Collaborazione, la chiave per ripartire

Alice Bianchin, giovane della provincia di Treviso, ha rilevato e rilanciato il negozio di ottica in cui lavorava. Credendo prima di tutto nel fare rete con il territorio
Alice Bianchin

Gli ultimi dati Istat sulla disoccupazione giovanile, lo sappiamo, sono allarmanti: difficile che a un ragazzo o ragazza venga voglia di spendersi in un mondo del lavoro che pare essere del tutto chiuso. Eppure c'è chi non si fa scoraggiare, ed osa addirittura diventare imprenditore.

È il caso di Alice Bianchin, ventinovenne di Farra di Soligo (Treviso), che lo scorso settembre ha rilevato e soprattutto rivoluzionato il negozio di ottico in cui lavorava come commessa da quasi dieci anni. «Quando ho finito le scuole superiori – racconta Alice – avrei voluto proseguire gli studi, ma non potevo permettermelo. Così ho cercato un lavoro, e questa è stata l'opportunità che mi si è presentata». I primi tempi sono stati duri, perché «mi chiedevo se il mio futuro fosse tutto in quei 25 metri quadrati di superficie del negozio»; poi però quella che era nata come una soluzione quasi obbligata è diventata una passione, e Alice ha deciso di rimettersi sui banchi per ottenere il diploma di ottico. Anche questo un passo non scontato: «Per più di un anno sono andata a Bologna tutti i fine settimana per seguire i corsi, dato che non potevo abbandonare il lavoro – prosegue Alice -, e ho dovuto contrarre un mutuo di 12 mila euro per pagarli. Ma avevo fiducia che stavo facendo la cosa giusta».

Nel 2013 il titolare del negozio manifesta l'intenzione di lasciare l'attività, e per Alice si aprono tre alternative: sperare che davvero qualcuno rilevi il negozio e mantenga il suo posto di lavoro; cercare, nel dubbio, un'altra occupazione; o diventare lei stessa la nuova titolare. Pur tra tante esitazioni, sostenuta dalla famiglia, la ragazza decide di cogliere la palla al balzo: rileva l'attività, trova una nuova sede, e a settembre apre un negozio del tutto rinnovato. L'idea è quella di puntare non sui grossi nomi, dai prezzi spesso poco accessibili, ma su un nuovo marchio che dà anche il nome al negozio – «Contrasto occhiali» -, interamente prodotto con materiali e lavorazioni di qualità dalle occhialerie del vicino Cadore. Il tutto condito da un prezzo accessibile e da una nuova linea di design, che, come spiega Alice, «è molto varia perché vuole valorizzare ciascuno: ognuno è diverso, per questo ho scelto il nome Contrasto».

Ma l'intuizione più grande, probabilmente, è che fare business – soprattutto in un paesino di 3000 abitanti sulle colline venete – è prima di tutto rapporto con il territorio: «Se non uniamo le forze, non andiamo da nessuna parte – afferma Alice senza mezzi termini -: per questo da subito ho cercato di fare rete con altri esercizi della zona, così da condividere le nostre conoscenze e competenze e offrirle insieme ai clienti».

Così sono nate iniziative come «Guardami», in cui Alice ha lavorato insieme ad una parrucchiera e ad un'estetista per creare una «filiera» che va dall'accessorio – «perché oggi l'occhiale è un accessorio», specifica Alice -, all'acconciatura, al trucco. Un'iniziativa che è diventata di fatto un pomeriggio di festa nel suo negozio che ha riunito quasi 300 persone intente a provare occhiali e a farsi fare la messa in piega, ma soprattutto a fare conoscenza: «Un pomeriggio del genere ci ha rivoluzionato un mese intero – racconta Alice -: grazie a questo abbiamo conosciuto persone nuove, loro hanno conosciuto noi, e questa è stata la base per un rapporto di fiducia con i clienti e tra professionisti che va oltre i semplici affari. Ci sentiamo sempre dire che il mondo del lavoro è cambiato, ma la vita stessa è un costante cambiamento in cui siamo tutti legati: per questo credo che la parola chiave sia collaborazione».

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