Come educare la volontà ?
“Abbiamo tre figli ancora abbastanza piccoli, che ci appaiono spesso indolenti e pigri; se gli chiediamo di fare qualcosa, come per esempio ordinare la loro stanza o aiutare ad apparecchiare per il pranzo, facilmente si ribellano. Ci sembra che abbiano una volontà un po’ debole, per cui ci siamo chiesti tante volte come fare per aiutarli a crescere in questo aspetto così importante della vita. Che consiglio ci potete dare?”. Luigi e Silvia – Cosenza Effettivamente oggi si impone sempre di più la necessità di una educazione della volontà dei nostri figli, in quanto all’autoritarismo di un tempo si sta sostituendo un permissivismo senza freni, che alimenta giovani fragili ed insicuri. Il bambino nei suoi primi anni di vita si regola istintivamente secondo il “principio del piacere”: ciò che gli piace lo soddisfa e lo spinge a volere per sé e ad imporre agli altri i suoi desideri. Non è detto che ciò sia sempre male, né che si tratti sempre di capricci, perché il bambino obbedisce all’istinto di conservazione; tuttavia, finché egli è dominato da questa esclusiva ricerca del piacere, di ciò che gli fa comodo, la sua volontà non è certo matura. L’arte dell’educare consiste nel far scoprire al bambino tutti i doni nascosti nelle sue piccole rinunce. Egli infatti non rinuncia facilmente ad una soddisfazione se non per un’altra ancora più grande; non si tratta di dire dei no e basta, ma di motivarli nella prospettiva di un bene maggiore. Certamente non è tutto facile; dire un “no” oppure “tu devi” costano sia a chi li dice sia a chi deve accoglierli, ma dobbiamo essere fermamente convinti come genitori quanto questo sforzo sia educativamente benefico affinché, di fronte alle inevitabili difficoltà future, i nostri figli non si avviliscano né si tirino indietro. Con i bambini più piccoli non sarà necessario fare lunghi ragionamenti persuasivi, in quanto essi hanno conoscenze ed esperienze ridotte, ma occorrerà acquistare la loro fiducia attraverso il nostro amore costante e con brevi frasi-invito suggerite con allegria e sicurezza. Si tratta di chiedere piccole cose, ma con decisione; uno dei primi rinforzi della volontà del bambino inizia, per esempio, quando gli si insegna a mangiare usando le posate anziché le proprie mani. Se poi la coppia è unita in questo sforzo educativo, il bambino sarà ancora maggiormente spinto ad imitare e ad ascoltare i suoi genitori. Più tardi ovviamente i campi di azione si ampliano, ma dobbiamo sempre evitare relazioni troppo rigide e conflittuali, così come relazioni troppo accondiscendenti. Nel primo caso, infatti, si educherebbero individui incapaci di autonomia volitiva, nel secondo individui che obbediscono solo all’impulso e all’occasionalità, incapaci di perseguire mete precise. Il cammino sarà lento e progressivo, perché l’educazione della volontà andrà di pari passo con la scoperta e l’interiorizzazione dei valori fin quando la persona approderà al traguardo: “Voglio, desidero ciò che devo”. La pregnanza affettiva della richiesta è il primo passo richiesto a noi genitori, poi la testimonianza e la coerenza (vivere in prima persona ciò che chiediamo). Sono importanti anche pazienza e lungimiranza, consapevoli che il cammino di ogni persona verso il bene è lento e progressivo. LE NOSTRE STORIE: UN PADRE RACCONTA GLI AMICI INTELLETTUALI Con i miei cinque figli c’è un rapporto molto profondo; ora che sono quasi tutti sposati ancora mi raccontano le loro vicende dell’ufficio, le loro difficoltà, ecc. Io sono stato con loro piuttosto tollerante, ho cercato di dare sempre più importanza al dialogo anziché al bel voto a scuola o all’osservanza delle norme del galateo. Ho detto dei no decisi, ma li ho riservati ai momenti importanti, non li ho sprecati; ero cosciente che, se avessi abusato dei no, quando poi sarebbe venuto il momento in cui avrei dovuto veramente usarli, non avrei avuto successo. Una sera uno di loro, Luigi, che aveva allora 16 anni, mi ha comunicato che da quel momento intendeva uscire con un gruppo di amici intellettuali, che rincasavano sempre alle 3 di notte. Io sospettavo che tra loro si facesse uso di spinelli; se si è giorno per giorno attenti, certe cose si intuiscono. Ne ho discusso con mia moglie e poi ho parlato con Luigi; non ho detto che non poteva uscire con i suoi amici, anzi che eravamo contenti perché ci sembravano ragazzi intelligenti, ma non potevamo concedergli di ritornare più tardi di mezzanotte. Poiché però non c’era nessuno che potesse riaccompagnarlo a casa a quell’ora “insolita”, dato che il gruppo rincasava a notte inoltrata, ha desistito nel giro di due settimane, mostrando un certo nervosismo nei nostri riguardi. Qualche mese dopo mi ha confidato che era contento di non frequentare più quel gruppo di amici perché aveva scoperto, con sua grande meraviglia, che facevano uso di marijuana. Spaziofamiglia@cittanuova.it