Comboniani: no all’accordo italo libico sui migranti

Decisa presa di posizione dei missionari comboniani italiani contro il «patto scellerato» che condanna ai lager chi cerca rifugio. Una denuncia accompagnata da una serie di proposte alternative nei rapporti con i Paesi africani
AP Photo/Mohamed Ben Khalifa

Certa informazione resta fedele ad immaginare l’evanescenza dei politici credenti come docili pedine manovrate dalle gerarchie ecclesiastiche. Il Vaticano, così, si sarebbe ridotto a fare pressing sui centristi di Alfano per far passare la legge di cittadinanza agli stranieri, conosciuta impropriamente come Ius soli. Tale tesi, riportata da Il Fatto a Il Giornale, più che confermare la persistente ingerenza d’Oltretevere sulla laicità dello Stato italiano, sembra descrivere un potere calante e sempre più marginale.

Se la Chiesa è invece, secondo una felice definizione giovannea, “fontana del villaggio” vuol dire che si offre per dissetare di significato ogni persona. In tal senso diventa difficile immaginare, al tempo di Francesco, accordi segreti tra gli esponenti del governo italiano e quelli della Santa Sede per dare via libera a leggi dello Stato. Può accadere, infatti, che il ministro degli Interni Marco Minniti discuta pubblicamente con il cardinal Ravasi nella manifestazione de Il cortile dei Gentili, senza per questo impegnare i credenti nell’adesione alla politica dei flussi migratori inaugurata dall’esponente del Pd. D’altra parte lo stesso esponente politico, di lunga militanza nel Pci e consolidata esperienza in materia di difesa e sicurezza, maturata anche nella trasversale Fondazione Icsa, ha distinto le politiche governative di contenimento dei flussi migratori dall’approvazione della legge della cittadinanza che ritiene,invece, necessaria e opportuna.

In tale contesto dialettico si deve registrare la forte presa di posizione dei missionari comboniani  emessa il 14 settembre 2017  che, oltre a sostenere la legge sulla cittadinanza, si dicono «profondamente indignati per quanto sta avvenendo ai migranti nel Mediterraneo, per noi “carne di Cristo”, come ama ripetere Papa Francesco».

I religiosi si definiscono «a lungo ospiti di tanti popoli d’Africa che ora bussano alla nostra porta»  e si dichiarano «inorriditi che Mare Nostrum si sia trasformato in Cimiterium Nostrum, tomba per oltre cinquantamila migranti».

Fuori da ogni genericità, i missionari nati con una particolare attenzione all’Africa, giudicano «scandalosa la campagna contro le organizzazioni non governative (ong), accusate di collaborare con gli scafisti, mentre invece hanno salvato tante vite umane», ma, in particolar modo, esprimono una forte contrarietà verso «la politica dell’Africa Compact: una serie di accordi per forzare i governi africani del Nordafrica e del Sahel a bloccare i migranti nei loro Stati» giudicando gravemente «l’accordo fatto dal governo Gentiloni (con la benedizione dell’Unione Europea!) con la Libia nella persona di Fayez al-Sarraj, leader del Governo di accordo nazionale, che rappresenta ben poco in quel Paese».

La contestazione verso il governo italiano vuole mettere in evidenza che «la Libia è un Paese frantumato in mille pezzi, in conseguenza della guerra assurda che noi abbiamo fatto contro Gheddafi (2011). E così l’Italia si è accordata con le milizie e la guardia costiera di al-Sarraj per bloccare i migranti nell’inferno libico dove sono torturati, stuprati o destinati a morire nel deserto di sete, come ha denunciato l’Onu».

Un accordo, sottolineano i missionari, che si è rivelato possibile grazie alla «promessa di tanti soldi (si parla di sei miliardi di euro!)» allo stesso modo di come ha fatto la Unione europea con Erdogan per «trattenere in Turchia oltre tre milioni di rifugiati siriani e così bloccare la rotta balcanica».

La condanna dei comboniani  arriva senza nessuna mediazione verso un accordo definito «scellerato» e tale da costituire «il naufragio dell’Europa come patria dei diritti».

Citando un comunicato di Medici senza frontiere che si rivolge alla coscienza collettiva dei cittadini e dei leader dell’Europa davanti al dramma che i migranti e i rifugiati stanno vivendo in Libia, i missionari contestano una politica miope condizionata ai tempi elettorali e invocano un deciso cambiamento di rotta nella strategia verso i Paesi africani a partire dall’apertura di corridoi umanitari per chi fugge da situazioni drammatiche assieme all’embargo sulla vendita di armi italiane agli stati africani.

Entrando sempre più nel dettaglio i religiosi missionari fondati da Daniele Comboni chiedono l’adozione di «una seria politica economica verso questi Paesi con forti investimenti, non ai governi, ma alle realtà di base per permettere ai popoli d’Africa di rimettersi in piedi» assieme alla «sospensione delle nostre politiche predatorie nei confronti dell’Africa, ricchissima di materie prime». Nella loro analisi i missionari considerano dannosi («creeranno più fame») gli Accordi di partenariato economico (Epa) che la Ue ha imposto ai Paesi africani con la conseguenza che andrebbero sospesi quanto prima.

Istanze e proposte dal forte impatto politico che, pur se in evidente controtendenza con l’agenda dei partiti prevalenti, non resta confinata nel silenzio o affidata a pressioni lobbistiche ma si fa denuncia e proposta affidata alla coscienza di tutti.

 

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