Come ci cureremo nei prossimi anni?

Anche la medicina, come tutti gli accadimenti di questa nostra epoca, è in rapida evoluzione. Oggi abbiamo un esercito di persone che vivono a lungo, a condizione che si sottopongano a controlli clinici e terapie continui. Si pensi agli ipertesi, ai diabetici, ai parkinsoniani, ai malati oncologici, a quelli colpiti da Aids, ai depressi, ai malati d’Alzheimer. Certamente, se non fossero stati scoperti farmaci importanti come gli ipotensivi, l’insulina, gli antibiotici, la vita media della popolazione non avrebbe raggiunto quei traguardi che solo quaranta anni fa erano inimmaginabili. Ma la scienza corre ed impone alla medicina di guarire di più e di curare di meno. Nell’era della globalizzazione i tempi che separano le scoperte scientifiche dalle ricadute pratiche sono sempre più brevi. Ciò fa sperare che tra qualche anno possa essere elaborato un vaccino per l’Aids, che cellule staminali guariscano gravi malattie del sistema nervoso o muscolare. Grazie alla scoperta del genoma umano sarà possibile disporre di farmaci individualizzati e sapere a quali malattie ciascuno di noi sarà predisposto, con uno storico passo in avanti della prevenzione. Per non parlare della Tac multistrato, già attuale ed in grado di farci individuare tumori così piccoli da essere asportabili radicalmente e senza recidive. Si sta lavorando molto anche nel campo dei trapianti. Tra poco la possibilità di trapiantare organi da donatori non umani sarà una realtà grazie a manipolazioni genetiche sull’animale donatore e ciò consentirà di superare il problema del rigetto e della carenza cronica di donazioni. Il progressivo invecchiamento della popolazione impone la necessità di mantenerci il più possibile in buona salute. Da ciò la necessità di rendere i servizi sanitari più efficienti ed efficaci, riducendone i costi, problema di tutti i governi, specialmente nei paesi occidentali. Cenni brevi ed incompleti, ma già sufficienti a farci sperare in un futuro migliore. Tuttavia l’ottimismo si riduce quando inquadriamo queste prospettive nella realtà attuale. Se non sarà promossa una giustizia sociale globale, con condizioni nutrizionali ed ambientali misurate sulle esigenze dell’uomo e non sul guadagno, servirà poco sapere che siamo geneticamente predisposti al diabete o al cancro del polmone. Lo smantellamento delle lobbies dell’alimentazione, di quelle del petrolio e del tabacco e la loro sostituzione con fonti d’energia meno inquinanti, sono problemi che deve affrontare la politica: la scienza e la medicina possono e debbono collaborare, ma non risolvere. Che cosa importa ad un bambino sapere che si scoprono antibiotici sempre più potenti, se non può disporne e non riceve un’alimentazione adeguata per l’estrema povertà della sua gente?

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