Co-munione
All’inizio del nostro matrimonio abbiamo trascorso parecchio tempo interrogandoci e interrogando coppie più grandi di noi, su come impostare la nostra economia familiare. Intuivamo che anche un aspetto così concreto faceva parte del nostro progetto di vita insieme, era uno dei cardini che avrebbe dato un certo taglio alla nostra famiglia, uno specchio dei valori su cui si sarebbe fondata nel presente e nel futuro. Sapevamo di voler esprimere e vivere la solidarietà, l’apertura ai bisogni di altri, uno stile di vita non consumistico… ma concretamente, come fare?
Poco a poco abbiamo conosciuto altre famiglie e dalla condivisione di vita si è chiarito un atteggiamento interiore riguardo ai beni che avevamo tra le mani. Non dovevamo tanto stabilire a priori quello che potevamo dare agli altri, in modo che, fatto quello, la coscienza si sentisse “a posto”, quanto crescere nella condivisione, in modo da misurare il nostro dare sui bisogni degli altri.
Se venivamo a sapere che una famiglia non poteva permettersi l’acquisto di nuovi materassi, che un’altra (con tre figli) aveva perso il lavoro, che un incidente rendeva indispensabile un’auto per qualcuno… come potevamo rimanere nel nostro piccolo guscio di relativa sicurezza? Allora per un mese si poteva anche rinunciare a qualcosa per loro, risparmiare sulle vacanze facendole in campeggio, evitare di accumulare in casa roba che non serve (e che “non si sa mai…”), mentre invece sapevamo che “adesso” a un altro mancava.
Non parliamo poi del periodo “bambini piccoli”: tutto un circolare di vestiti pre- maman, carrozzine, vestitini, con gran risparmio di denaro e guadagno di amicizie!
Oggi vanno di moda varie opportunità che soprattutto i giovani sfruttano molto: condivisione di viaggi in auto, di uffici, di case per vacanze… è tutto un co-sleeping, co-working, co-qualcosa. Non sarà che si prende, inconsciamente, un po’ a modello la famiglia, in cui tutto nasce dalla co-munione?