Cofferati, il Pd e le primarie liguri
Il verdetto delle primarie del Pd per scegliere il candidato premier in Liguria si è definitivamente chiuso con l’addio di Sergio Cofferati. Sabato nel foyer del teatro Carlo Felice, di Genova ad una settimana esatta dal voto la spezzina Raffaella Paita ha visto la strada della vittoria, spianata. Cofferati è furioso, a causa dell’incredibile silenzio che il Pd nazionale ha tenuto sulla vicenda delle irregolarità ai seggi. Se ne va scocciato, lui che è stato uno dei 45 fondatori del Pd. Se ne va ed esce dal partito, ma non lascia il posto che occupa come europarlamentare. Assicura che non passerà con altri partiti né tantomeno fonderà un altro soggetto politico, ma sarà il tempo a dargli ragione.
La sconfitta brucia troppo e Cofferati sbotta contro Roma, contro la Liguria, contro tutti. Sembra invece che voglia fondare una sua associazione culturale. Sarà credibile tutto ciò? Chi lo conosce bene assicura di aspettarsi di tutto, tanto più che lui stesso pare abbia sussurrato che maggio è lontano e se accadranno determinate cose valuterà e deciderà come comportarsi. Per ora una cosa sola è certa: l’ex segretario della Cgil è amareggiato. In primis da Renzi e dal suo commento: «Non lo capisco. Quanta ipocrisia in certi atteggiamenti. Spiace che Sergio abbia scelto di abbandonare il nostro partito. Abbiamo portato al voto 55mila persone. Un grande successo. Questa ampia partecipazione ha consegnato a tutti, in primo luogo a me, una grande responsabilità. Si può sempre migliorare, è vero, ma rimane il fatto che noi, il Pd, siamo gli unici ad aver chiamato i cittadini al voto per scegliere il proprio leader». Poi il commento di Raffaella Paita, vincitrice delle primarie: «Dividerci ora è sbagliato: la vittoria è alla nostra portata, ma serve l’impegno di tutti. Da parte mia proseguo l’impegno per l’unità e la coesione del Pd. Con il mio partito lavoreremo alla costruzione della coalizione. Saranno il Pd nazionale e regionale e non la sottoscritta a decidere le alleanze. Occorre lavorare per l’unità e la coesione per battere gli avversari veri, alle elezioni di maggio».
Per il segretario regionale del Pd ligure, Lunardon, «la scelta di Cofferati di uscire dal partito mi addolora profondamente e lascia una ferita aperta in una comunità che è uscita sofferente da queste Primarie. È una scelta che rispetto, anche se non la condivido, e che ho cercato di scongiurare fino alla fine. Una scelta che segnala un profondo disagio che però non è solo il suo, ma di una parte importante del nostro mondo. Ricostruire oggi i presupposti per un’unità non formale e non di facciata è il tema che è di fronte a tutti noi. L’esito di questo sforzo non è scontato. Siamo chiamati noi come partito, io per primo, e in particolare Raffaella Paita come candidata alla Presidenza, a sciogliere i nodi politici che queste Primarie non hanno risolto o hanno aggravato. Serve una discussione seria tra noi che deve portarci a dare un giudizio condiviso su come si sono svolte le Primarie, sui limiti, gli errori e gli episodi non chiari che si sono verificati; a definire con chiarezza i limiti di un’alleanza che per quanto mi riguarda deve avere un chiaro segno di centrosinistra senza l’apporto di forze politiche di centrodestra; a tenere alta l’asticella sul tema dell’etica e della moralità pubblica». Non gradita, tra le tante reazioni della direzione del partito, quella di Debora Serracchiani, vicesegretario Pd e governatrice del Friuli Venezia Giulia: « Non si può far parte di una comunità politica dicendo: se vinco resto, se perdo me ne vado».
Insomma, queste primarie celebrate nella città della Lanterna, hanno ulteriormente agitato le acque nel partito di Renzi, che già da tempo, non sta attraversando momenti facili. Civati, Cuperlo e la vecchia guardia del Pd, aspetta il momento giusto per una resa dei conti. Questa l’evidenza. Ma la politica si sa, è tutto questo ed esattamente il contrario di questo. Certamente dalla Liguria i segnali che arrivano al Pd centrale sono destinati a non lasciare le cose come sono. O forse anche. Vedremo anche alla prova dell'elezione del presidente della Repubblica.