Colombia: astensionismo sconfitto, avanza la destra
Ivan Duque, del Centro democratico, e Gustavo Petro, della coalizione che porta il suo nome, si disputeranno al secondo turno l’incarico di presidente della Repubblica colombiana il prossimo 17 giugno. Il 39% dei voti sono stati raccolti da Duque, che è candidato della destra e alleato dell’ex presidente Alvaro Uribe. Petro, ex sindaco di Bogotà, la capitale del Paese, ha invece raccolto il 25% dei voti. Ha ottenuto il 23,7% Sergio Fajardo, di Coaliciòn Colombia, vicino all’attuale governo, che rimpiange il fatto di non aver ottenuto l’appoggio di Humberto de la Calle, negoziatore del trattato di pace con le Farc, che presentatosi in solitudine ha disperso voti, raccogliendo un magro 2%. Col 7,2% dei voti resta a grande distanza l’ex vice presidente della repubblica, German Vargas.
Se, per essere precisi, queste non si possono definire come le prime elezioni in Colombia in tempo di pace in più di 50 anni, perché esiste ancora un gruppo guerrigliero in conflitto col governo di Bogotà, l’Eln, sicuramente sono le elezioni che si sono svolte in un clima di maggiore serenità. Questa domenica il 52% dei colombiani aventi diritto al voto ha partecipato alle elezioni politiche. È la prima volta da quando le Farc si sono trasformate in partito politico, mentre sono in corso negoziati per arrivare alla firma della pace anche con l’Eln.
Le votazioni si sono svolte con assoluta regolarità e nel giro di due ore dalla chiusura dei seggi erano già stati diffusi i risultati del voto. Il clima pacifico ha consentito di sconfiggere l’astensionismo paventato da molti analisti: sebbene il 52% possa sembrare un risultato non proprio eccezionale, in questo Paese dove l’astensione è tradizionalmente alta – fino al 60% – il risultato appare più che buono, tenendo conto che in zone urbanizzate come il distretto della capitale la partecipazione ha superato il 70%.
Si annunciano ora tre intense settimane di dibattito politico, fortemente polarizzato. Se Duque rappresenta una visione di destra e liberista sul piano economico, Petro si richiama nella sua proposta agli ideali della sinistra. Il tema centrale sono gli accordi di pace già firmati e quelli attualmente in corso in un Paese che sta assaporando il gusto della pace e della normalità, soprattutto nelle zone di conflitto lontane dai grandi centri urbani. Duque ha limato alcuni aspetti dell’opposizione radicalizzata del suo leader, Uribe, acerrimo oppositore delle concessioni fatte alle Farc col trattato di pace. Petro difende invece il processo avviato di pacificazione. Ma nel mezzo c’è il “come” costruire una crescita economica che possa essere avvertita da tutti i colombiani. Il Paese registra in effetti livelli record di disuguaglianze sociali. Ma le idee di sinistra non hanno grande presa nel Paese, per cui Petro raccoglie un alto indice di rifiuto in alcuni sondaggi. E ciò dà maggiori chance alla proposta di Duque, per il quale c’è chi scommette che ha l’80% delle probabilità di vincere a giugno. Bisognerà vedere cosa avverrà nel centro dello schieramento politico in queste tre settimane.
Intanto, nella gran parte dei distretti elettorali si legge con ottimismo la maggiore partecipazione alle urne e la presenza in particolare dei giovani. Avanza la pace, cresce la democrazia. Pare che questo nessuno oggi lo possa più negare.