Coldplay: di tutto, di più
Ècostato diciotto mesi di lavoro, ma ne è valsa la pena. L’attesissimo terzo album in studio di Chris Martin e dei suoi tre compari è, insieme a quello di Springsteen, uno dei pochi imperdibili di questa stagione. S’intitola X&Y (Emi), un simbolo matematico degli anni Trenta in uso per indicare le domande che non hanno ancora una risposta, spiega il leader, ma che richiama anche i due assi cartesiani, e i cromosomi. Quest’ansia onnicomprensiva, che incorpora tutte le dialettiche degli opposti, s’incarna in una dozzina di brani (più una ghosttrack) che alternano sapientemente le ambrosie del pop ai sapori forti del rock, dove reminescenze beatlesiane s’intersecano spesso e volentieri con richiami agli U2, la psichedelia incontra il progressive, e dove tutto sembra vivere in un precario e fascinoso equilibrio tra forze contrapposte: lo ying e lo yang, il bene e il male, vita e morte, l’intimismo e la voglia di comunicare. C’è di tutto e di più nella nuova impresa dei quattro britannici, che dopo il successone del precedente A rush of blood to the head (16 milioni di copie vendute), provano coraggiosamente a spostare verso altri lidi il loro baricentro espressivo. X&Y è album indubbiamente ambizioso e formalmente impeccabile, capace d’intrigare le masse fin dal primo ascolto – per la modernità degli arrangiamenti e la limpidezza melodica – ma anche di titillare i padiglioni auricolari di chi cerca suggestioni meno prevedibili di quelle che rifilano le playlist odierne. Tra le star planetarie, Martin ha sempre tenuto un profilo basso e molto riservato; ha appe- na avuto un figlio dalla diva hollywoodiana Gwyneth Paltrow, è da anni impegnato a favore dell’associazione umanitaria Fare Trade che si occupa del commercio equo e solidale, e soprattutto ha sempre fatto di tutto per non finire stritolato dalle presse dello star-system. Si può pensare ai Coldplay come all’alter ego morigerato degli Oasis, o a dei Rem europei, o come agli U2 del nuovo millennio, ma in ogni caso questo è un album destinato a lasciare il segno, e la cosa più significativa è che i nostri ci siano riusciti proprio con quello più ricco di insidie per qualunque band emergente. Anche i testi, per quanto privi di precisi riferimenti politici o sociologici sono tutt’altro che banali e non esitano a sfidare tematiche impegnative: la morte, le frustrazioni della post-modernità, la paura di crescere delle giovani generazioni. Canzoni, come il titolo stesso pare sottintendere, più ricche di domande che di risposte o soluzioni; del resto non è certo questo il loro specifico: se piacciono così tanto, e a così tanti, è perché sanno veicolare emozioni autentiche, con la forza di una ponderata semplicità, e con un pizzico d’astuzia che tuttavia non inficia mai la genuinità dell’ispirazione. Con quel che costano oggi i dischi X&Y è uno dei pochi che vale la spesa, dal primo all’ultimo brano. Tanto più che, nonostante sia appena uscito, sprizza già l’aroma dei classici. CD Novità GET BEHIND ME SATAN XL Recordings Meg e Jack White sono una delle accoppiate più tredy del momento, almeno per gli amanti del cosiddetto low-fi. Minimalisti, cartavetrati ed iconoclasti: epperò figli neppur troppo degeneri del blues, dei Velvet Underground, degli Stones, e perfino del country. PETER CINCOTTI ON THE MOON Universal Tra i giovanotti che fanno il verso ai vecchi crooner (da Sinatra a Dean Martin), questo italo-americano appena ventunenne è tra i più dotati, e probabilmente anche il più raffinato. Il reuccio Bubblè, che guida la pattuglia sempre più numerosa dei neoswinger, farà bene a tenerlo d’occhio. FRANCESCO DE GREGORI PEZZI Sony I detrattori l’han trovato un po’ monocorde e troppo platealmente dylaniano, ma mastro Francesco si difende ancora bene grazie all’intatto carisma e a testi di qualità superiore. Suoni ruvidi e metafore folgoranti per raccontare le infinite depressioni di un presente compresso tra la disillusa dolcezza di ieri e l’inquietudine visionaria del domani.