Come merce da trasporto
Dove c’è miseria si inserisce il business del crimine, è così. È purtroppo così: nonostante l’umanità viva nel terzo millennio, nonostante si parli di progresso, di maturazione dell’umanità. No per favore non parliamone più, raccontiamo che l’umanità vive nel peggior limbo della sua storia. Si, l’impressione è questa, dopo aver letto quanto scoperto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano. Quanto raccolto nei due anni di indagini riguardo a ciò che è avvenuto sulla pelle delle migliaia di immigrati che sono transitati sul nostro territorio. Dal loro arrivo via mare nel sud, e fino all’uscita a nord dal nostro paese. Tutto avveniva attraverso percorsi di sfruttamento. Ma questi sono esseri umani, sono persone! Viene da urlare. Da ribellarsi. «Fa impressione essere di fronte al dolore prodotto dalla globalizzazione del male, di persone senza scrupoli che si alleano tra loro».
La chiama «globalizzazione del male» il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, la scoperta fatta in questi giorni attraverso il lavoro di diverse procure d’Italia contro il traffico internazionale di esseri umani. Due anni ci sono voluti, due lunghissimi interminabili anni, pensando alle persone che hanno subito trattamenti disumani, due anni per poter finalmente andare a colpo sicuro. Fermare quei furgoni, aprire i portelloni posteriori lucchettati e scoprire ammassati lì dentro decine di persone che viaggiavano verso un altro paese. Pagavano tutti i dollari rimasti nelle loro tasche pur di avere la possibilità di una vita migliore.
«Quando abbiamo aperto uno di questi furgoni intercettati, e visto quaranta persone che pur di avere una speranza di libertà erano ammassate e supine, questo deve farci sentire tutti responsabili di ciò che succede. Sapevamo che c’erano sbarchi di carne da macello pronta a fare qualsiasi cosa per raggiungere il nord Europa. È come andare al supermercato a prendere la verdura, o pescare le trote in uno stagno predisposto. Dove c’è miseria si inserisce il business del crimine». Ilda Boccassini pare incredula quando racconta quanto ha visto. Grazie a queste lunghe indagini è venuta alla luce questa orribile vicenda messa in piedi da altri immigrati attraverso una rete di contatti che faceva intercettare i profughi che arrivavano sulle nostre coste. Di lì venivano indirizzati a Milano dove altri organizzavano per loro i viaggi della speranza col sogno di raggiungere i paesi del nord Europa. Da Milano partivano verso la frontiera di Ventimiglia, qui si formavano le “spedizioni”, su mezzi di trasporto dalle auto ai furgoni, dai camion stipati come «merce» da trasporto, oppure in casse di legno o di bagagliai di autovetture.
La storia, la tragica storia, se così si può chiamare iniziata due anni fa ha avuto il suo epilogo, con l’arresto dei membri di questa banda di trafficanti di esseri umani, composta da persone quasi tutte di nazionalità straniera, operante a livello internazionale. Le operazioni, sono state coordinate e dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano. L’organizzazione era composta da egiziani, afghani, albanesi, sudanesi e tunisini.