Come fermare la finanza casinò

Il dettaglio delle proposte congiunte, a costo zero, di Fiba Cisl Toscana e Banca etica per frenare il ricorso ai prodotti finanziari derivati e per tassare adeguatamente le transazioni. Sullo sfondo il caso Monte dei Paschi
finanza casinò

Nella denuncia ricorrente del peso straordinario dei prodotti finanziari “derivati” colpisce il fatto che si tratta di fenomeni che sfuggono del tutto di mano. Secondo la Corte dei Conti, le amministrazioni statali e gli enti locali detengono, nelle casse pubbliche, derivati per un valore di 160 miliardi di euro, ma, trattandosi di pure scommesse aleatorie, le previsioni possono riservare delle sorprese. Lo Stato italiano ha chiuso due mesi fa un contenzioso con Morgan Stanley su un derivato pagando 2,6 miliardi di euro.

Nella denuncia lanciata prima delle elezioni da Fiba Cisl Toscana e Banca etica (cfr Banche. Promemoria post elettorale), resta il nodo centrale costituito dalla volontà politica di fermare la deriva della finanza casinò.

Ad esempio, la Commissione europea ha pubblicato finalmente un’ottima direttiva sulla tassazione delle transazioni finanziarie, ma l’Italia ha deciso di non applicare questa tassa sui prodotti derivati. È come se si mettesse un limite di velocità per impedire gli incidenti che vale solo per le biciclette e non per le auto, commenta Baranes di Banca etica. Così, in questi giorni, all’Assemblea legislativa francese è in discussione una proposta di legge che obbliga le banche a pubblicare il bilancio Paese per Paese, con l’intento di evidenziare operazioni sospette e triangolazioni. Ad esempio se la sede della banca è in Italia ma il 90 per cento dell’attività avviene a Montecarlo serve a poco conoscere il dato aggregato del bilancio europeo. Si tratta di una regola al centro del dibattito dei Paesi Ocse: ci sono resistenze da parte delle lobby perché l’intervento si saprebbe benissimo come portarlo a compimento. Resta il fatto, aggiunge Biondi, che Monte Paschi può avere un effetto domino sul tessuto di piccole e medie aziende che faticano a tenere il passo.

La percentuale delle aziende toscane in sofferenza è ai vertici nazionali e questo rappresenta una preoccupazione in più. Il problema delle garanzie reali è serio, il valore degli immobili sta declinando rapidamente. Per poter pagare i buchi di bilancio, non si concede credito a famiglie e imprese con il rischio di compromettere il tessuto regionale che non avrà modo di riprendersi quando cambierà la ripresa, si spera, tra 4 o 5 anni. Realisticamente sarà molto difficile mantenere la toscanità del Monte paschi, ma si spera in un vincolo col nuovo soggetto che subentrerà con il territorio.

L’accordo sindacale finora concluso per Monte Paschi prevede esternalizzazioni e prepensionamenti ma si tratta di una misura tampone che non risolve il problema. Senza ripresa complessiva non può ripartire la banca. Dubbi da parte di Biondi,della Fiba Cisl anche sull’operazione Monti bond, il prestito dello Stato alla banca di un capitale di 4 miliardi di euro ad un tasso del 9 per cento: sono interessi pesanti che qualcuno dovrà pagare. Quali operazioni si possono fare per onorare un tale impegno? A meno che l’ordine delle idee non sia quella della clausola di salvaguardia che prevede il concambio di azioni. Alla fine, si tratta di una nazionalizzazione con il risultato che di un peso che si sposta verso le casse pubbliche.

Anime belle e trame oscure Ma, alla fine, non sarà una singola misura che potrà essere risolutiva senza arrivare ad un cambio radicale di sistema. Banca etica pubblica, ad esempio, tutti i finanziamenti che effettua. Bisogna far conoscere il giro dei soldi. Il segreto bancario non è una volontà divina se non si ha nulla da nascondere, mentre dietro bilanci patinati di sostenibilità si viene a conoscenza dell’apertura di uffici delle banche presso i paradisi fiscali delle Cayman o delle Bermude, con tanto di autorizzazione della Banca d’Italia.

Tanto materiale per una riforma urgente sollecitata da una conferenza stampa portata avanti da due protagonisti di Terra Futura, la grande mostra convegno avvita da dieci anni a Firenze per mettere in circolazione e condividere le buone pratiche di società civile, istituzioni e imprese. Tanti dei temi trattati in questi anni dimostrano che le soluzioni proposte, considerate una fantasia per “anime belle”, sono ora l’unica via d’uscita da un sistema impazzito. Se non si tocca il meccanismo della “finanza casinò” diventa impossibile risolvere i problemi sociali dei territori. Proprio in questi giorni è stato reso noto lo studio dell’Ocse da cui risulta la forte elusione fiscale da parte delle società multinazionali: con il meccanismo dei paradisi fiscali finiscono per pagare un’aliquota media del 5 per cento contro il 30 per cento che grava su piccole e medie imprese.

Non basta solo la denuncia quindi. Alla di là della retorica occorre apprendere, a livello popolare, la grammatica della finanza e dell’economia. Non dovrebbe essere,ad esempio, difficile comprendere quanto ha confessato un banchiere come Cesare Geronzi (Capitalia, Mediobanca, Generali,…) nel recentissimo libro intervista con Massimo Mucchetti (Confiteor, potere banche e affari): «Chi fa il mestiere che ho fatto io, riesce a spiegare tante cose soltanto come il risultato di solidarietà occulte e inconfessabili».

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