Come essere dimenticati

Chi era Giovanni Testori e quanti l’hanno veramente capito?

Quasi 40 anni fa moriva in ospedale a Milano il veramente grande scrittore oggi dimenticato (vergogna) Giovanni Testori, rispondendo, a chi tentava di consolarlo, che se Cristo non era anche lì da lui non era da nessuna parte.
Di Cristo Testori oltre a moltissime pagine scrisse una frase abissale, che mi porterò ben oltre la tomba: «Cristo è tutto, è l’inevitabilità e la tensione. Senza Cristo non si può fare nulla».
In una vita travagliata, cocente e drammatica, mise insieme una quantità di pagine impressionante per il numero ma molto più per la profondità e la varietà direzionale dell’invenzione, della ricerca, della scoperta.

Per evitare al lettore un cammino troppo lungo mi limito a indicargli le pagine a mio parere meno trascurabili, anzi, le memorabili: Conversazione con la morte; Factum est; Ambleto; Macbetto; Edipus; Interrogatorio a Maria; In exitu (il suo maggior capolavoro); le pagine colloquiali di La maestà della vita e le numerosissime di grande critica d’arte. Il tutto reso familiare e fraterno dentro l’erudizione e la chiamata a condividere verità e arte.

Eppure pochi hanno capito seriamente qualcosa di lui, preferendo in qualche modo classificarlo tra le povere etichette letterarie e culturali che impediscono di realmente conoscere e fanno credere di aver conosciuto.
Certo non ci voleva poco a capirlo, ci voleva molto; soprattutto di scorticarsi ed esporsi esistenzialmente al lettore, cosa che lui ha fatto, a volte anche troppo, ma sempre meglio che nel facile niente letterario di moda.

Oggi ci vorrebbe di nuovo la penetrante introspezione di Carlo Bo a interpretarlo, e quella rara di cristiani veramente “anonimi”, direbbe Karl Rahner, per ritrovarlo fratello e “compagno di strada”.

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