Ciudad del Este, le tre frontiere
Ci sono degli incroci della geografia e della storia che lasciano un po’ col fiato sospeso. Sì, perché nella mescolanza delle culture e delle etnie, oltre che delle politiche e delle tradizioni, che si creano all’incrocio delle frontiere, i punti di riferimento spariscono, o perlomeno vengono messi in secondo piano. Così è alla “tre frontiere”, quelle argentina, brasiliana e paraguayana che si incrociano poco distanti da quella meraviglia della natura che sono le Cataratas de Iguazú. Tre città praticamente si toccano: Ciudad del Este in Paraguay, Foz de Iguaçu in Brasile e Puerto Iguazú in Argentina. Un ferry collega quest’ultima alla prima, un ponte la seconda alla terza e un altro ponte la seconda alla prima. A Foz de Iguaçu, poi, un punto panoramico mostra la divisione delle terre, separate da un solo fiume, il Rio Paranà. Un obelisco viene appunto chiamato “Le tre frontiere”.
Queste tre città vivono di turismo (anche per le visite ai vari parchi e zoo della regione, oltre che per la visita tecnologica a quella meraviglia dell’ingegno umano che è la Diga di Itaipú) e di commerci di ogni genere. Impressiona la quantità di alberghi, ristoranti e negozietti di souvenir che si trovano in tutte e tre le città, e il va e vieni di autobus e auto turistici, anche per i tre aeroporti internazionali che sono stati costruiti in prossimità delle tre città. Ma è il commercio che è la vera anima di questa contrada. In effetti negli ultimi anni la paraguayana Ciudad del Este, che raggiunge a mala pena il mezzo secolo di vita, è diventata un centro del commercio senza tasse, cioè del contrabbando, in particolare per quanto riguarda gli strumenti elettronici e digitali. Impressiona nella città la straordinaria concentrazione, l’affastellamento direi, di negozi, negozietti e superstoreche vendono ogni sorta di questi oggetti a prezzi francamente stracciati. Le autorità paraguayane chiudono tutti e due gli occhi sui traffici che hanno come sede Ciudad del Este, anche per le ben note corruzioni che attraversano tutto il sistema politico del Paese. E i vicini argentini e brasiliani fanno buon viso a cattiva sorte, permettendo il passaggio di ogni sorta di merci attraverso i due ponti e il ferry che collegano tra loro le tre città. Non per niente non c’è l’abitudine di controllare, se non molto di rado, i traffici che si svolgono tra le tre città.
In particolare il ponte che collega Ciudad del Este a Foz de Iguaçu è un incredibile concentrato di traffici e commerci, con migliaia e migliaia di taxi e di moto-taxi, di omnibus e di camion che fanno la spola tra Paraguay e Brasile, senza controlli in pratica. Debbo chiedere quasi a forza di apporre un visto sul mio passaporto per entrare in Brasile e prendere poi l’aereo per Curitiba. Si ha l’impressione che la frontiera sia un enorme potenziale guadagno, un moltiplicatore di ricchezza e che, come accade per le mosche che si concentrano sulla carne putrida, così gli affaristi del mondo intero trovino qui di che sfogarsi. Non a caso a Foz esiste una delle più grandi moschee del mondo fuori dai Paesi musulmani, e non a caso a Ciudad del Este fioriscono i templi indù e buddhisti. Certo, qui è difficile trovare altro collante alla vita civile e sociale che non siano i soldi, dollari, euro, guaraní, real, peseta… Tutto va bene, purché in contanti.
Michele Zanzucchi