla mamma. “Quando abbiamo saputo che la mamma avrebbe ricevuto un premio della bontà abbiamo pensato che era giusto, eravamo così contente! Lei è il nostro angelo. Noi pensiamo che tutto quello che fa davvero viene dal cielo”. Confortante come un mare in bonaccia, questa mamma ha cullato e accompagnato i progetti di Rosita con una discrezione e un silenzio non comune, nascondendosi dietro quell’onda spumeggiante e rifiutando la visibilità a cui quella figlia l’obbliga. “Spesso – mi confida – incontro persone che mi raccontano le loro difficoltà e mi fanno notare che anche loro, come me, hanno la loro “croce”” Ma faccio loro notare che io non sento di portare nessuna “croce”. È vero, sono sempre tanto impegnata” Ma Rosita per me è un immenso dono, così come è naturale per me accudirla in ogni sua necessità, ascoltarla, accompagnarla sempre, ovunque” Io voglio essere il suo braccio, ma partecipare anche alla sua maturazione, alle sue scoperte e alle sue gioie. Come potrei fare a meno di lei, così come è!”. Semplice, no? La strada da percorrere Fra le altre cose, sulla parete c’è un “papiro” di laurea in filosofia, la celebrazione vistosa di una festa, preparata per un neo dottore dell’università patavina. Rosita mi spiega: “Questo è di quando si è laureata la mia amica Giorgia. Una bella festa, ma se sapessi” Sono entusiasta perché Giorgia si sposa a settembre e io sarò lì con lei. Ho visto nascere questo amore, figurati, niente di più bello! L’amore è l’esperienza fondamentale, quello di due fidanzati, di una madre, degli amici, quelli che vedono con gli occhi del cuore”. La guardo intensamente; la tenerezza le traspare dagli occhi attenti e vorrei chiederle di più sull’amore, ma poi, presa da timidezza, ripiego su un commento scontato. Lei però ha capito e furbescamente continua col suo bellissimo sorriso: “Gesù è il mio più grande amore” Da quando lui è entrato nella mia vita e l’ha assorbita, tutto mi sembra più vero, niente mi fa paura, perché sono affidata a un amico speciale. Se tu lo hai incontrato non puoi fare a meno di accorgerti di vivere una vita straordinaria. Ma per questo occorre aprire gli occhi. Vedere. In un giorno speciale ho intuito la strada da perc o r r e r e : portare agli altri la sua speranza. Così mi sono iscritta alla facoltà di teologia”. A quella decisione mamma Giannina bussa, s’informa, organizza e poi l’accompagna sempre in facoltà, in treno, a Padova, gomito a gomito con il Santo” E chiude discretamente la porta ai numerosi amici, nei tempi di preparazione degli esami, che Rosita supera sempre brillantemente. Questo non è un problema Un po’ meno brillantemente sono state superate le barriere architettoniche, difficoltà presenti negli istituti o nella gestione degli spostamenti in treno. Rosita ha le idee chiare: occorre far rispettare i diritti dei diversamente abili, senza false attenzioni e senza pregiudizi: giù le barriere, non solo quelle fisiche, ma soprattutto quelle mentali. E quando si accorge di qualche sguardo accorato, ribatte e corregge fraternamente il tiro. “I poverini – spumeggia Rosita – non sono quelli che stanno in spider (in carrozzina), ma quelli che non sanno capire che questo non è un problema. Basta amare la vita. Io amo troppo la vita”. Per questo hanno chiesto a Rosita di dare testimonianza a tanti giovani. Memorabili sono le interviste rilasciate in tivù e la sua presenza al convegno nazionale “La Grande Sfida” (vedi Città nuova – n° 15-16/2003) organizzata a Verona il maggio scorso, sulla dimensione spirituale delle persone diversamente abili. Avere davanti centinaia di persone o un amico solo, non muta la passione del suo rapporto con gli altri. Dal suo intervento al convegno: “È la certezza nell’amore del Padre che mi fa dire e pensare che la vita è bellissima, anche quando ci s’imbatte in esperienze negative o dolorose. Ed è questa certezza che nelle difficoltà mi ha fatto sentire sorretta e presa per mano, non permettendomi mai di cadere” E io mi sento veramente fortunata per avere così chiaro il fatto che Gesù mi ama in modo così unico e che lui mi ha rivelato e mi rivela che una vita donata e vissuta per gli altri è l’unica cosa per cui l’esistenza abbia veramente senso”. Sul treno Neppure il luogo è significativo: la sala di un convegno, la casa, l’aula di facoltà, la carrozza di un interregionale” Appunto il treno. Per esempio qualche giorno fa, nel tragitto di ritorno da Padova, attorno a Rosita si forma il solito crocchio. Sono gli studenti che ormai la conoscono. Impossibile resisterle perché Rosita si interessa a loro, vuol conoscere e interagire con la loro vicenda. Tutto si crea, come in un gioco magico. Ma, si sa, la carrozza di un treno è lunga, e il crocchio idealmente anche stasera si allarga fin dove arriva la voce di Rosita, che racconta la sua fede nella vita, la voglia di lottare senza compromessi, la comprensione per chi sbaglia” E accade che, all’approssimarsi di una stazione, un gruppo di persone si avvicini all’uscita. Dal gruppo si stacca una giovane che si affianca alla mamma di Rosita e le chiede: “Lei è la mamma della ragazza in carrozzina?”. Alla risposta affermativa, le allunga un foglio e le sussurra: “Quando torna a casa le dia questo, grazie”. Rosita non si accorge della manovra, e la mamma intasca il messaggio, che solo a casa illuminerà il buio della sera. C’è scritto: “Ti ringrazio per le parole che hai detto: mi hanno colpito al cuore! Mi inchinerò davanti anche alla tua luce! Grazie! Chiara”. Sono tentata da un pensiero: forse la laurea in teologia è un simpatico optional per questa ragazza. Rosita è una testimonianza vivente, basta che respiri, che varchi le soglie, che palpiti riflettendosi negli occhi della quotidianità della vita. Quando mi congedo da lei, riesce a farmi partire con la sensazione di essere, per lei, la persona più importante al mondo. Succede a tutti, indistintamente, e tutti sappiamo benissimo che è lei il miracolo, arrivata come un’esplosione di gioia, anche nella nostra esistenza.