«Coltiviamo il desiderio di futuro»
«Occorre immaginare e sperimentare una nuova cultura in tutti i campi della vita sociale: dalla famiglia alla politica, all’economia. Cioè la cultura delle relazioni. Principio della sapienza è il sincero desiderio di istruzione, la cura dell’istruzione è amore. Non è un caso che a Loppiano abbia sede, da qualche anno, l’Istituto Universitario Sophia eretto dalla Santa Sede». Papa Francesco si era espresso così ai primi di ottobre, con uno sorprendente videomessaggio inviato per il 50° della Cittadella internazionale di Loppiano, in cui ha voluto menzionare anche Sophia (in greco appunto “sapienza”) tra le esperienze che vi hanno trovato casa. E non poteva esserci un saluto più apprezzato ad aprire la festa per il settimo anno accademico di Sophia.
La sala affollata dell’Auditorium ha accolto con particolare gratitudine anche il messaggio inaugurale di Maria Voce, recentemente riconfermata presidente del Movimento dei Focolari per il prossimo sessennio e, in quanto tale, anche vice-gran cancelliere dell’Istituto. Una forte eco ha trovato il suo invito, rivolto a coloro che partecipano all’avventura di Sophia, a farsi «ricercatori di quella verità che prende forma dall’incontro, dal dialogo, dall’amore reciproco quotidianamente rinnovato».
Un invito che riconduceva ancora una volta al “luogo” da cui prende sostanza ogni giorno, nella vita accademica, «quell’intreccio fecondo di vita e pensiero che qualifica Sophia nella sua essenza», formando in ciascuno – secondo un’espressione di Chiara Lubich che papa Francesco ha definito «geniale» – la figura di un “uomo-mondo”, capace di dilatare sé stesso «sulla misura dell’amore di Gesù senza misura» e «di innestare in ciò che parla di morte un principio di risurrezione», fino a farci «artefici di unità».
Della forza dei luoghi dell’anima ha parlato anche il messaggio del gran cancelliere dell’Istituto, arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori che non ha potuto essere presente di persona, quando ha ricordato che «il luogo da cui Sophia rilegge l'intera realtà è la comunione; una comunione vissuta che si fa scuola, e da cui scaturisce una nuova cultura».
Come sempre, ha attraversato in ampiezza e profondità le possibilità di tale cultura la prolusione affidata quest’anno ad Elena Granata, docente del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e presso lo Ius. Il suo intervento, una esplorazione del nuovo che si svela a partire dalla cultura dell’unità – titolo: “Dalle finestre di Sophia. Il paesaggio come valore culturale, tra cura e natura” – ha saputo proporre con maestria un cammino impegnativo: «Nel paesaggio è inscritta la nostra storia, quello che sappiamo e quello che sappiamo fare, la nostra creatività e la nostra immaginazione, le nostre risorse economiche e culturali, gli ingredienti del nostro cibo e le materie prime del sapere delle nostre mani… Eppure c’è un grido del paesaggio che dobbiamo imparare ad ascoltare. Quello del paesaggio è un tema politico e culturale, interdisciplinare, che interroga tutta la comunità, perché rivela che idea abbiamo del giusto, del bello e del brutto. Ciò che ci circonda parla di noi e dice chi siamo».
Ecco perché parlare di paesaggio significa fondamentalmente “pensare al futuro”, tutelare e difendere ciò che ci è stato consegnato dai nostri padri e, soprattutto, domandarci chi vogliamo essere per i nostri figli e quale mondo costruiamo per loro. «Non accontentiamoci di soffermarci sulla bellezza ereditata, rendendo sterile il pensiero: coltiviamo il desiderio di futuro», ha concluso.
Di un triplice impegno a «contemplare, ringraziare e condividere» ha parlato infine il preside Piero Coda al centro della sua relazione, quando ha commentato l’avvio del settimo anno accademico, sottolineando che il 7, nella tradizione biblica, non è un numero qualunque, tanto più accanto al numero 50 che quest’anno descrive l’età della Cittadella di Loppiano giunta al suo 50° compleanno: «Nella Bibbia il 50 ricorda l’anno giubilare mentre il 7 gli anni sabbatici e la sacralità del settimo giorno, dedicato al riposo in onore del Signore – ha spiegato il Preside –. Sophia è un minuscolo seme ma raccoglie una grande promessa: facciamone calcolo».
Un frutto maturo, nell’anno che si apre, sarà certamente – alla fine del mese di febbraio 2015 – il conferimento del primo dottorato honoris causa in Cultura dell’unità da parte di Sophia, riconoscimento che andrà al Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I.