Cittadini onorari per nascita

Un commento col sorriso su alcuni fatti di cronaca che hanno riportato alla ribalta lo ius sanguinis (no alla cittadinanza a chi non è figli di italiani) e lo ius soli (la cittadinanza comunque a chi nasce in un territorio)
Napolitano a Pesaro

Non posso negare che il cosiddetto Premio della Critica non mi è molto simpatico.

Solitamente esso viene dato ad un’opera, ad una canzone, a un film, ecc. che meriterebbe di stravincere il primo premio o almeno un piazzato ed invece si deve accontentare della consolante critica. Nonostante tutto comunque il riconoscimento serve a far evidenziare una realtà.

 

Chissà se i 4.536 bambini non italiani, ma nati nel nostro territorio, abitanti della provincia di Pesaro, che hanno ricevuto dalla mani del presidente della Provincia, Matteo Ricci, un attestato che dichiara la loro cittadinanza italiana onoraria, una bandiera, una copia della Costituzione e anche una maglietta della Nazionale di calcio si sono sentiti come quei cantanti che a Sanremo vincono il premio della critica? Infatti anche le parole del nostro presidente della Repubblica di fronte al gesto della provincia marchigiana sembrano suonare in tal senso: «La vostra – dice Napolitano – è una iniziativa di grande valore simbolico. C’è da augurarsi che questo esempio possa essere seguito anche da altre realtà territoriali».

 

Ma mi sono domandato: sono stati contenti della maglia della nazionale italiana? Infatti va bene lo ius soli, per cui chi nasce in un territorio nazionale ha diritto alla cittadinanza, ma il tifo calcistico forse rientra nello ius sanguinis non in senso giuridico, ma in quello del tifo!

E che dire di quel bimbo romeno di pochi mesi che alla cerimonia, piangendo disperatamente, più che delle pagine della Costituzione forse attendeva un bel biberon di latte per diventare di sana e robusta costituzione?

Dall’est all’ovest. Anche Il Consiglio comunale di Torino ha approvato un ordine del giorno di sostegno per dare la cittadinanza alle seconde generazioni.

 

Il provvedimento, secondo consiglieri proponenti, parte dalla Costituzione che garantisce a “tutti i cittadini pari dignità sociale, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinione politiche, condizioni personali e sociali”.

Ora si sa che in ogni mondo e paese, quelle che si chiamano buone prassi sono come il virus influenzale e cioè si propagano. Ora anche Pisapia a Milano vuole seguire l’esempio. Sarebbe bello che l’iniziativa, come i colori dei bambini e dei ragazzi a cui si vuol dare la cittadinanza, sia arcobaleno, anche in senso politico, e che ci sia anche qualche giunta comunale o provinciale di “altro colore” che la proponesse.

 

Più di uno ha digerito male questo “premio della critica”. E forse da qualcuno in particolare non ci si aspettava che dicesse che la cittadinanza agli stranieri che nascono in Italia è «senza senso». Ma certamente non saranno poche stelle a fermare questa piccola pillola di civiltà che si sta creando. Comunque rimane un punto fermo: andiamo pure avanti nello ius soli, ma non basta solo un certificato, le persone non italiane, poi, non devono rimanere sole.

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