Coldplay. Un ritorno agrodolce

Si intitola Mylo Xyloto il nuovo album di Chris Martin e compari.
Coldplay

Si intitola Mylo Xyloto il nuovo album di Chris Martin e compari. Nei primi dieci giorni di vendita ha venduto più di un milione di copie ed è già in testa alle classifiche di tutto l’Occidente. Dati impressionanti, ma neppure troppo per una band che da anni è la luce sul moggio del pop planetario.

 

Registrato in quel di Londra in un triennio, pubblicato a quattro anni dal precedente Viva la vida, il disco possiede la perfezione formale che esige chi punta alle vette: melodie impeccabili e attraenti, energia senza eccessi, maniacale cura del dettaglio; ogni canzone concepita come un singolo da playlist.

 

Il duetto con Rihanna (regina maxima del pop da supermarket) ha fatto storcere il naso a molti, ma i Coldplay, qui molto più che nell’album precedente, ribadiscono la loro vocazione di pop band: inutile oltreché stupido pretendere da loro un certo avanguardismo rockettaro che l’album precedente pur lasciava intravedere qua e là. Ma nel pop di questi ultimi dieci anni, i Coldplay restano i numeri uno (per maturità, talento e grazia), l’equivalente internazional-popolare degli U2, costituendone, per l’appunto, il loro corrispettivo pop.

 

I quattordici frammenti sfilano perfetti, nello splendore di atmosfere molto british, in continua alternanza di acusticità brumose e lampi di solarità accattivante. E però sui Coldplay e questa loro quinta avventura, la stampa, specializzata e non, s’è accanita parecchio e piuttosto pretestuosamente; per quanto la ferocia di molte recensioni appaia il naturale risvolto dell’invidia endemica di un ambiente sempre pronto a innalzare per poi demolire.

Mylo Xyloto non è un capolavoro, beninteso; ma alcune canzoni, come il singolo apripista Every teardrop is a waterfall,sono perfette per struttura, sapienza di scrittura e forza comunicativa.

 

Al pari del nostro Fossati, Martin e soci hanno annunciato che questo sarà il loro ultimo album: troppo stress, troppe dialettiche interne. Staremo a vedere; in ogni caso questo è un signor disco e l’impressione è che occorrerà solo un po’ di tempo per venire considerato fra i classici di questo decennio.

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