Collaborare è possibile
La notizia dell’incontro, avvenuto ieri 23 maggio, tra papa Francesco e lo sceicco professor Ahmad Muhammad al-Tayyib, grande imam di al-Azhar, era trapelata da giorni ed era atteso con interesse e anche qualche trepidazione. I rapporti tra il centro musulmano de Il Cairo, tradizionale punto di riferimento fondamentale per l’Islam sunnita, e il Vaticano si erano notevolmente raffreddati dopo l’incidente di Ratisbona nel 2006. In quell’occasione la famosa citazione riportata da Benedetto XVI aveva creato reazioni di diverso carattere e misura all’interno dell’universo-Islam. Con molti rappresentanti, sia religiosi che culturali, il rapporto si era ristabilito nel giro di qualche tempo, ma al-Azhar era rimasto a debita distanza e la situazione si era aggravata ulteriormente cinque anni più tardi, quando, ancora papa Ratzinger, dopo l’attentato alla cattedrale copta di Alessandria del Capodanno 2011,era intervenuto sulla necessità di proteggere i cristiani in Egitto e in Medio Oriente. Il governo egiziano aveva risposto richiamando il proprio ambasciatore presso la Santa Sede, mentre al-Azhar aveva, di fatto, sospeso ogni tipo di collaborazione con la sede della Chiesa cattolica.
Da subito, il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso si era adoperato per ricucire la frattura, un lavoro paziente di anni. Infatti, come ha dichiarato in un'intervista, rilasciata nei giorni scorsi, ad Avvenire, dal prof. Wael Farouq, egiziano, musulmano, docente di lingua araba all’Università americana de Il Cairo e alla Cattolica di Milano, «l’università di al-Azhar rimane indiscutibilmente il punto di riferimento che vanta più seguito nella componente sunnita della umma». Inoltre, riconosce lo stesso studioso, si tratta di un centro «che sta facendo un percorso in senso riformista del pensiero islamico, teso ad una maggiore apertura». Si comprende, quindi, la delicatezza della ricucitura paziente di questi rapporti, soprattutto dopo l’avvento al soglio pontificio di Francesco, fautore e testimone della "cultura dell’incontro", che – riconosce ancora lo stesso esponente accademico musulmano – rappresenta uno dei pilastri del suo pontificato. Un segnale di cambiamento, da parte della massima autorità di al-Azhar era stato captato nel marzo scorso, quando l’imam, nel corso di un discorso al Bundestag di Berlino, fra l’altro, aveva detto: «Incontrerò il papa non appena possibile».
L’atteso incontro di ieri, ha dichiarato alla Radio Vaticana il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, «si è svolto in un clima di grande amicizia. Non si è parlato del passato, ma del presente e del futuro. C’è un vivo desiderio, da parte dei nostri partner, di riprendere il dialogo. (…) E se “risusciterà” la Commissione del 1998, penso che ci sarà un’intensificazione dei contatti. Quindi è stato un bel traguardo, in un clima di grande amicizia. Devo dire che personalmente non mi aspettavo tanto».
In effetti, il colloquio, molto cordiale, come hanno dichiarato le fonti vaticane, è durato circa 30 minuti, durante i quali i due interlocutori hanno rilevato il grande significato di questo nuovo incontro nel quadro del dialogo fra la Chiesa cattolica e l’Islam. La conversazione si è incentrata sul tema del comune impegno delle autorità e dei fedeli delle grandi religioni per la pace nel mondo, il rifiuto della violenza e del terrorismo, la situazione dei cristiani nel contesto dei conflitti e delle tensioni nel Medio Oriente e la loro protezione. A seguire, si è poi svolto uno scambio fra le due delegazioni ufficiali, quella che accompagnava l’autorità musulmana de Il Cairo, e quella del Vaticano, che comprendeva, oltre al presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, anche il segretario, monsignor Miguel Ayuso Guixot.
La sintesi più efficace di questo momento sta, probabilmente, nelle parole di papa Francesco che, secondo l’entourage di al-Tayyib, ha affermato: «Il messaggio è l’incontro». Un momento di questo genere rafforza, infatti, l’immagine di quanto le religioni possano stare dalla parte della soluzione alle problematiche odierne. Studiosi e giornalisti musulmani, intervistati in questi giorni, hanno infatti sottolineato come papa Francesco sia sempre più visto non tanto come un capo religioso della Chiesa cattolica, ma, piuttosto, come un vero leader mondiale, un punto di riferimento per tutti gli uomini che credono e quelli di buona volontà in genere.
Commentando l’incontro fra i due leader religiosi, l’esperto torinese di Islam, don Andrea Pacini, ha definito il momento odierno «molto significativo». Al-Tayyib – secondo Pacini –, in quanto massimo responsabile di un’istituzione non solo religiosa ma anche culturale, universitaria, «potrà veramente giocare un ruolo fondamentale per reimpostare il dialogo tra Islam e cultura, tra i tanti Islam esistenti all’interno della grande fede islamica, cioè tra le correnti che spesso non hanno potuto vivere, anche nell’epoca più recente, un dialogo fecondo tra loro». Da più parti si guarda al centro religioso e di ricerca de Il Cairo per riuscire a «incidere, sul mondo musulmano in generale, affinché una rinnovata interpretazione dell’Islam con la modernità – aperta al dialogo con le altre fedi – possa non rimanere solo appannaggio di pochi centri specialistici ma, davvero, diventare materia di insegnamento e di processi educativi all’interno del mondo musulmano e non solo».
L’incontro fra il papa e l’imam del prestigioso centro di studio e preghiera cairota ha, senza dubbio, rafforzato l’immagine della possibile via di collaborazione fra mondo musulmano e cristiano per dare una risposta positiva al fondamentalismo che pare dominare la scena geopolitica e religiosa di oggi. Lo stesso al-Tayyib ha, da parte sua, condannato l’Isis per le sue efferatezze e dato inizio a un vero studio critico che permetta all’Islam di adeguarsi alla situazione del modo d’oggi.