Colombia e accordo umanitario

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La liberazione di Consuelo Gonzalez de Perdomo e Clara Rojas, che per oltre sei anni sono state ostaggio nella profonda selva colombiana della guerriglia delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), ha provocato una corrente di gioia nel mondo. Ha anche alimentato la speranza che la liberazione degli altri 44 ostaggi (tra cui Ingrid Betancourt), sequestrati per motivi politici, sia possibile. La liberazione doveva essere un atto umanitario,ma in realtà si è trattato di un gesto politico. Secondo il diritto internazionale, un accordo umanitario è firmato dalle parti per umanizzare il conflitto armato e per alleggerire il giogo della violenza sui civili. Lo scambio di prigionieri, in questo contesto, è consuetudine. La liberazione delle due donne, però, non è avvenuta nel quadro di un accordo umanitario. È stato il modo scelto dalle Farc per riconoscere l’attenzione internazionale ricevuta grazie soprattutto agli sforzi di Hugo Chavez. È stato pure uno sberleffo al presidente colombiano Alvaro Uribe, da sempre restio all’accordo umanitario, per non dare alle guerriglie legittimità politica. Conseguenza: le relazioni tra Colombia e Venezuela sono oggi pericolosamente tese. La liberazione di Consuelo e Clara è stata un gesto di grande significato. Dimostra che le Farc sono disponibili al dialogo. Ed è questo dialogo con gruppi insurrezionali, per quanto complicato e rischioso, che è necessario in Colombia per arrivare alla soluzione di un conflitto che dura da quasi mezzo secolo nella indifferenza della opinione pubblica internazionale, alimentato da risentimenti storici profondi e finanziato dalle catene transnazionali del narcotraffico. Qualche tempo fa ho incontrato a Medellín, Alberto, un bambino di 12 anni. Quando una notte alcuni guerriglieri hanno ucciso il papà, Alberto con la mamma e i fratellini hanno raccolto le poche cose che avevano, abbandonando l’umile casa di campagna e raggiungendo la città. Un giorno, fissandomi con due occhioni tristi, Alberto mi ha regalato una barchetta di carta. È la barca dei miei sogni, e voglio che ci saliamo insieme, mi ha detto. Sulla fiancata abbiamo scritto insieme la parola pace. È di pace che i colombiani onesti hanno urgenza. La pace può venire solo da una politica che considera la vita un bene supremo, e la rispetta. Ingrid Betancourt e tutti i sequestrati non possono essere usati come pedine di una cinica e macabra logica di guerra. Per questo, un accordo umanitario, davvero umanitario, è urgente in Colombia. Potrebbe essere il primo passo verso un processo di pace fruttuoso.

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