Come riconciliare politica e famiglia?
¦ I dati non esprimono la realtà.Noi genitori di figli adolescenti, con tanti giovani che girano per casa, abbiamo la sensazione che le statistiche che oggi descrivono inequivocabilmente la profonda difficoltà dell’istituto familiare non fotografino ancora fino in fondo i problemi reali. I giovani hanno difficoltà psicologiche, affettive e, non ultime, economiche nel prendere impegni per relazioni durature e aperte alla vita; nell’ambiente che li circonda trovano inoltre sempre più di rado cristiani che sappiano presentare coerentemente le loro convinzioni in tema di famiglia. Eppure, paradossalmente, sembra di poter dire che, per la famiglia, questo momento di estrema debolezza può rivelarsi importante, oseremmo dire favorevole: mai essa è stata, come oggi, insieme con le polemiche, al centro di tanta attenzione. Il momento è di quelli da sfruttare per mettere in luce cosa essa sia veramente. Non una delle tante scelte di vita possibili, ma una necessità, una risorsa afferma, in un passaggio centrale, il Forum delle famiglie nel manifesto redatto proprio in questi giorni. Al culmine della tensione che faceva prevedere un inevitabile scontro intorno ai Dico, priorità infondata e fonte di problemi più che di soluzioni, proprio la debolezza strutturale della politica, incapace di muoversi dentro un disegno ampio, è venuta in aiuto alla famiglia. L’incidente del governo ha dato la possibilità, di fronte ad una situazione ideologicamente bloccata, di rimettere in primo piano la vera priorità della famiglia: poter svolgere la propria funzione di spina dorsale della società dentro un quadro di serie politiche familiari, non occasionali. Rilancio delle politiche a sostegno della famiglia recita oggi il nuovo asciutto accordo di Governo. Da adesso in poi, dunque, proprio ai cittadini che con vigore avrebbero saputo esprimere e in gran parte già hanno espresso la loro contrarietà ai Dico, appartiene il dovere di ritrovare la stessa vivace partecipazione nel controllare la capacità dell’esecutivo. Come fare? Dalla Cei, nelle settimane scorse, è venuta l’indicazione per una importante scelta di campo, attraverso un interessante convegno: Un lavoro a misura di famiglia: quali vie di ri-conciliazione?. In un momento in cui il panorama risulta essere così confuso si è scelto il dialogo, secondo la metodologia indicata a Verona nello scorso convegno nazionale ecclesiale: la testimonianza dentro la storia partendo dalle domande dell’oggi. Il primo passo è stato chiarire la visione antropologica fondata su quell’inizio del testo biblico che giustifica la definitività e la esclusività del legame familiare. (Dio creò l’uomo a sua immagine, … maschio e femmina li creò). Poi i circa 200 partecipanti, sindacalisti, imprenditori, politici, economisti, Forum del Terzo Settore e delle Famiglie, diocesi e parrocchie di tutta Italia, vari movimenti ecclesiali, si sono confrontati per una assunzione di responsabilità in grado di fare sistema: ognuno assume il proprio impegno e accetta di lavorare, in rete con gli altri. Due punti in particolare risultano emblematici del ruolo della famiglia. Lo ha spiegato il prof. Luigino Bruni, supportato da solidi dati statistici, che chi investe nei rapporti familiari, beni relazionali primari, ha un differenziale di felicità superiore a chi non lo fa, a parità di condizioni economiche. Tanto più che, proprio la famiglia, con le sue esigenze irrinunciabili, come ha preciasato il prof. Belletti, può rivelarsi fonte di soluzioni nuove per il mercato del lavoro: un sistema a misura di relazioni, a misura appunto di famiglia. In questo clima nuovo, proprio la famiglia tradizionale non è risultata obsoleta, ma eccellente portatrice di novità che immette nella sfera pubblica valori fondamentali come gratuità, solidarietà e attitudine al bene comune.