Clima: restano solo 12 anni per agire
A tre anni dall’accordo di Parigi sul clima, il 3 dicembre scorso si è aperta una nuova conferenza delle Nazioni Unite per la lotta ai cambiamenti climatici. L’appuntamento, a Katowice in Polonia, è fondamentale per tutto il Pianeta, ma anche (non a caso) per lo stesso paese ospitante che utilizza ancora una grande quantità di carbone inquinante.
La Conferenza internazionale Onu sul tema (Cop 24) arriva dopo quella storica di Parigi nel 2015, dove però l’ottimismo di quell’evento si è rivelato forse prematuro e lontano dalla realtà attuale.
Ora a Katovice i rappresentanti di 194 paesi si confronteranno per prendere serie – ma volontarie, ahimé – decisioni contro i cambiamenti climatici e proseguire il lavoro svolto a Parigi nell’abbassare le emissioni di gas serra. Sul tavolo dei rappresentanti c’è il recente rapporto degli scienziati dell’Ipcc (commissionato e approvato da tutti i governi che hanno sottoscritto l’Accordo di Parigi) secondo cui restano solo 12 anni per agire in modo decisivo: serve quindi una risposta politica chiara e forte.
Questa conferenza potrebbe essere più importante di quella di tre anni fa, ma bisogna cambiare rotta perché i Paesi in via di sviluppo sono insoddisfatti dei finanziamenti messi sul tavolo dai Paesi industrializzati per sostenere la decarbonizzazione negli Stati meno ricchi. Ci sarebbe infatti un obiettivo di 100 miliardi di dollari l’anno, che purtroppo è ancora lontano. E questo spinge i paesi più poveri a continuare ad utilizzare le fonti fossili.
L’Europa veste un ruolo cruciale in questo appuntamento soprattutto perché l’America di Trump ha deciso di abbandonare l’accordo di Parigi (anche se fino al 2020 è ancora in gioco) togliendo sostanziosi investimenti economici per la lotta ai cambiamenti climatici. Ma il vecchio continente dovrà fare i conti con i propri finanziamenti a quelle fonti di energia che inquinano. Non può essere leader dell’azione per il clima e investire sulle fonti fossili. In Europa ci sono tutte le condizioni per raggiungere l’obiettivo del 55% di riduzione delle emissioni entro il 2030, proposto già da diversi governi europei e dall’Europarlamento ma anche sul lato economico bisogna invertire la rotta.
La tappa polacca quindi è fondamentale e prevede un pacchetto di decisioni articolato su tre pilastri: adozione del Rulebook ossia le linee guida per rendere operativo l’Accordo di Parigi; impegno dei governi ad aumentare entro il 2020 gli attuali livelli di riduzione della CO2 (NDCs- Nationally Determined Contributions); adeguato sostegno finanziario ai paesi più poveri e vulnerabili per far fronte ai loro impegni di riduzione delle emissioni e poter adattarsi ai mutamenti climatici in corso.