Combattere l’evasione fiscale con una lotteria?

Nella legge di bilancio c'è la proposta di estrarre a sorte gli scontrini e dare un premio ai fortunati. Ma in un Paese come il nostro in cui l’azzardo è di massa, questo potrebbe essere un boomerang. I rischi della proposta secondo l’economia comportamentale
scontrini ansa

Su cittanuova.it abbiamo già discusso di “nudge”, un approccio che, partendo dai risultati dell’economia comportamentale, introduce forme di incentivo che incoraggino i cittadini a tenere i comportamenti desiderabili. Grazie alla conoscenza della struttura psicologica dei nostri comportamenti, promette di intercettare quegli “interruttori” che ci spingono verso una certa azione.

 

Seguendo questa idea, con la legge di stabilità in discussione il nostro governo propone di combattere l’evasione fiscale con l’introduzione di una lotteria fiscale: dal 2018 scontrini e fatture diventerebbero biglietti affidati alla dea bendata. L’idea non è nuova, anche nel 2010 si parlò di “scontrini gratta e vinci”.

 

Naturalmente trattandosi di evasione fiscale, che nel nostro paese è una vera e propria voragine da oltre 100 miliardi di euro, ogni proposta va presa sul serio. Ma parlando di lotteria dobbiamo complicare il ragionamento e chiederci, proprio a partire da una conoscenza più puntuale di comportamenti, preferenze e incentivi, se un dispositivo di questo tipo produca più vantaggi o più svantaggi.

 

Innanzi tutto occorre rilevare che la struttura psicologica dei nostri comportamenti non è omogenea come non sono omogenee le nostre preferenze. Parlando di imposte, con una semplificazione, possiamo immaginare che una quota di cittadini sia propensa ad evadere (“lo stato mi ruba i soldi”), una quota propensa a contribuire (“le tasse sono belle”), una parte orientata da un sistema di norme percepite più o meno punitive (“le tasse tocca pagarle”).

 

Quando introduciamo un incentivo dobbiamo chiederci quale sarà l’effetto sulle diverse tipologie di soggetti, perché il rischio è certamente di incoraggiare alcuni, ma di creare effetti di spiazzamento per altri. In una situazione come quella italiana dove l’azzardo è una patologia di dimensioni rilevanti, questa proposta rischia di rinforzare l’idea di uno stato biscazziere, spiazzando peraltro i messaggi che ci vengono trasmessi di capacità di recupero dell’evasione con gli strumenti tradizionali. Inoltre la lotteria rischia di agevolare anche gli evasori parziali che così verrebbero doppiamente premiati.

 

D’altro canto l’esperienza portoghese racconta che l’efficacia di una tale misura  è molto limitata. Perché allora non ricercare altri dispositivi ed incentivi per combattere l’evasione? In fondo oggi con i sistemi informativi (vedi la fattura elettronica e la tracciabilità dei pagamenti) ci sarebbero le condizioni tecniche per sperimentare strumenti come il cosiddetto “contrasto di interessi”, che consente di detrarre le spese documentate dal reddito lordo. E’ un’esperienza già sperimentata in Italia per le detrazioni sulle ristrutturazioni edilizie ed utilizzata come base dell’impianto fiscale degli Stati Uniti. Oppure, si potrebbero osare soluzioni più ardite come la moneta elettronica.

 

Ma oltre a questo bisognerebbe riprendere altre forme di “nudge” come l’esposizione del costo di produzione nelle ricevute dei servizi pubblici erogati a tariffa agevolata: conoscere il valore dei servizi è un modo per dare peso al contributo che i cittadini versano alla comunità. Sapere come vengono utilizzate le imposte rappresenta un incentivo a contribuire.

Indubbiamente su questi temi non esiste la bacchetta magica, ma la scelta e le dosi dei vari strumenti per una “compliance” fiscale non può non tenere conto delle ricadute che vanno oltre la sfera meramente fiscale, ma considerare in un orizzonte più generale su quali presupposti vogliamo fondare il patto sociale che ci tiene insieme come comunità.

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